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L’arresto e le dietrologie. Messina Denaro visto da Ayala

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“Le istituzioni che si occupano di contrasto alle mafie, magistratura e forze di polizia, hanno inferto molteplici colpi in questi anni”. Così l’ex magistrato Giuseppe Ayala, già sottosegretario alla Giustizia dal 1996 al 2000, commentando l’arresto di Matteo Messina Denaro. Le ipotesi di una trattativa? “Sono abituato a ragionare sui fatti, non sulle dietrologie”

“Le istituzioni che si occupano di contrasto alle mafie, magistratura e forze di polizia, hanno inferto molteplici colpi in questi anni”. Così l’ex magistrato Giuseppe Ayala, già sottosegretario alla Giustizia dal 1996 al 2000, ha commentato l’arresto di Matteo Messina Denaro con Formiche.net. Le ipotesi sollevate da Baiardo? “Sono abituato a ragionare sui fatti, non sulle dietrologie”.

Cosa significa la cattura di Matteo Messina Denaro?

È stata la dimostrazione del fatto che abbiamo delle forze di polizia di cui andare orgogliosi. Perché è stata un’operazione ineccepibile dal punto di vista di polizia giudiziaria. Certo, dopo trent’anni di latitanza, questo è un dato che non possiamo dimenticare. Ma è comunque una conferma della grande qualità delle nostre forze di polizia. Una bella indagine condotta con professionalità, pazienza e coronata dal successo.

Hanno fatto molto scalpore alcune dichiarazioni di Salvatore Baiardo e Salvatore Borsellino, i quali propongono ipotesi piuttosto pesanti sui motivi dietro all’arresto di ieri.

Sì, le ho sentite anche io, ma non ho nessun elemento per esprimere un giudizio. Io ho una mentalità sana, deformazione della mia attività da magistrato, dunque sono abituato a ragionare sui fatti accertati, non su ipotesi o dietrologie.

Perché il fenomeno mafioso non riceve una grande attenzione mediatica?

C’è un problema di fondo che è tanto banale quanto importante. Sono trent’anni che la mafia ha completamente cambiato le sue strategie e non ammazza più. Quegli omicidi eccellenti hanno, a suo tempo, acceso i riflettori sull’organizzazione mafiosa. Da trent’anni la mafia è tornata alla strategia tradizionale di clandestinità, dell’apparire il meno possibile, di evitare che le si puntino contro i riflettori. E questo ha avuto un inevitabile impatto mediatico, con una caduta di attenzione e di interesse. Anche se è esattamente quello che vuole Cosa Nostra.

Alcuni sostengono che sia in atto un tentativo scientifico di rimozione delle misure che hanno aiutato a combattere Cosa Nostra negli anni Novanta. È d’accordo?

No, la spiegazione che io mi do è quella che ho detto sopra. Francamente non mi sento di pensare a chissà quali disegni. La storia della mafia è ultra-secolare a dir poco. La fase stragista dura circa quindici anni, dagli anni Settanta con l’omicidio di Boris Giuliano, il capo della Squadra Mobile di Palermo, alle stragi del 1993. Nella lunga storia di Cosa Nostra è un periodo sostanzialmente circoscritto. Ripeto, sono trent’anni che la mafia è tornata ad agire come prima e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Bisogna dire che la magistratura e le forze di polizia continuano a fare il proprio lavoro. Va riconosciuto che sono stati inferti molteplici colpi, a parte l’arresto di ieri di Messina Denaro, tra arresti, processi e condanne. Per carità, tutto potrebbe andare meglio, ma diciamo che siamo a un livello accettabile.

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