Dal punto di vista della gerarchia militare cambia poco o niente ma la decisione di Putin di mettere Gerasimov a capo delle operazioni in Ucraina ha una sua dimensione politica, spiega la ricercatrice dell’Istituto Affari Internazionali
Dopo appena tre mesi il presidente russo Vladimir Putin ha sostituito il comandante delle operazioni russe in Ucraina: al posto di Sergei Surovikin, che era stato nominato all’inizio di ottobre, subentrerà Valery Gerasimov, che è il capo di stato maggiore dell’esercito, e in quanto tale è l’ufficiale più alto in grado delle forze armate russe.
“Dal punto di vista ‘schema e gerarchia militare’ cambia poco o niente, Surovikin comunque era ‘sotto’ Gerasimov, ma la decisione ha la sua dimensione politica”, spiega Nona Mikhelidze, ricercatrice dell’Istituto Affari Internazionali.
Valerij #Gerasimov diventa il frontman della guerra al posto di #Surovikin. Dal punto di vista “schema e gerarchia militare” cambia poco o niente, Surovikin comunque era “sotto” Gerasimov, ma la decisione ha la sua dimensione politica: 1
— Nona Mikhelidze (@NonaMikhelidze) January 12, 2023
Ecco cosa ha scritto l’esperta su Twitter. “Surovikin non è più il simbolo/il viso della guerra. A ottobre lui è arrivato con una certa imagine, simboleggiando un macellaio, il boia di Aleppo, per quale la ricetta per il successo doveva essere la distruzione indiscriminata del territorio Ucraino. Quindi crimini di guerra a viso aperto. Questa strategia è stata accettata e poi ammessa da Putin. Lui ha ammesso direttamente che i russi stavano colpendo i civili e le infrastrutture civili”.
Sul boia di Aleppo erano poste le speranza di Putin ma anche quelle di Yevgeny Prigozhin, il fondatore del Wagner Group, del leader ceceno Ramzan Kadyrov e dei media propagandistici, continua. “Tutti questi credevano che la strategia di Surovikin colpire al massimo i civili affiancando questo con ricatto del gas poteva portare a qualche successo militare (rafforzare le posizioni russe sui territori già presi e completare la conquista del Donbass) e politico (crisi migratoria in Europa causata da una nuova ondata dei migranti ucraini insieme con caro energia costringe l’occidente di pressare Kyiv andare sulla strada del negoziato ai condizioni del Cremlino: cioè la Russia deve tenere quattro regioni occupati più la Crimea)”.
Ma nessuno di questi obbiettivi sono stati raggiunti. Anzi, nel frattempo l’Occidente ha aumentato gli aiuti militari sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo all’Ucraina. E sul campo di battaglia Surovikin ha perso Kherson, non è riuscito avanzare nel Donbass e neppure ha preso Bakhmut. La scelta di Gerasimov al posto di Surokivin sembra dunque, continua Mikhelidze, un’ammissione che il piano appena descritto “è fallito” e che “Surovikin non ha soddisfatto le aspettative di Putin”.
E ora? La leadership di Gerasimov “potrebbe significare il passaggio dall’operazione militare speciale alla guerra, seguita poi dalla mobilitazione; comunque il suo arrivo significa che c’è qualche nuovo piano della guerra e come condurre la guerra offerto a Putin”, spiega. Le posizioni di Prigozhin “si indeboliscono”, visto che “apertamente era in conflitto” con Gerasimov e Sergey Shoigu, ministro della Difesa. ”Putin ha scelto la sua vecchia guardia e sta scommettendo su di loro”, conclude.
(Foto: Kremlin.ru)