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La caccia al mafioso vince sulla tutela dei dati sanitari? Il commento di Colli Franzone

“Il fatto che abbia un tumore è diventato di dominio pubblico. Paradossalmente l’avvocato di Messina Denaro potrebbe intentare un’azione legale perché la privacy del cliente è stata violata”, così Paolo Colli Franzone, presidente dell’Istituto per il Management dell’Innovazione in Sanità, a proposito dell’arresto di Matteo Messina Denaro. Ma allarga anche il campo alla frammentazione dei dati sanitari, che potrà finire solo con l’adozione di sistemi interoperabili, da integrare con Spid o con il nuovo passaporto digitale europeo

“Il fatto che abbia un tumore è diventato di dominio pubblico. Paradossalmente l’avvocato di Messina Denaro potrebbe intentare un’azione legale perché la privacy del cliente è stata violata. L’arresto di ieri conferma che i sistemi sanitari comunicano bene tra loro”, così Paolo Colli Franzone, presidente dell’Istituto per il Management dell’Innovazione in Sanità in una conversazione con Formiche.net commentando l’arresto di Matteo Messina Denaro.

Le rivelazioni sullo stato di salute di Messina Denaro hanno riacceso la polemica sulla tutela dei dati sanitari.

Sicuramente l’accesso a dati sanitari da parte degli inquirenti è scontato e perfettamente legale. Ad esempio, se un magistrato o membro delle forze dell’ordine sta seguendo un soggetto rimasto ferito in una sparatoria è normale che si cerchi in tutti i pronti soccorsi una ferita da arma da fuoco. Il tema qui non è il fatto che gli inquirenti abbiano utilizzato quel sistema per individuare Messina Denaro. Il tema è la fuga di notizie. Il fatto che abbia un tumore è diventato di dominio pubblico. Paradossalmente l’avvocato di Messina Denaro potrebbe intentare un’azione legale perché la privacy del cliente è stata violata.

L’episodio ci insegna che i sistemi sanitari comunicano perfettamente tra loro.

Questo è il dato interessante. Certo, se Messina Denaro avesse avuto qualunque altro tipo di malattia la procedura sarebbe stata più complessa. Il motivo è che in Sicilia funziona particolarmente bene la rete oncologica regionale, per cui tutte le strutture sanitarie condividono i dati dei propri pazienti. Ovviamente possono accedervi solo le persone autorizzate. Di nuovo, su Messina Denaro si tratta di capire se è stato fatto qualche abuso. Abuso in termini di divulgazione di notizie.

C’è poi il tema dei molteplici sistemi informatici, creati con l’idea di tutelare la privacy dei dati stessi.

Il discorso qui è nazionale. A fronte di circa 450 ospedali pubblici abbiamo almeno un centinaio di sistemi informativi diversi. Che si parlano tra di loro perché le Regioni, quasi tutte, investono parecchio per fare in modo che questi software dialoghino con il livello regionale. Esempio classico: mettiamo che in Lombardia ci siano dieci ospedali con cinque sistemi informatici diversi. In ogni caso tutti questi sistemi comunicherebbero con il livello regionale. La criticità è, paradossalmente, il dialogo interno, all’interno delle stesse strutture in diversi reparti.

Quali sono le tendenze a riguardo?

La sanità italiana, sotto la spinta del Mef e di Sogei, ha adottato il sistema Spid. Il dibattito ora è sul capire se superare Spid o meno per altri sistemi di livello europeo. Prima che si facessero questi ragionamenti di integrazione le complessità erano molto maggiori. Ad esempio un paziente in cura da tre diversi professionisti in tre diverse strutture si ritrovava con tre diversi sistemi. L’altro tema che beneficia dell’integrazione è quello delle piattaforme di pagamento digitale per i servizi sanitari, il ticket. La spinta ora è verso la centralizzazione. E ovviamente, tornando al caso di Messina Denaro, tutto questo patrimonio informativo risulta utile agli inquirenti.


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