La volontà di cooperazione tra Seul e Washington al di fuori della penisola è sempre più forte. Ma c’è un problema: quale formato? L’esperto Zack Cooper propone una ministeriale tech ma Pechino…
Zack Cooper, senior fellow dell’American Enterprise Institute, ha realizzato l’immagine sottostante per raccontare sulla rivista Asian Politics & Policy come gli sforzi del presidente Yoon Suk-yeol di rendere la Corea del Sud uno “Stato centrale a livello globale” si scontrino con il ruolo di Seul sulla scena mondiale. La volontà di cooperazione con Washington al di fuori delle penisola coreana è sempre più forte, spiega l’esperto. Ma c’è un problema: quale formato per questa cooperazione? La Corea del Sud, infatti, è l’unico alleato del G20 degli Stati Uniti che non fa parte del G7, del Quad, dell’alleanza di condivisione d’intelligence Five Eyes o del patto di sicurezza Aukus. Come superare questa sfida?
La soluzione potrebbe essere “minilaterale”. “Forse l’opzione più interessante per la creazione di una nuova istituzione”, scrive Cooper nell’articolo, “sarebbe quella delle questioni tecnologiche, dove la Corea del Sud è leader ma non esiste una minilaterale esistente ben posizionata per definire l’agenda. Seul potrebbe cercare di unirsi a un gruppo che comprenda gli Stati Uniti e una serie di altri attori tecnologici fondamentali”. Una possibilità è offerta dall’alleanza Chip 4 (a volte chiamato anche Fab 4), che comprende Corea del Sud, Giappone, Taiwan e Stati Uniti per allineare le catene di fornitura e i controlli sulle esportazioni.
Non mancano le controindicazioni: l’istituzionalizzazione del formato attirerebbe “senza dubbio” l’attenzione della Cina mettendo a rischio le attività in Cina di alcuni produttori sudcoreani come Samsung e SK Hynix. Per questo i leader sudcoreani sono stati cauti nell’aderire al gruppo. Ma questa, scrive Cooper, potrebbe essere “l’opzione migliore” per la Corea del Sud, la cui partecipazione sarebbe “un elemento decisivo per il successo” dell’alleanza Chip 4, “per impegnarsi più a fondo nelle organizzazioni minilaterali” e dunque rafforzare il legame con gli Stati Uniti.
L’immagine offre però altre considerazioni interessanti: la centralità evidente (e scontata) degli Stati Uniti; il ruolo del Regno Unito al fianco degli Stati Uniti; l’importanza dell’Australia nell’Indo-Pacifico. Rimane un interrogativo: questi 11 Paesi, cioè i G7 più Australia, Corea del Sud, India e Nuova Zelanda, potranno dare vita in futuro a una sorta di G7 allargato?