Le dichiarazioni dell’amministratore delegato a Davos (che lamenta anche i ritardi del Chips Act europeo) sembrano poter riaprire la partita sulla destinazione dell’impianto di packaging. Il ministro Urso: “Abbiamo risposto positivamente a tutte le esigenze”
“L’Italia è ancora in gioco, ma anche altri Paesi candidati”. Le parole di Pat Gelsinger, amministratore di Intel, al Corriere della Sera suonano come un campanello d’allarme per il governo.
Il progetto di Intel per l’Europa prevede investimenti per 80 miliardi in 10 anni, con una prima fase che prevede un investimento di 17 miliardi suddiviso fra Germania, Francia, Italia, Irlanda, Polonia e Spagna. A marzo sembrava essere la sicura destinataria del centro di packaging e produzione “back-end”, un segmento particolarmente sofisticato della produzione di semiconduttori. Un progetto da 3 miliari di euro (età messi dall’azienda, l’altra dal governo del Paese ospitante) e 5.000 posti di lavoro diretti. A questo proposito sono stati avviati negoziati con il governo per l’individuazione di due aree a Chivasso (Piemonte) o Verona.
Ma qualcosa è cambiato.
Dal World Economic Forum di Davos, il manager ha rassicurato sull’investimento in Germania (“stiamo andando avanti”) ma ha osservato che “il Chips Act europeo non è ancora stato approvato”. Dubbi, dunque, sull’ubicazione dell’investimento sul back-end. “In origine abbiamo annunciato un impianto di packaging nell’Unione europea, e anche questo progetto resta”, ha spiegato Gelsinger. “Adesso dobbiamo vedere dove far atterrare questo progetto, in quale Paese”. Dunque, l’incertezza è tornata, nota il Corriere della Sera. “L’Italia è ancora in gioco, ma anche altri Paesi candidati”, ha continuato Gelsinger. “Stiamo cercando di vedere dove. Decideremo entro l’anno”.
Il capo di Intel ha inoltre riferito di averne discusso il dossier al telefono da Davos con il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni martedì sera (dopo che il Corriere aveva riferito della frenata del gruppo sull’Italia). Presenti a Davos diversi leader di Paesi che potrebbero essere in competizione con l’Italia: il premier irlandese Leo Varadkar, il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez e il presidente polacco Andrzej Duda.
Da Vicenza, Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy, ha sottolineato che il governo è “in contatto costante sia con Intel che con le istituzioni europee per cercare di garantire all’Italia l’insediamento di Intel”. A margine dell’inaugurazione di Vicenzaoro January attualmente in corso in Fiera a Vicenza, ha aggiunto: “Il governo è in prima linea in questo progetto, un progetto in cui crediamo perché improntate e significativo anche dal punto di vista dello sviluppo tecnologico e per il quale abbiamo risposto positivamente a tutte le esigenze che ci sono state sottoposte. Starà infine all’azienda scegliere dove vorrà insediarsi”.
Nella conferenza stampa di fine anno, a dicembre, il presidente Meloni aveva detto di considerare altamente strategico un investimento di Intel in Italia e che avrebbe fissato un incontro con l’azienda per esplorare le modalità con cui facilitarlo.