Quali implicazioni per l’architettura di sicurezza europea e Nato con l’accesso nell’Alleanza di Svezia e Finlandia? Lo abbiamo chiesto a Nicholas Lokker del Center for a New American Security che ha appena pubblicato uno studio in proposito. Minacce ibride e aumento della disinformazione come strumento di guerra: questo è ciò che ci dobbiamo aspettare
“Nel breve termine, la Russia avrà una capacità convenzionale limitata, dunque dobbiamo aspettarci minacce di tipo non convenzionale come strumenti nucleari e di guerra ibrida”. Lo spiega a Formiche.net Nicholas Lokker del Transatlantic Security Program presso il Center for a New American Security, autore del report “Come l’accesso di Svezia e Finlandia alla Nato può determinare la minaccia russa futura?” (qui il pdf completo) di recente pubblicazione.
Quali sono le principali minacce a breve termine che dobbiamo aspettarci?
Il report parte dall’argomentazione che, nel breve termine, la Russia avrà una capacità limitata di rispondere all’adesione di Svezia e Finlandia con mezzi militari convenzionali. Questo è in gran parte dovuto al fatto che le sue forze armate sono state notevolmente indebolite a causa della guerra contro l’Ucraina e ci vorrà un po’ di tempo prima che la Russia le ricostruisca. Tuttavia, ciò non significa che non risponderà a questo importante cambiamento nell’architettura della sicurezza europea. Credo che questo influenzerà significativamente il modo in cui la Russia percepirà le minacce alla propria sicurezza in futuro e quindi si sentirà costretta a rispondere a questi cambiamenti in un modo o nell’altro.
In che modo risponderà?
Dovremo aspettarci che si affidi a strumenti non convenzionali. Abbiamo delineato due diverse categorie di azioni russe a breve termine: la prima è quella delle tattiche di guerra ibrida. Si tratta di un modo piuttosto tipico con cui la Russia ha cercato in passato di esercitare pressioni sull’Occidente e sull’alleanza Nato. Esistono diversi di tattiche specifiche, come ad esempio gli attacchi alle infrastrutture critiche. In particolare, guardando all’area del Nord Europa, abbiamo visto i recente attacchi e sospetti sabotaggi russi ai cavi sottomarini e ai gasdotti Nord Stream. Inoltre, sono stati avvistati numerosi droni russi in prossimità di giacimenti di petrolio e gas nell’area nordica del Baltico e dell’Artico in Europa. Altre azioni potrebbero includere l’utilizzare i flussi migratori come arma, come la Russia ha fatto contro la Finlandia nel 2015-2016. La Finlandia ha recentemente deciso di costruire recinzioni lungo il confine.
La seconda?
L’altra categoria principale è quella dell’insieme di strumenti nucleari. Con questo intendo dire che è probabile che le armi nucleari assumeranno una maggiore importanza nella strategia russa fino a quando il Paese non sarà in grado di ricostituire le sue forze militari convenzionali – cosa che avverrà in un decennio o anche di più. Abbiamo già visto la retorica nucleare di Putin farsi più aggressiva in seguito ad alcune sconfitte in Ucraina.
Che tipo di azioni dovrebbero intraprendere i Paesi Nato per migliorare la consapevolezza della sicurezza nazionale fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori?
Per contrastare efficacemente le minacce ibride è necessario il contributo di diversi attori, tra cui la Nato, ovviamente, ma anche l’Unione europea, i governi nazionali, il settore privato e i singoli cittadini. Quindi i governi nazionali hanno sicuramente un ruolo importante da svolgere nel sensibilizzare le loro società. Un buon esempio potrebbe essere la sensibilizzazione sui rischi della disinformazione. È importante che i singoli cittadini siano consapevoli dei rischi e che abbiano l’istruzione e la capacità di valutare da soli se le informazioni che ricevono siano affidabili. Sicuramente i programmi educativi sono una chiave da implementare in futuro. Credo che l’Occidente oggi abbia ottenuto un discreto successo nel raggiungere il dominio dell’informazione e nel combattere la disinformazione russa. È una realtà in miglioramento rispetto a ciò che vedevamo fino a qualche anno fa, con la disinformazione russa che poteva avere un impatto, ad esempio, sulle elezioni negli Stati Uniti.
Un punto sollevato nel report è quello di evitare di provocare la Russia. Ci spiega meglio?
Si tratta di un punto importante, ma anche di difficile attuazione. È importante che la Nato rafforzi la sua deterrenza e la sua posizione nella regione artica e baltica. È inevitabile che ci sia un aumento delle tensioni con la Russia, ma allo stesso tempo è importante che la Nato riduca al minimo queste tensioni, perché altrimenti diventerebbe facile cadere in uno scenario di corsa agli armamenti che finirebbe per rendere la regione meno sicura. Il modo migliore per raggiungere questo obiettivo sarebbe quello di garantire che l’incorporazione della Svezia e della Finlandia nell’alleanza avvenga in modo graduale e prevedibile. In modo che la Russia sia consapevole di ciò che sta per accadere e che non valuti le azioni come imprevedibili e aggressive.
Come renderlo possibile?
Penso che la prima cosa da fare sia annunciare preventivamente i grandi spostamenti infrastrutturali vicino al confine con la Finlandia. Una cosa che secondo noi andrebbe incoraggiata è che Svezia e Finlandia mostrino la via, perché questi due Paesi hanno entrambi una lunga storia di relazioni con la Russia e sono probabilmente i più adatti a trattare nel nuovo contesto.