“La Repubblica di Moldova è forse il Paese più colpito dopo l’Ucraina, e qui mi riferisco principalmente alle crisi economica, energetica e umanitaria che incidono sulla vita quotidiana dei suoi cittadini”. Intervista di Formiche.net ad Anatol Urecheanu, ambasciatore della Repubblica di Moldova
Recentemente hanno fatto scalpore le affermazioni della presidente della Moldova, Maia Sandu, che a margine del forum di Davos ha detto al quotidiano Politico che a Chisinau sono in corso “serie discussioni” sulle capacità di difesa nazionale. E dunque che il governo potrebbe ritenere necessario cambiare la tradizionale politica di neutralità, scatenando le fantasie su una possibile richiesta di adesione alla Nato. Ma qual è la situazione di sicurezza del Paese? Quali effetti ha avuto la guerra in Ucraina sullo Stato confinante? Quali azioni intraprende Chisinau per garantire la propria difesa? Formiche.net ne ha parlato con l’ambasciatore della Repubblica di Moldova in Italia, Anatol Urecheanu.
Quale impatto ha avuto la guerra sulle relazioni tra la Repubblica di Moldova e l’Ucraina e la Repubblica di Moldova e la Federazione Russa?
La guerra in Ucraina, o per meglio dire, l’aggressione della Federazione Russa allo Stato indipendente dell’Ucraina, ha colpito e continua a colpire l’intero continente europeo, distruggendo le fondamenta dell’ordine internazionale così meticolosamente costruito dopo la Seconda guerra mondiale. È chiaro che la Repubblica di Moldova non è un’eccezione in questo senso, essendo forse il Paese più colpito dopo l’Ucraina, e qui mi riferisco principalmente alle crisi economica, energetica, umanitaria che incidono sul buon funzionamento del Paese e sulla vita quotidiana dei suoi cittadini. La Repubblica di Moldova ha condannato fermamente, sin dai primi giorni, l’aggressione della Russia e ha chiesto l’immediata cessazione delle azioni militari e il ritorno allo stato di diritto e al rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina.
Durante tutto questo periodo, la Repubblica di Moldova è stata e continua a stare accanto all’Ucraina e al suo popolo, concedendo diverse forniture di aiuti umanitari, compresa l’accoglienza di numerosi rifugiati. La relazione bilaterale strategica con l’Ucraina, rafforzata dall’ottenimento da parte dei due Paesi nel luglio 2022 dello status di candidato all’adesione all’Ue, si è recentemente concentrata su un complesso rapporto di solidarietà.
In che modo?
In questo periodo estremamente difficile, il presidente della Repubblica di Moldova Maia Sandu, il presidente del Parlamento Igor Grosu, il primo ministro Natalia Gavriliță hanno effettuato visite a Kiev, dove sono state prese importanti decisioni in merito alla facilitazione dell’esportazione del grano ucraino via terra nel contesto della crisi alimentare internazionale causata dalla Federazione Russa.
Per quel che riguarda i rapporti con la Russia, lo Stato aggressore, che controlla il 12% del nostro territorio sovrano attraverso il separatismo transnistriano, non erano semplici nemmeno fino all’inizio dell’invasione in Ucraina. La Russia camuffa le sue pretese revisioniste, il che è inaccettabile. La Repubblica di Moldova rimane ferma sulla sua posizione di risolvere tutti i problemi attraverso la diplomazia, di porre la cooperazione economica su una base contrattuale reciprocamente vantaggiosa, ma ovviamente senza fare concessioni riguardo al percorso di sviluppo scelto o ai valori democratici e paneuropei. Abbiamo ormai superato il ricatto energetico della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Naturalmente, in queste condizioni, il dialogo bilaterale si è notevolmente ridotto.
Qual è la situazione dei profughi di guerra arrivati nella Repubblica di Moldova?
Da febbraio 2022, più di 700.000 rifugiati sono entrati nella Repubblica di Moldova, un paese con meno di 3 milioni di abitanti. Nel contesto della guerra in Ucraina, il nostro Paese non poteva rimanere indifferente e si è impegnato fermamente nell’aiutare tutti i rifugiati. Naturalmente, alcuni di loro hanno utilizzato la Repubblica di Moldova come paese di transito, diretti verso i paesi dell’UE. Allo stesso tempo, nel nostro Paese attualmente si trovano oltre 75.000 cittadini ucraini, la stragrande maggioranza dei quali sono donne e bambini minorenni. Più di 1000 rifugiati ucraini sono stati assunti nel campo del lavoro e circa 2000 bambini ucraini frequentano istituti scolastici nella Repubblica di Moldova. Questo naturalmente mette un’enorme pressione sull’austero bilancio del Paese, ma resistiamo sia attraverso l’esemplare coinvolgimento della popolazione sia attraverso gli aiuti ricevuti da partner esterni. Come l’Italia che contribuisce con lotti di aiuti e finanziamenti indiretti di 30 milioni di euro.
