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La guerra in Ucraina è un acceleratore di carriera per i politici russi

È in atto nel sistema politico russo un meccanismo di selezione negativa da cui emergeranno quelli che utilizzano la guerra in Ucraina come palcoscenico per mostrare la propria devozione al regime. Mentre chi non si allinea alla radicalizzazione verrà sempre più marginalizzato

È in atto nel sistema politico russo un meccanismo per il quale a fare carriera oggi non sono i legislatori e i tecnocrati più preparati e meritevoli, ma quelli che si sono più spesi nel costruirsi un’immagine di “veterano di guerra” in Ucraina. Questo è quanto emerge da un report del Carnegie Endowment for International Peace. Se un anno fa era considerato sleale protestare contro l’invasione, oggi ciò che desta sospetti è lo scarso zelo per la guerra.

Per quanti facciano parte dell’élite al potere in Russia, e vogliano fare carriera, la guerra ha rappresentato un palcoscenico perfetto per mostrare la propria entusiastica adesione al regime. Sempre più sensibile ai capricci di Vladimir Putin, l’amministrazione presidenziale è sempre più propensa a premiare i veterani del conflitto. O i supposti tali.

Non sono i combattenti veri e propri a ottenere promozioni, ma i funzionari e i politici che dall’inizio dell’invasione visitano il fronte. Il tempo di scattare una foto in uniforme mimetica, l’abilità consiste nel mostrare sapientemente il proprio radicalismo. Tali manifestazioni sono ben accolte al Cremlino, indipendentemente dalle conseguenze sulla qualità del governo o sulle relazioni tra le élites.

I primi a dare il via alla nuova tendenza sono stati il vice capo di Stato Maggiore Sergei Kiriyenko e il segretario generale di Russia Unita, Andrei Turchak. Dalle loro visite nelle zone recentemente occupate, le puntate al fronte si sono moltiplicate. Ora esiste persino un’unità speciale di riserva, chiamata Cascade, composta da politici.

Alexander Sapozhnikov ha lasciato il suo posto di sindaco della città di Chita per arruolarsi come volontario in guerra. Il governatore di Primorye, Oleg Kozhemyako, ha visitato con entusiasmo le trincee. Dmitry Rogozin, ex capo della società spaziale statale Roscosmos, ha indossato l’uniforme ed è partito per il fronte.

Non è chiaro se qualcuno di loro abbia effettivamente preso parte a veri e propri combattimenti. Ma hanno abbracciato pienamente l’etichetta di combattenti, una scommessa che sembra aver dato i suoi frutti. In questi giorni, Putin parla costantemente del valore di coloro che combattono la guerra e ha persino pronunciato il suo discorso di Capodanno sullo sfondo di uomini e donne in uniforme.

Ma non finisce qui, c’è spazio anche per chi non si reca fisicamente in Ucraina. Il governatore della regione di Kursk, Roman Starovoit, sostiene apertamente di avere ricevuto addestramento dalla compagnia mercenaria Wagner. Gruppo di cui Margarita Simonyan, redattore capo di Russia Today, non perde occasione di tessere le lodi. Si sprecano gli episodi di politici che fanno riferimento a come l’Ucraina farà la fine di Yevgeny Nuzhin, disertore della Wagner recentemente giustiziato a martellate.

Putin si aspetta che “i soldati ci delizieranno ancora e ancora con i risultati del loro lavoro” e, da parte sua, l’amministrazione presidenziale è pronta a fare tutto il possibile per presentargli persone che lo riempiano di orgoglio. Nelle elezioni regionali di quest’anno, ad esempio, promuoverà le candidature dei veterani di guerra e incoraggerà i governatori a visitare il fronte.

Il nuovo gruppo di entusiasti della guerra si scaglia anche contro gli avversari colpevoli di non fare abbastanza. I politici che non hanno fretta di lanciarsi nella radicalizzazione si troveranno sempre più emarginati. Ciò si verificherà innanzitutto a livello regionale, ma non si può escludere che i veterani occupino anche i seggi vacanti in entrambe le camere del Parlamento russo.

Si tratterà di un esercizio di selezione negativa da cui emergeranno solo quelli disposti a tutto pur di attirare l’attenzione della leadership, mentre il sistema continua a deteriorarsi.

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