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Leopard 2 a Kiev? Alla fine Berlino cederà, dice il generale Davis

“Credo che la posizione tedesca sia in fase di sviluppo, perché i cambiamenti in atto nel contesto internazionale richiedono nuove politiche dal governo tedesco”, spiega l’ex vicesegretario generale aggiunto della Nato commentando la riunione degli alleati a Ramstein. “Il momento di decidere è questo. Anche l’Italia deve prendere esempio dagli altri alleati che hanno inviato armamenti decisivi”

“Ogni giorno è importante per risolvere la crisi in atto”, ha detto Guido Crosetto, ministro della Difesa italiano, a Ramstein, in Germania, dove ha partecipato alla riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina organizzata da Lloyd Austin, segretario alla Difesa degli Stati Uniti.

Pochi minuti dopo le sue dichiarazioni, l’ambasciata russa a Roma è tornata ad attaccare l’Italia a colpi di propaganda mostrando un veicolo corazzato dell’esercito ucraino di fabbricazione italiana “distrutto durante l’operazione militare speciale” (così Mosca continua a chiamare la guerra). “La sorte dei mezzi militari trasferiti al regime di Kiev è prevedibile e poco invidiabile”, si legge nel tweet. A stretto giro è arrivata la replica del ministero della Difesa italiano: “L’ambasciata russa in Italia continua a mentire nella sua quotidiana propaganda pubblicando evidenti fake news. Le immagini dell’ultimo post dell’Ambasciata russa in Italia non ritraggono dei mezzi Lince 4×4 Iveco, bensì blindati Mls Shield, come deducibile dal simbolo “Venom” riportato sulla fiancata. Mezzi mai inviati all’Ucraina nei diversi pacchetti aiuti inviati all’Ucraina dal governo italiano”. L’ex presidente ucraino Petro Poroshenko, che aveva già pubblicato quelle foto a dicembre elogiando le caratteristiche del mezzo (Mls Shield), “ha acquistato, in parte con fondi propri e in parte con una raccolta popolare, 11 blindati prodotti dall’azienda abruzzese Tekne di Ortona (CH), donati alle Forze Armate ucraine impegnate nella resistenza contro l’aggressore russo”, si legge nella nota.

Durante l’incontro a Ramstein gli oltre 40 Paesi – della Nato, dell’Unione europea e anche extra-europei – si sono confrontati sull’evoluzione del conflitto in atto e sulle nuove e imminenti esigenze per le quali gli alleati hanno dimostrato ferma determinazione nel continuare a sostenere la resistenza ucraina contro l’aggressione russa. Tutti i partecipanti hanno confermato il pieno sostegno al popolo ucraino che sta combattendo a difesa della propria sovranità e dei valori democratici dell’Occidente.

Ma sui carri armati rimangono divisioni. Si tratta di mezzi, assieme ai sistemi antiaerei, fondamentali per la difesa dell’Ucraina dall’aggressione russa nel prossimo futuro. “Ci aspettiamo nelle prossime settimane un inasprimento della guerra con un aumento esponenziale degli attacchi via terra che andranno ad aggiungersi a quelli missilistici portati dalla Russia in quest’ultimo periodo”, ha detto il ministro Crosetto, ricordando che i russi hanno formato oltre 300.000 nuove reclute.

A far discutere è la posizione della Germania. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva annunciato l’invio a Kyiv di veicoli blindati. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky vuole i Leopard 2, considerati al momento lo strumento militare più adatto per respingere l’attuale offensiva russa e un eventuale attacco su larga scala in primavera. Ne chiede almeno 300. “Non è questo il momento di rallentare”, ha detto Austin. Sulla stessa linea anche Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato. Ma a Ramstein, Boris Pistorius, nuovo ministro della Difesa, ha deluso le attese. La Germania ha annunciato un pacchetto da un miliardo di euro. Invierà i blindati Marder, i missili Patriot. Ma non i Leopard 2. “Dobbiamo valutare le conseguenze che possono esserci per tutti, abbiamo una responsabilità e dobbiamo essere molto cauti”, ha spiegato in conferenza stampa rispondendo a una domanda del Corriere della Sera. “Il cancelliere Scholz deciderà se dare il via libera” agli altri Paesi che hanno Leopard 2 in dotazione, come Polonia e Finlandia, e li vogliono spedire a Zelensky, ha aggiunto il ministro.

“La Germania sta entrando in una situazione senza precedenti, dopo decenni di cultura e politiche contro l’invio di armi letali per un conflitto in corso e fuori la Nato”, spiega Gordon “Skip” Davis, generale in pensione dell’Esercito degli Stati Uniti ed ex vicesegretario generale aggiunto della Nato con delega agli investimenti per la Difesa, oggi al Center for European Policy Analysis. “È per questo che il governo tedesco sta cercando appigli per convincere tutti i partititi della coalizione e anche dell’opposizione, per mostrare alla popolazione di aver ponderato bene certe decisioni senza precedenti. Inoltre, potrebbero esserci anche problemi di manutenzione dei veicoli da inviare, come già accaduto in passato”, spiega a Formiche.net.

La questione, dunque, è interna secondo Davis. Che però è ottimista. “Credo che la posizione tedesca sia in fase di sviluppo, perché i cambiamenti in atto nel contesto internazionale richiedono nuove politiche dal governo tedesco. Non dobbiamo sottovalutare che per un nuovo ministro della Difesa ospitare un simile evento pochi giorni dopo il suo insediamento non è affatto facile. Ma sono convinto che alla fine Berlino deciderà di fare questo importante passo in avanti”.

Tuttavia, ogni minuto è prezioso. “Bisogna passare dalle parole ai fatti nel più breve tempo possibile”, come ha spiegato il ministro Crosetto oggi. La pressione sulla Germania “aumenterà, esternamente e internamente”, osserva Davis. “Il momento di decidere è questo. Ogni giorno che ritardano è un giorno in meno in cui le forze ucraine hanno a disposizione questi mezzi per combattere una guerra decisiva anche per le sorti della democrazia nel mondo”. E l’Italia? “Anche l’Italia deve prendere esempio dagli altri alleati che hanno inviato armamenti decisivi per la difesa dell’Ucraina”, risponde. “L’unica soluzione per una pace durevole è la vittoria dell’Ucraina. Negoziare ora con la Russia che ha annesso unilateralmente la Crimea e quattro regioni dell’Ucraina significa negare il diritto internazionale e il sistema di regole internazionali su cui la sicurezza d’Europa è basata e che ha assicurato la pace relativa che abbiamo vissuto gli ultimi 70 anni in Europa”, conclude con un messaggio chiaro che non lascia spazio alla propaganda russa.


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