Quali sono i principali problemi di sicurezza dei quali si preoccupa la Repubblica di Moldova?
I più grandi rischi di sicurezza continuano ad essere quelli riguardanti il settore energetico, i corridoi di trasporto delle merci, la guerra ibrida che mette pressione sull’economia del paese, sul bilancio, sulle istituzioni dello stato, le quali sono costrette a funzionare in regime di crisi continua. Allo stesso tempo, aumentano i rischi delle attività criminali: traffico di armi, di persone e di droga, riciclaggio di denaro, criminalità organizzata, contrabbando e altre forme di criminalità transfrontaliera.
A seconda delle evoluzioni della guerra in Ucraina, potrebbe peggiorare un’altra minaccia alla sicurezza della Repubblica di Moldova, e, nello specifico, la presenza illegale del contingente militare russo nella regione della Transnistria. Una fonte di preoccupazione per noi sono anche i missili russi che raggiungono il nostro territorio nelle vicinanze dell’Ucraina, sono già stati attestati tre casi, per fortuna risultati solo in perdite materiali. I partner di fiducia della Repubblica di Moldova, come l’Ue, gli Stati Uniti e la Romania, un Paese con cui condividiamo la stessa storia e lingua, ci aiutano e sostengono incondizionatamente in questi momenti difficili. Siamo loro profondamente grati.
Come affronta la Moldova la propaganda russa?
La guerra condotta dalla Russia ha diversi elementi, e uno di questi è quello informativo. E qui la Repubblica di Moldova è uno dei Paesi più esposti, se non il più vulnerabile. In questo caso, la Russia sta usando tutti gli strumenti di propaganda a sua disposizione e la posta in gioco principale è cambiare la leadership europeista e dirottare il nostro percorso di integrazione nell’Unione europea.
Gli attacchi informativi alla Repubblica di Moldova si sono intensificati in particolare dopo che il nostro paese ha ottenuto lo status di paese candidato all’adesione all’Ue ed anche le recenti proteste in piazza a Chisinau, organizzate e finanziate, come hanno mostrato le inchieste giornalistiche occidentali, da politici vicini al Cremlino, sono espressivi in questo senso.
Le autorità adottano diverse misure, anche legislative, con l’obiettivo di prevenire i rischi di disinformazione attraverso la diffusione di informazioni false o tentativi di manipolazione dell’opinione pubblica. Una delle azioni, diciamo di impatto, intraprese di recente è stata la sospensione durante lo stato di emergenza della licenza di trasmissione per diversi canali televisivi finanziati dalla Russia. Sono stati chiusi anche i portali di notizie che propagano la guerra e manipolano lo spazio pubblico con notizie false. La Repubblica di Moldova garantisce il diritto alla libera espressione e promuove, attraverso la legge e le politiche, i valori della trasparenza, ma farà sempre una distinzione tra propaganda e libertà di espressione.
La Moldova intende rafforzare la propria difesa nazionale in relazione all’attuale scenario internazionale?
Sarebbe una mancanza di realismo omettere il tema della difesa nazionale nel contesto attuale. Avendo una guerra al confine, preservare la pace e la stabilità nella Repubblica di Moldova, così come aumentare la capacità di difesa del paese, diventa una priorità delle autorità di Chisinau.
Secondo la Costituzione, la Repubblica di Moldova è un paese neutrale e non può far parte di alleanze militari. Allo stesso tempo, la neutralità non implica e non deve portare ad un isolamento del paese riguardo la cooperazione in materia di difesa. Inoltre, non deve rappresentare un ostacolo al buon equipaggiamento e all’addestramento dell’esercito, al rafforzamento del sistema di difesa e dell’ordine pubblico. In tal senso, la Moldova è membro del Partenariato per la Pace (Pp) sviluppato dalla Nato, attraverso il quale gli stati partecipanti hanno accesso alle competenze e all’esperienza degli stati membri per riformare le loro forze armate.
Questa è la posizione ufficiale del paese. Tuttavia, nella società ci sono delle discussioni sempre più intense al riguardo, considerando il contesto attuale di sicurezza regionale, fino a che punto la neutralità garantisce la nostra sicurezza, tanto più che questa neutralità non è rispettata dalla Federazione Russa, stato aggressore che, nonostante il nostro disaccordo e gli impegni presi al Vertice Osce di Istanbul nel novembre 1999, mantiene illegalmente truppe sul nostro territorio. Come si evolveranno le cose, lo vedremo, ma di sicuro la sicurezza nazionale è una preoccupazione di grande attualità e le future decisioni politiche su questo tema dovranno essere prese in accordo con l’opinione della società.