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La bomba sporca e l’avvelenamento di acquedotti. Piani di attentati (anche in Italia)

Di Stefano Dambruoso e Francesco Conti

Un attentato batteriologico da anni nei programmi del terrorismo islamista. L’ultimo caso a gennaio 2023 in Germania. L’analisi di Stefano Dambruoso, magistrato esperto di terrorismo internazionale, e Francesco Conti, cultore della materia

Domenica otto gennaio, un’operazione antiterrorismo nello stato tedesco del Nord-Reno Westfalia ha portato all’arresto di un cittadino iraniano e di suo fratello poiché sospettati della pianificazione di un attentato con la ricina, agente altamente tossico, classificato come arma biologica dalla legislazione tedesca. Non è la prima volta che il piano di un attentato alla ricina viene sventato in Europa.

Già nel 2018 in Germania sempre nel Nord-Reno Westfalia un cittadino tunisino venne arrestato perche in possesso di più di ottanta milligrammi di ricina ottenuta utilizzando semi della pianta di ricino ed un semplice macinacaffè nel proprio garage di  casa, trasformato in un laboratorio chimico improvvisato. L’arrestato venne anche trovato in possesso di acetone ed altro materiale utile per confezionare un ordigno improvvisato di natura biologica, combinando quindi il potenziale tossico con quello esplosivo. Il tunisino era sospettato di essersi  radicalizzato online, essendo stata accertata la sua assidua frequentazione di canali social utilizzati dalla propaganda del gruppo terroristico e 2020 è stato condannato a dieci anni di reclusione.

Il timore di attentati bioterroristici inquieta il sonno degli investigatori europei da oltre 20 anni. Anche in Italia alla fine del 2018  la DIGOS di Cagliari, congiuntamente ai NOCS, arrestò un cittadino libanese in provincia di Nuoro. L’uomo aveva dimostrato a più riprese il suo interesse per l’utilizzo di un agente topicida per avvelenare le condotte idriche locali, in nome dell’ideologia dello Stato Islamico. Anche in questo caso, la cooperazione internazionale fu fondamentale: le autorità del nostro Paese vennero infatti informate dai colleghi libanesi dell’arresto del cugino dell’uomo residente nel nuorese, colto alle prese con la programmazione di attentato con la ricina. Proprio in quei mesi la propaganda dello Stato Islamico aveva pubblicato online istruzioni su come avvelenare fonti acquifere oppure cibi all’interno dei supermercati occidentali utilizzando cianuro o stricnina. Simili documenti, unitamente ad altri di propaganda più generica, vennero trovati all’interno dei dispositivi elettronici di diversi radicalizzati in Europa, compreso il cittadino libanese arrestato in Italia comunque assolto dai Giudici in Sardegna.

A migliaia di chilometri di distanza, invece, nel 2017 venne sventato in Australia un attentato contro l’aviazione civile che prevedeva l’uso di acido solfidrico. Due fratelli, anch’essi di origine libanese, in contatto con un esponente dello Stato Islamico in Siria, che li guidava e consigliava tramite comunicazioni criptate via web, vennero arrestati poiché erano pronti a compiere un attentato con arma chimica, probabilmente da utilizzare contro l’aeroporto di Sydney. I due fratelli vennero condannati a quaranta e trentasei anni di reclusione. Durante gli anni in cui il califfato ha esercitato il dominio politico/militare  in Siria ed Iraq, il gruppo aveva a disposizione laboratori dove venivano studiati attacchi con droni (di tipo commerciale) e con armi chimiche.

