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Sánchez tra Davos e i primi scossoni elettorali

spagna, madrid

Grande manifestazione a Madrid contro il presidente spagnolo organizzata dal Partito Popolare e Vox, che probabilmente stringeranno un’alleanza per le elezioni locali a primavera e le generali a fine anno. Il discorso anticapitalista del leader socialista a Davos e la minaccia russa nel Paese iberico e non solo…

“Come possiamo chiedere ai nostri cittadini di resistere ancora all’inflazione quando alcune delle grandi compagnie pagano zero tasse nei paradisi fiscali per lacune nella normativa internazionale che permettiamo che esistano?”. Nel suo intervento al Forum economico mondiale a Davos, la posizione di Pedro Sánchez, presidente della Spagna, è stata netta nel colpevolizzare l’élite finanziaria ed economica della crisi mondiale.

Lamentando ingiustizie e diseguaglianze, il leader del Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) ha chiesto proprio a loro di cambiare la situazione. “È il momento di sistemare le cose”, ha detto con chiaro riferimento a nuove leggi fiscali. Sánchez ha anche fatto riferimento alle misure del suo governo che porteranno circa 45 miliardi di euro per contenere gli effetti negativi della guerra russa in Ucraina.

Inoltre, senza citarli esplicitamente, ha parlato a Davos della decisione del Partito Popolare di fare entrare nel governo di Castilla y León – e probabilmente in molte altre amministrazioni locali – membri del partito Vox, in vista delle elezioni regionali questa primavera.

“Il principale rischio è che i partiti conservatori aprano le porte dei governi a partiti di estrema destra – ha detto Sánchez a Davos -, e questo è qualcosa che va diametralmente al contrario dell’Unione europea”. L’alleanza potrebbe essere l’inizio di una futura coalizione tra le due formazioni di destra alle elezioni generali di fine anno.

I primi consensi per l’unione Partito Popolare e Vox sono arrivati questo fine settimana. La convocazione dei due, insieme ad un centinaio di associazioni conservatrici, ha radunato più di 30.000 persone nella Piazza Cibeles di Madrid, secondo i calcoli delle autorità locali. Per gli organizzatori c’erano più di 700.000 persone. La protesta aveva come obiettivo contestare le politiche progressiste di Sánchez. I manifestanti chiedevano le dimissioni del presidente spagnolo, accusandolo di essere un traditore.

La protesta è stata organizzata dopo la cancellazione del reato di sedizione da parte del governo socialista, per il quale sono in carcere diversi leader del movimento separatista della Catalogna. Adesso sono accusati di un altro reato che prevede meno anni di prigione. Al centro della polemica c’è anche un progetto di legge che indurisce le pene contro la violenza sessuale, ma riduce le condanne per altri reati sessuali.

L’opposizione accusa il governo di Sánchez, che non ha la maggioranza parlamentare, di avere negoziato con i separatisti baschi e catalani per approvare diverse leggi. La destra sostiene che l’eliminazione del reato di sedizione è un favore che hanno fatto al partito indipendentista catalano Sinistra Repubblicana di Catalogna (Erc). Per i socialisti è solo un aggiornamento di un’antica legge che ormai non rispetta i principi europei.

Sulla manifestazione, Santiago Abascal, presidente di Vox, ha detto: “Sono qui per sostenere una manifestazione contro il peggior governo della storia. C’è un governo che bisogna cacciare, che ha fatto scontrare gli spagnoli, che lascia in libertà stupratori e golpisti”.

“C’è una Spagna lontana dai calcoli elettorali e le meschinità della politica – ha aggiunto Abascal con un messaggio sui social -. Ci sono milioni di spagnoli stufi dell’autocrate e i suoi scagnozzi. Con lei dobbiamo stare. Sono loro che dobbiamo saper rappresentare”.

L’anno elettorale in Spagna creerà uno stato di vulnerabilità che potrebbe essere sfruttato da agenti stranieri, come era accaduto durante il referendum per l’indipendenza della Catalogna nel 2017.

Infatti, recentemente autorità americane ed europee hanno denunciato la possibile interferenza dell’intelligence militare russa nell’invio di bombe carta contro il presidente Sánchez e altri membri dell’esecutivo e istituzioni della Spagna. Sul quotidiano americano The New York Times è stata riportata la notizia sul presunto ordine delle forze militari della Russia agli estremisti di destra del Movimento Imperiale Russo per eseguire queste minacce.

Il Movimento Imperiale Russo ha due centri di addestramento paramilitare a San Pietroburgo e contatti con diverse organizzazioni di estrema destra in Paesi europei, inclusa la Spagna.

Il Center for International Security and Cooperation dell’Università di Stanford definisce il Movimento Imperiale Russo come un’organizzazione razzista, suprematista bianca, antisemita e ultranazionalista, che segue la religione ortodossa russa e vuole il ritorno della monarchia dello zar in Russia. Per questo mantiene legami con diversi gruppi neonazisti e suprematisti negli Stati Uniti e in Europa.

Secondo il New York Times, ad oggi non ci sono indizi che Mosca stia preparando una campagna di attacchi e sabotaggi in alcune capitali europee come rappresaglia per il sostegno all’Ucraina, ma tutto dipende dai successi militari dei russi nelle prossime settimane.

Per Nathan Sales, coordinatore antiterrorismo del Dipartimento di Stato durante il governo di Donald Trump, gli attacchi con bombe carta in Spagna sono “un avvertimento […] È la Russia che invia un segnale che è pronta a utilizzare delegati terroristici per attaccare nelle retrovie l’Occidente”.



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