Dopo il decreto energia del governo Draghi, l’esecutivo Meloni sta disegnando la nuova mappa della produzione italiana di energia da fonti rinnovabili in mare. Il Molise, per la sua ridotta dimensione, si candida a diventare la prima regione italiana autosufficiente dal punto di vista energetico da fonti rinnovabili e a emissioni zero. L’intervento di Antonello Barone, ideatore del Festival del Sarà, e di Stefano Cianciotta, economista e presidente dell’Osservatorio Infrastrutture di Confassociazioni
Cambia il vento per il Sud d’Italia. Il decreto energia del governo Draghi convertito in legge lo scorso 21 aprile è apparso come un poderoso programma di accelerazione sul fronte delle fonti rinnovabili con un intervento di semplificazione, in particolare per le procedure di autorizzazione inerenti i parchi eolici offshore galleggianti localizzati in aree demaniali individuate come idonee. La corsa al vento è iniziata dunque. Mentre a Taranto sono finiti i lavori per il primo parco eolico a mare, la cui procedura è durata oltre quattordici anni, diversi big del settore energetico stanno presentando richieste per la concessione di aree demaniali marittime, per poi avviare la procedura autorizzativa degli impianti offshore.
Secondo il dettato della nuova legge è prevista una centralizzazione decisionale a Palazzo Chigi.
Il governo Meloni avrà dunque non un mero compito autorizzativo, piuttosto la responsabilità strategica di disegnare la nuova mappa della produzione italiana di energia da fonti rinnovabili in mare. Essenziale per la scelta dei progetti migliori sarà la corretta valutazione della vocazione economica dei territori che affacciano sui potenziali parchi eolici offshore. Queste comunità potranno usufruire di energia pulita prodotta dal vento in mare in via preliminare, prima che venga immessa nella rete nazionale.
La correlazione fra campi eolici galleggianti offshore e la nascita delle dodici Hydrogen Valley previste nel Pnrr, per esempio, è un punto essenziale per dare concretezza alla strategia disegnata dal precedente governo. Per realizzare idrogeno verde è necessaria energia da fonti rinnovabili. E l’idrogeno verde realizzato in aree industriali dismesse così prodotto dovrà servire, utilizzando dove già esistenti reti di servizio di trasporto attrezzate per la miscela gas/idrogeno, distretti industriali dove operano imprese energivore.
Fra i diversi progetti offshore presentati in diverse regioni d’Italia (Emilia-Romagna, Puglia, Sicilia, Calabria) il più interessante, in ragione delle valutazioni svolte, è quello davanti alla piccola costa molisana. Il valore strategico di questo parco eolico a mare consiste appunto nella filiera di valore che può garantire al territorio prospiciente, dove insiste il Consorzio di sviluppo industriale che ospiterà la gigafactory di batterie e celle di batterie per automobili della newco ACC, gigante europeo costituito da Stellantis, Mercedes-Benz, TotalEnergies. Nello stesso consorzio insiste un’area industriale dismessa candidata a ricevere i fondi del Mite, tramite un bando regionale da 16 milioni di euro necessari per realizzare un impianto di produzione di idrogeno verde. All’interno del Consorzio oltre allo stabilimento Stellantis operano realtà quali Momentive, Fis, ITT, Sanit-Gobain, Sorgenia pronte a godere dell’approvvigionamento diretto di energia verde.
Il Molise, proprio in virtù delle sue ridotte dimensioni, si può candidare a divenire la prima regione autosufficiente dal punto di vista energetico da fonti rinnovabili e a emissioni zero, garantendo benefici economici sulle bollette energetiche e del gas alle proprie imprese e cittadini. Allo stesso tempo alcune intelligenze del territorio sono impegnate affinché prenda vita un hub tecnologico di trasmissione del sapere dal respiro europeo collegato alle competenze necessarie alla transizione energetica e al comparto dell’automotive che affianchi il nascente stabilimento della gigafactory, la cui prima pietra sarà posta nel prossimo autunno. In questo nuovo contesto l’area industriale molisana, in stretta connessione con quella gemella della Val di Sangro in Abruzzo, può candidarsi a divenire il luogo privilegiato lungo l’intera fascia adriatica italiana dove attrarre le imprese altamente innovative sui temi della transizione energetica in procinto di abbandonare l’Est asiatico, finita l’era della globalizzazione totale, per tornare a produrre all’interno di filiere continentali.
La piccola regione del Sud può ora contare su ingenti risorse economiche, sia pubbliche che private, disponibili. Progettazioni ingegneristiche ben definite. Procedimenti amministrativi avviati e dentro un quadro normativo più snello grazie al decreto energia e alla legislazione delle Zone economiche speciali. E per una volta la società civile del territorio sembra disposta a dare credito alla bontà della visione per rendere il Molise una regione a emissioni zero. Infatti, oltre ai soliti comitati sempre pronti a bocciare ogni progetto energetico in via preventiva, c’è una considerevole parte della comunità che si è organizzata per pretendere un percorso partecipativo per la migliore realizzazione di questi progetti.
Per una volta dismessa la sindrome Nimby, il Molise sperimenta la sindrome Pimby, cioè “Please in my back yard”, se è vero che in modo spontaneo è sorto un comitato che ancor prima della presentazione della richiesta di concessione demaniale in mare ha realizzato un evento per promuovere la nascita di un parco eolico offshore galleggiante. E ora che a distanza di sei mesi gli imprenditori si sono fatti avanti per chiedere la concessione demaniale, il comitato annuncia: “Al largo della costa molisana ci sono le condizioni per produrre energia eolica economica, rinnovabile, con modalità rispettose dell’ambiente marino, delle attività di pesca e di quelle turistiche. Il progetto che abbiamo in mente deve essere realizzato sulla base di una scrupolosa Valutazione Ambientale Strategica, con procedure trasparenti, da soggetti imprenditoriali qualificati e rispettosi delle esigenze di rilancio economico e occupazionale di un territorio in grande affanno. Ci batteremo per esplorare la concreta possibilità di perseguire le finalità enunciate e non abbiamo nulla a che fare con l’opposizione pregiudiziale all’offshore galleggiante. Sarebbe assai utile la partecipazione di altri soggetti ai nostri lavori, anche per rafforzare il fronte contrario a iniziative che cozzano frontalmente con la tutela dell’ambiente e con le legittime aspettative del territorio, ma senza tentennamenti sull’obiettivo finale”.
Per una volta sembra che al Sud sia cambiato il vento.