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Tra sicurezza nazionale e crescita economica. Il dilemma olandese sui chip

Il governo olandese deve decidere come implementare concretamente le richieste statunitensi sulla limitazione dei chip verso la Repubblica popolare. La discussione ora si concentra su quali prodotti non esportare, con i diversi interessi del governo olandese, delle istituzioni europee, delle aziende di settore. Il delicato equilibrio tra sicurezza nazionale e crescita economica

I Paesi Bassi devono decidere come procedere per limitare la vendita di microchip alla Cina da parte del proprio campione nazionale, Asml (Advanced Semiconductor Materials Lithography). L’Aja aveva accolto, in principio, le richieste statunitensi che si inseriscono nel più ampio sforzo di mantenere la superiorità occidentale nelle tecnologie più avanzate. Ora si tratta di vedere come queste richieste verranno applicate.

Asml è un’azienda leader mondiale nella produzione globale di chip, la più grande d’Europa per capitalizzazione di mercato. Un divieto di esportazione verso la Cina limiterebbe significativamente la capacità di Pechino di proseguire nello sviluppo di programmi di intelligenza artificiale, sorveglianza, supercomputing e tecnologie militari avanzate. D’altra parte, per l’Olanda significherebbe preferire la sicurezza nazionale rispetto alla crescita economica. Le vendite cinesi rappresentano il 15% degli introiti totali.

Il dibattito tra il governo olandese, i funzionari europei e i vertici aziendali si è da subito concentrato su cosa sia da considerare tecnologia avanzata (e quindi soggetta a eventuali restrizioni) e cosa no, e su quale ruolo dovrebbe avere l’Unione europea sulla decisione olandese.

In effetti, i Paesi occidentali sono impegnati dalla pandemia Covid del 2020 nello sforzo di riportare in patria – o quantomeno in paesi amici – le catene di produzione e approvvigionamento di materiali critici. L’impegno è cresciuto di intensità con i provvedimenti sui controlli dell’export dell’amministrazione Biden dello scorso ottobre. Circa il 90% della componentistica per la produzione di semiconduttori proviene da aziende statunitensi, giapponesi e olandesi.

La posizione de L’Aja non si era immediatamente allineata a quella di Washington, ma lo è diventata progressivamente nelle ultime settimane. Il motivo? Una sempre più accesa critica alle politiche economiche di Pechino. Ad esempio, l’acquisizione da parte della cinese Nexperia di una startup di semiconduttori è stato bloccato dal governo olandese a causa di preoccupazioni per la sicurezza. Secondo Politico, il caso servirà come base per futuri nuovi poteri governativi per bloccare acquisizioni estere di tecnologia critica.

Tuttavia, i vertici aziendali di Asml sono di altro avviso, sostenendo che l’efficacia delle sanzioni di questo genere è discutibile e facendo pressioni perché il mercato globale dei chip rimanga aperto ai produttori asiatici. Probabilmente è nel gioco delle parti. Inoltre, alcuni si chiedono sia lecito che il governo olandese da solo si faccia carico di decisioni con implicazioni globali.

Insomma, l’Europa continua a domandarsi nervosamente che tipo di rapporto voglia avere con la Cina riguardo le tecnologie chiave di questo secolo.

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