Messa alle strette dal governo Meloni, l’azienda petrolifera russa ha accettato di cedere l’impianto di raffinazione a un fondo di private equity in cordata con il trader svizzero – scavalcando all’ultimo l’offerta di Crossbridge/Vitol
La morsa delle sanzioni occidentali (e le loro ripercussioni) continua a impattare l’operato delle aziende russe all’estero, Italia inclusa. Il gruppo russo Lukoil, proprietario della raffineria siciliana Isab, ha accettato di venderla a Goi Energy, un fondo di private equity cipriota, assieme a Trafigura, un trader svizzero. Lukoil avrebbe accettato un’offerta dell’ultimo minuto – circa 1,5 miliardi di euro – che ha battuto quella della statunitense Crossbridge Energy Partners e del trader olandese Vitol, che gli osservatori davano come i favoriti per l’acquisto dell’impianto.
A inizio dicembre, poco prima che l’ascia dell’embargo sul petrolio russo si abbattesse sulla raffineria, il governo guidato da Giorgia Meloni si era mosso per porre l’impianto sotto amministrazione fiduciaria temporanea per garantirne il funzionamento, nell’attesa che il gruppo decidesse a chi cederlo. L’obiettivo era garantirne il funzionamento, dato che da Priolo arriva un quarto della benzina stradale utilizzata in Italia, e proteggere gli oltre mille dipendenti dell’impianto.
Con l’accordo, che dovrebbe essere chiuso entro la fine fdi marzo, si scongiurano sia la chiusura che la nazionalizzazione. Il ministero delle Imprese guidato da Adolfo Urso ha dichiarato che l’operazione “dovrà seguire le usuali procedure inerenti alle normative antitrust e golden power e quindi rispondere appieno ai requisiti in termini di produzione, occupazione e rispetto ambientale”, specificando che “saranno importanti anche gli impegni richiesti sul piano della riconversione green del sito produttivo e del suo rilancio industriale”.
L’impianto Isab è il quinto per produzione in Europa e può lavorare circa 355.000 barili di petrolio al giorno. Ma fino al 5 dicembre il greggio che raffinava arrivava esclusivamente dalla Russia, cosicché i clienti di Lukoil contribuivano indirettamente a finanziare l’invasione russa dell’Ucraina. Pur essendo il gruppo privato e non soggetto a sanzioni, gli istituti finanziari si erano gradualmente allontanati dall’operazione di Priolo – un auto-sanzionamento di fatto che ha reso più incerto il funzionamento futuro della raffineria.
Se tutto va come previsto, Goi Energy (un ramo di Argus New Energy Group, un fondo di private equity sostenuto principalmente da investitori israeliani) diventerà il nuovo proprietario di Isab e manterrà al sicuro le migliaia di lavoratori che dipendono direttamente e non dall’operazione. Trafigura non assumerà una partecipazione diretta nell’impianto, scrive il Financial Times, ma contribuirà a fornirgli il capitale circolante e il greggio, “commercializzando i combustibili raffinati prodotti in base a un accordo di fornitura e offtake esclusivo”.