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Cosa c’è dietro il bilaterale tra Meloni e Kishida. La versione di Forchielli

“La visita va letta nell’ottica di ottenere supporto in chiave anti-cinese. La collaborazione industriale nel campo della Difesa è il punto principale per Kishida con Meloni”. Così l’economista e imprenditore Alberto Forchielli sulla visita del presidente giapponese a Roma prevista per domani, nell’ambito del tour G7 di Kishida

Il primo ministro giapponese Fumio Kishida sarà in Italia martedì 10 gennaio per incontrare il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La tappa romana – la seconda del tour dei Paesi G7 di cui il Giappone detiene la presidenza – vedrà una serie di dossier sul tavolo.

In primis i due discuteranno dell’interconnessione tra euro-atlantico e indo-pacifico, di come l’aggressione russa dell’Ucraina interessi il secondo quadrante e di come l’assertività cinese ponga seri rischi di sicurezza nel primo. Una situazione che si inserisce nel più ampio confronto tra democrazie e autocrazie, con la Cina potenza revisionista per eccellenza di questo secolo, che con la continua minaccia di invasione di Taiwan mette in pericolo le catene globali di approvvigionamento.

L’ufficio del primo ministro nipponico ha comunicato che  Tokyo “intende confermare la cooperazione per il successo del G7, che si svolgerà quest’anno a Hiroshima sotto la presidenza del Giappone, e ribadire ulteriormente la collaborazione in materia di sicurezza con i Paesi affini che hanno rafforzato l’interesse e l’impegno nell’Indo-Pacifico”.

L’incontro avviene, infatti, dopo che il mese scorso Giappone, Regno Unito e Italia hanno annunciato un accordo senza precedenti per procedere congiuntamente allo sviluppo di un jet supersonico da guerra di sesta generazione: il Global Combat Air Programme, per l’integrazione dei programmi Tempest e F-X. Destinato a sostituire l’attuale Eurofighter Typhoon, il nuovo jet dovrebbe essere operativo nel 2035, con l’avvio della fase di sviluppo nel 2024.

Meloni e Kishida dovrebbero poi affrontare i dossier al centro dell’incontro del maggio scorso a Palazzo Chigi tra il primo ministro giapponese e l’allora presidente del Consiglio Mario Draghi. All’epoca si era parlato di cooperazione industriale, energia e investimenti, con Italia e Giappone al lavoro su ricerca e sviluppo nelle rinnovabili (come l’idrogeno). Ulteriore tema caldo era Roma che guardava a Tokyo anche nell’ottica del re-shoring che riguardava, e riguarda, le scelte occidentali verso Paesi autoritari.

Su questo punto Alberto Forchielli, economista, saggista e imprenditore fondatore di Mandarin Capital (oggi Mindful Capital Partners), intervistato da Formiche.net, tiene a precisare che “il viaggio del premier nipponico nel contesto del G7 arriva in un momento di grande tensione con la Repubblica popolare cinese. Dunque va letto soprattutto nell’ottica di ottenere supporto in chiave anti-cinese, nell’ottica della security giapponese”.

Secondo l’imprenditore “dal punto di vista del Giappone, i temi grossi sono Cina, Nord Corea e Taiwan, non c’è un tema di supply chain, un tema economico fondamentale in questo viaggio”. L’attivismo di Pechino nei mari, continua, “ha spinto Tokyo a intraprendere un programma di riarmo molto importante. La collaborazione industriale nel campo della difesa, come testimonia il Gcap, è il punto principale per Kishida con Meloni. Inoltre il viaggio serve anche a mantenere alta l’attenzione degli Stati Uniti sul dossier di Taiwan, la cui indipendenza è di fondamentale importanza per il Giappone”.


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