Domenica un politico danese di estrema destra, tale Rasmus Paludan, ha bruciato una copia del Corano di fronte all’ambasciata turca a Stoccolma in un atto dimostrativo. L’account Twitter Bad Baltic States, che osserva l’area baltica, ha raccolto informazioni da diversi media svedesi, russi e statunitensi per tracciare il profilo completo di Paludan e, soprattutto, del giornalista che lo ha pagato per compiere quell’atto, Chang Frick. E ha scoperto come l’atto sia stato organizzato dalla propaganda del Cremlino.
Frick, di nazionalità svedese, ha lavorato per il canale russo Russia Today, ha spesso viaggiato a Mosca e ha creato un proprio sito di informazione alternativa in Svezia. Il quotidiano Svt Nyheter riporta che la tassa di autorizzazione per la manifestazione di domenica è stata pagata appunto dal giornalista il quale sostiene di averlo fatto su richiesta di un altro giornale di estrema destra, Exakt24. Tuttavia, il quotidiano ha raccontato un’altra storia: è stato Frick a contattarli inizialmente, chiedendo di trovare qualcuno disposto a compiere quell’atto dimostrativo e loro avevano consigliato Paludan.
Frick era apparso in un’inchiesta del 2019 del New York Times che approfondiva come la Russia stesse attivamente lavorando per polarizzare la società svedese sostenendo i media di estrema destra che fungono da cassa di risonanza su temi quali l’immigrazione. È il caso, appunto, del quotidiano Nyheter Idag di Frick.
La questione del rogo del Corano va a complicare ulteriormente i già tesi rapporti tra Turchia e Svezia. L’ingresso del Paese scandinavo nella Nato avrebbe benefici enormi per la sicurezza dell’Europa e del mondo, soprattutto nel Baltico e questo incidente ha giocato un ruolo chiave nel suo tentativo di sabotaggio. A otto mesi dalla dichiarazione di voler entrare nella Nato, la Svezia si ritrova oggetto di questo episodio orchestrato dalla Russia nell’intento di deteriorarne i rapporti con Ankara. La Turchia è l’unico Stato membro dell’Alleanza che ancora si oppone all’ingresso di Stoccolma.
A conferma di questa strategia vi è il fatto che sono giornalisti collegati al Cremlino a coprire e dare risalto all’evento. Di certo esistevano già frizioni tra Svezia e Turchia, ma l’episodio getta benzina sul fuoco. L’obiettivo della propaganda putiniana è quello di polarizzare le società democratiche anche facendo sembrare fatti insignificanti e marginali come eventi importanti. E lo stesso schema si ripete costantemente in Europa e nel mondo, questo è solo uno dei più significativi.
Non è ancora chiaro quale sarà l’esito della candidatura della Svezia alla Nato. Ma paradossalmente, se i manifestanti in Turchia volessero davvero colpire le persone che hanno bruciato il Corano, dovrebbero sostenerne la richiesta di adesione.