Ecco perché, per fermarsi a tutti coloro che nel nostro Paese provengono dall’esperienza democratico-cristiana, popolare e cattolico-sociale, adesso dovranno sciogliere alcuni nodi e individuare concretamente qual è la vera casa politica europea in cui riconoscersi. Il commento di Giorgio Merlo
Se risponde al vero che in Italia dopo il il risultato delle urne del 25 settembre scorso è ritornata la politica – almeno così pare – è altrettanto vero che ci dovrà essere una sempre più forte corrispondenza tra le scelte che i partiti faranno a livello nazionale con il rispettivo quadro europeo. Detto in altre parole, se ritornano anche le grandi culture politiche del passato seppur in chiave moderna ed aggiornata, è di tutta evidenza che le tradizionali famiglie politiche europee dovranno essere coerenti e lungimiranti al proprio interno. Soprattutto in un momento in cui le identità dei partiti puntano a caratterizzarsi di più rispetto ad un passato anche solo recente.
È di tutta evidenza, per fare un solo esempio, che il Pd nel nostro Paese mira adesso ad essere il principale partito della sinistra italiana. Una operazione sempre più difficile vista la spietata concorrenza della “sinistra per caso”, cioè il partito populista per eccellenza dei 5 Stelle. Ma, al di là dei sondaggi, è sufficientemente chiaro che chi si riconoscerà nel Pd non potrà che essere espressione della cultura e della storia della sinistra italiana. Nulla a che vedere, di conseguenza, con l’esperienza, la storia e la cultura della tradizione democratico cristiana, popolare e cattolico sociale. E così vale per le formazioni del centrodestra che nel nostro Paese si riconoscono nel conglomerato “conservatore europeo”.
E anche per quanto riguarda il Ppe, non ci potrà che essere una seria riflessione su chi, nel futuro, aderirà a questa grande e storica famiglia politica e culturale europea. Non saranno, cioè, più ammesse scelte e decisioni profondamente diverse e contrastanti tra di loro. E questo, credo, è anche il frutto di un contesto che coincide sempre di più – almeno lo speriamo – con un rinnovato protagonismo della politica. Certo, di norma il ritorno della politica coincide con partiti che hanno anche una identità politica e culturale specifica e non sono semplici e astratti cartelli elettorali funzionali alle volontà e ai capricci del capo incontrastato e assoluto. E, con i partiti con una identità precisa, seppur non più così marcata come nel passato, è di tutta evidenza che le culture politiche tradizionali torneranno anch’esse protagoniste. Sciogliendo e azzerando le contraddizioni e forse le difficoltà che sino ad oggi hanno caratterizzato molti partiti nella ricerca di trovare una adeguata collocazione nella cittadella politica europea.
Ecco perché, per fermarsi a tutti coloro che nel nostro Paese provengono dall’esperienza democratico-cristiana, popolare e cattolico-sociale, adesso dovranno sciogliere alcuni nodi e individuare concretamente qual è la vera casa politica europea in cui riconoscersi. Senza rincorrere vecchie dispute, superando storiche pregiudiziali e, soprattutto, rendersi conto che con il cambiamento delle identità politiche a livello nazionale vengono di fatto cancellate anche pagine alquanto confuse e contraddittorie del passato. E questo non per una civetteria politica ma solo per chiarezza politica e lungimiranza culturale.