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La fuga dei cittadini ebrei sui transatlantici italiani

Nella Giornata internazionale della Memoria si vuole ricordare il ruolo cruciale che hanno avuto le navi italiane, nonostante le leggi razziali di allora, nel condurre alla salvezza i cittadini ebrei perseguitati nel corso degli anni Trenta. Si trattava di navi altamente innovative per l’epoca, costruite rispettivamente a Sestri Ponente, in provincia di Genova, e a Trieste negli stabilimenti di Fincantieri

In occasione della Giornata internazionale della Memoria, si vuole ricordare anche il ruolo che hanno avuto le navi italiane dell’epoca nell’aiutare i cittadini ebrei a fuggire dalle persecuzioni della Seconda guerra mondiale. Le leggi razziali emanate in Italia nel 1938 si estendevano infatti anche alle navi passeggeri che, dopo l’ascesa al potere di Hitler nel 1933, trasportavano un numero sempre maggiore di cittadini ebrei in fuga dai territori tedeschi. Si tratta di un’attività davvero significativa per le compagnie armatrici, anche alla luce della grande diminuzione del flusso di emigrazione economica dal nostro Paese di quel periodo. Ecco che le navi ammiraglie Rex e Conte di Savoia, anche in virtù della non belligeranza praticata dal governo, riuscirono a diventare il mezzo ideale per i perseguitati in fuga dal Vecchio continente. Si trattava di navi altamente innovative per l’epoca, costruite rispettivamente a Sestri Ponente, in provincia di Genova, e a Trieste negli stabilimenti di Fincantieri.

Transatlantici italiani per la fuga agli ebrei

In realtà, già dagli anni Trenta il flusso di passeggeri ebrei sui transatlantici italiani era iniziato a diventare sempre più rilevante, per poi raggiungere l’apice nel corso della Seconda guerra mondiale. La Rex, vincitore del Nastro Azzurro nel 1933, – il riconoscimento che veniva attribuito alla nave passeggeri che deteneva il record di velocità nell’attraversamento dell’Oceano Atlantico – riuscì a trasportare circa 40mila cittadini ebrei verso gli Stati Uniti. A bordo delle navi, dal 1936, vennero ospitati anche alcuni rabbini e allestita una cucina kosher, in modo da far sentire più a proprio agio i molti passeggeri di fede giudaica. I perseguitati esuli lasciavano così la Germania e giungevano a Trieste attraverso l’Austria, da dove prendevano il treno per Genova, capolinea del Rex. Esisteva anche un percorso alternativo, che li vedeva imbarcarsi a Cannes, in Francia, porto in cui la Società Italia faceva sostare in rada le navi destinate al continente americano.

Un’odissea a lieto fine

Quelli descritti non sono stati gli unici episodi in cui le navi italiane hanno portato in salvo i cittadini ebrei. Un’odissea a lieto fine, oggi dimenticata dai più nel nostro Paese, portò infatti da Vienna a Shanghai, passando per Trieste, migliaia di ebrei austriaci a sfuggire alle persecuzioni naziste per rifugiarsi via nave in Cina, attraverso l’Italia. Un viaggio della speranza per 15mila austriaci, reso possibile grazie al contributo del nostro Paese, che ha permesso loro di imbarcarsi a Trieste e Genova su navi del Lloyd Triestino. Le Concessioni internazionali della città cinese lo rendevano infatti l’unico porto al mondo che consentiva l’accesso senza visto. Al tempo, inoltre, la città ospitava una piccola ma influente comunità sefardita che assisteva i rifugiati provenienti dall’Europa. Questa vicenda è stata ricordata nei giorni scorsi nel corso del convegno “Vienna-Trieste-Shanghai. Un viaggio nella Memoria”, promosso dall’Ambasciata d’Italia e tenutosi all’Istituto italiano di cultura di Vienna. Occasione in cui si è ricordato anche il prezioso ruolo che ha avuto nella vicenda il console cinese a Vienna, Ho Feng Shan, che rischiò la vita e la carriera per aiutare gli ebrei in fuga a lasciare l’Austria.

Il ruolo italiano

Tappa di questa Odissea, l’Italia che, da parte sua, come oggi, era già all’avanguardia nella costruzione di navi, in passato con i Cantieri riuniti dell’Adriatico, oggi con Fincantieri che vanta alle sue spalle oltre 230 anni di storia. A quel tempo, Lloyd Triestino garantiva il collegamento della linea con le famose navi oceaniche che, nella vicenda che ha coinvolto gli ebrei viennesi, sono diventate navi di salvezza. Tuttavia, la storia dei rifugiati ebrei rischiava di non avere un lieto fine a causa dell’occupazione giapponese del 1941. La quale portò al confinamento degli ebrei in un ghetto nel 1943. Quello che fu l’ultimo ghetto della storia. Ciò nonostante, la maggior parte dei cittadini ebrei riuscì a emigrare negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e in Israele dopo la guerra, conquistandosi il meritato lieto fine.

(Immagine: Frederic Logghe)

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