Nel 2015 miliziani dello Stato Islamico riuscirono ad utilizzare il gas mostarda nel teatro siro-iracheno inserendo l’agente chimico all’interno di proiettili da mortaio, poi sparati verso le posizioni delle forze curde, all’ora impegnate sul campo alla coalizione internazionale contro le forze del califfato. Successivamente, venne adoperato anche il cloro, in operazioni militari contro le milizie curde. Con la perdita di Mosul nel 2017, dove erano ubicati i laboratori chimici del gruppo, lo Stato Islamico perse però la possibilità di utilizzare ancora armi chimiche sul campo. Sino ad allora aveva potuto contare su Salih al-Sabawi, esperto iracheno di armi chimiche che in passato aveva lavorato per il regime di Saddam passato poi a prestare i propri servizi alle organizzazioni jihadiste attive nel paese, che nell’arco di un decennio finirono tra le fila  dello Stato Islamico. Con il suo know-how, Salih al-Sabawi divenne un inestimabile collaboratore per il califfo Abu Bakr al-Baghadi rafforzando il piano di portare il terrore del jihad armato fino alle capitali europee. Ma al-Sabawi venne eliminato da un attacco aereo statunitense nel gennaio 2015, mesi prima di altri esponenti di spicco come Junaid Hussain (leader degli hacker dello Stato Islamico, che spronava sul web a colpire obiettivi nel Regno Unito e negli USA – ucciso nell’agosto 2015) oppure Abu Muhammad al-Adnani (l’ideologo del gruppo, famoso per i suoi proclami volti ad ispirare i lupi solitari ad attaccare in Occidente – ucciso nell’agosto 2016), tanto a dimostrazione che il progetto batteriologico era in stato di avanzamento .

L’interesse di al-Qaeda è ancora più risalente nel tempo per  attacchi CBRN (chemical, biological, radiological and nuclear) e sembra essere stato ispirato dall’attentato compiuto da Aum Shinrikyo nella metropolitana di Tokyo nel 1995. Bin Laden capì subito l’utilità strategica degli attacchi chimici o batteriologici, anche per il loro elevato potenziale psicologico, come dimostrato dagli attacchi all’antrace che colpirono gli Stati Uniti a solo una settimana di distanza dall’undici settembre creando panico fra la popolazione. Nel maggio 2002 venne arrestato a Chicago José Padilla, cittadino americano convertito all’estremismo islamico, accusato di essere alla ricerca di materiale radioattivo su ordini di al-Qaeda (Padilla venne in seguito condannato a più di venti anni di reclusione). Nel 2006, invece, nel Regno Unito, venne smantellata una cellula che si stava adoperando per costruire una cosiddetta “bomba sporca” utilizzando materiale radioattivo. Il leader del gruppo venne individuato in Dhiren Barot, come Padilla un convertito all’islamismo jihadista (era originariamente induista).

Anche al-Qaeda in Iraq, l’organizzazione creata da al-Zarqawi e predecessore dello Stato Islamico, usò ordigni al gas cloro, utilizzati in attacchi  attacchi suicidi, combinando così il potenziale esplosivo con quello dell’agente chimico. Un attacco del marzo 2007 portò all’ospedalizzazione di diversi militari Usa, venuti a contatto con il cloro a seguito dell’esplosione di un attentatore suicida. I timori dell’intelligence oggi sono cresciuti a causa dell’aumento degli stati dove vi è disponibilità materiale dei componenti necessari per confezionare ordigni e per la facilità con cui è possibile reperire manuali addestrativi in rete. Nel 2015 un articolo su Dabiq, la rivista ufficiale dello Stato Islamico, esortava i seguaci del gruppo in Pakistan ad acquistare un ordigno nucleare, utilizzando ufficiali governativi corrotti. Nelle scorse settimane si è appreso che la polizia britannica avrebbe compiuto un sequestro di uranio all’aeroporto di Heathrow, contenuto proprio in un plico spedito dal Pakistan. Gli analisti dell’antiterrorismo concordano che  sia al-Qaeda che lo Stato Islamico non siano al momento più in grado di attuare i complessi attentati del decennio scorso. Nonostante ciò resta alto il rischio che  piccole cellule radicalizzate on line possano reperire materiale per confezionare armi chimiche come dimostrato nel recente caso tedesco.

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