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Uno sviluppo tecnologico etico è possibile. Benanti spiega come

“Quello che abbiamo visto oggi è la dimostrazione che delle scelte fatte per il bene possono essere condivisibili tra una serie di persone”. Così Paolo Benanti, docente presso la Pontificia Università Gregoriana, sull’evento Rome Call che si propone di guidare lo sviluppo tecnologico futuro in ottica etica

“Quello che abbiamo visto oggi è la dimostrazione che delle scelte fatte per il bene possono essere condivisibili tra una serie di persone”, afferma Paolo Benanti, presbitero francescano del Terzo Ordine Regolare e docente di etica delle tecnologie presso la Pontificia Università Gregoriana, a proposito dell’evento Rome Call for AI Ethics. L’incontro di martedì organizzato da monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e della Fondazione RenAIssance, ha riunito rappresentanti del mondo cattolico, ebraico e musulmano: le tre grandi religioni monoteiste abramitiche che vogliono unire gli sforzi per orientare in senso etico le scelte in campo tecnologico oltre a player tecnologici internazionali come Microsoft e Ibm.

Qual è il senso di questo incontro?

L’evento di oggi insegna che l’etica non è cristiana come se fosse non di qualcun altro. E anche se guardiamo alla storia della filosofia, già i pensatori dell’antica Grecia iniziano a sviluppare categorie etiche. È chiaro che il cristiano concepisce il suo essere fedele come una serie di scelte di tipo morale. Quello che abbiamo visto oggi è la dimostrazione che delle scelte fatte per il bene possono essere condivisibili tra una serie di persone. Le grandi compagnie come Microsoft e Ibm e le grandi religioni monoteiste dicono che su alcuni punti e su alcuni principi possono essere d’accordo e orientare di conseguenza lo sviluppo tecnologico futuro. Quindi il discorso è stato quello di trovare un terreno comune più che di accordare qualcosa ad altri.

Quali sono le visioni comuni alle tre religioni abramitiche rispetto all’Ai?

Nella Rome Call for Ai, ciò che è identificato comune sono i principi di giustizia e di rispetto dell’essere umano, per cui tra la macchina e l’uomo quello che ha priorità è l’uomo. E questo viene condiviso dalle religioni e dalle aziende. Poi che soprattutto i più fragili e gli “ultimi” debbano essere rispettati dalle macchine, anche questo è condiviso tra tutte le tre religioni. Che ci sia bisogno di un’Ai che sia affidabile, ovvero che non sia guidata dal caso, ma le cui scelte siano giustificabili nei processi di automazione. Che debba essere equa e in qualche misura trasparente nei processi.

Dunque etica religiosa e tecnologia possono camminare insieme?

Questi principi sono una sorta di roccaforte comune che vuole porre dei pilastri per costruire un’Ai sempre più efficiente. Non qualcosa che vuole limitare la tecnologia, ma accompagnarla in uno sviluppo etico. La prima firma della Rome Call for Ai è stata nel 2020 tra noi e i vertici aziendali. Oggi abbiamo esteso la Rome Call alle religioni abramitiche. Quello che vediamo è il grande successo e già siamo proiettati verso Oriente, verso le grandi religioni orientali.

Qual è un esempio concreto di applicazione dell’etica in campo tecnologico?

È molto interessante il passaggio che ha fatto Papa Francesco esemplificando il tutto sui richiedenti asilo. Esistono già dei Paesi che utilizzano sistemi automatici per classificare e gestire queste persone. Il modo in cui i più fragili non hanno diritti né nel loro luogo di origine né in quello di destinazione è un esempio evidente di caso in cui è la macchina che decide sull’uomo. Questo mi sembra un punto molto forte.

 

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