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El Dorado in rivolta. Cosa c’è dietro le proteste in Perù

Il Perù è il secondo produttore mondiale di rame e anche un importante fornitore di oro (ottavo al mondo e numero uno in America Latina), nonché di argento e zinco, tra altri minerali. Inoltre, vive in queste settimane, momenti di difficoltà, tra le proteste dei manifestanti e la crisi economica

Continuano le proteste in Perù. Nelle ultime ore molte delle strade principali che collegano il Paese sono state bloccate con macigni. Intere città sono state chiuse a causa delle manifestazioni, che hanno lasciato ad oggi il tragico bilancio di 50 morti. La richiesta di chi è sceso in piazza è di nominare un nuovo presidente, rinnovare la Costituzione e rinnovare completamente il sistema di governo peruviano.

La crisi, almeno in maniera esplicita, è cominciata un mese fa. Come ricorda il quotidiano americano The New York Times in un lungo reportage, le proteste nelle zone rurali del Perù sono aumentate con la destituzione dell’ex presidente Pedro Castillo e le minacce rivolte al nuovo presidente Dina Boluarte.

“Il malessere adesso è più ampio dello scontento per chi governa il Paese – si legge sul NYT -. Rappresenta una profonda frustrazione verso la giovane democrazia peruviana, che secondo i manifestanti non ha ascoltato il divario tra ricchi e poveri, tra Lima e le zone rurali del Paese”. Secondo i manifestanti, la democrazia ha aiutato ad accumulare ricchezza e potere ad un’élite e alla classe politica, mentre i cittadini comuni hanno avuto ben pochi benefici.

La sfiducia dei peruviani nei confronti della loro democrazia non è un unicum. Tutta l’America Latina vive un momento di sconforto, per colpa di Stati che violano i diritti civili, hanno fallito nel fornire sicurezza alla popolazione e servizi pubblici di qualità, restando vulnerabili agli interessi dei gruppi di potere. Questo almeno il risultato di uno studio recente del Journal of Democracy.

Il Perù è uno dei Paese più popolosi della regione con circa 33 milioni di abitanti. Più della metà della popolazione non ha un regime alimentare sufficiente, secondo le Nazioni Unite, e la pandemia Covid-19 ha dato un duro colpo: il Perù ha l’indice di morti pro capite più alto del mondo.

Dopo il regime autoritario di Alberto Fujimori, durato 20 anni, il Paese è tornato alla democrazia. Ma la Costituzione risponde all’epoca in cui governava Fujimori e tutto il sistema istituzioni era ancora malato di corruzione, impunità e cattiva gestione delle risorse.

Risorse che non sono poche e si trovano proprio al sud, nelle zone rurali del Paese. Il ministero di Rapporti Esteri del Perù ha indicato che il Paese conta con l’8,7% delle riserve mondiali di rame, il 3,7% delle riserve d’oro e il 22,6% delle riserve di argento. Un vero e proprio El Dorado delle risorse minerali globali.

Jaime Cacho-Sousa, direttore generale del dipartimento di Promozione economica del ministero di Rapporti Esteri peruviano, sostiene che il “Paese possiede una ricchezza di minerali molto competitiva a livello mondiale, e il settore rappresenta circa il 60% delle esportazioni e il 10% del Prodotto lordo interno”.

Il Perù è il secondo produttore mondiale di rame e anche un importante fornitore di oro (ottavo al mondo e numero uno in America Latina), nonché di argento e zinco, tra altri minerali.

Secondo l’analista peruviano Gonzalo Banda, i morti delle ultime proteste in Perù sono il campanello d’allarme di una probabile escalation. All’emittente Bbc ha dichiarato che la situazione potrebbe complicarsi ancora di più, giacché la storia dimostra “i tentativi più seri di questionare lo stato peruviano e i piani dell’élite del Lima”.

“Lo Stato non ha mai investito abbastanza nel sud, nelle scuole, negli ospedali né in alcuna opera pubblica – aggiunge Banda -. Nonostante tutte le promesse dei governi, non è mai stato rispettato niente e c’è tutta un’agenda rimandata rispetto al sud”.

Inoltre, le debolezze dello Stato sono in contrasto con la grande presenza delle compagnie straniere che estraggono le ricchezze minerali al sud del Perù. Banda conclude che sono migliorati molti indicatori e ci sono stati miglioramenti anche nelle entrate di denaro, “ma non ci sono stati sviluppi sulle istituzioni. Si vede che esce molta ricchezza e continuano ad esserci mancanze, specialmente in scuole e ospedali”.

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