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Taiwan come l’Ucraina? La visione dell’ex segretario generale Nato

“Non dobbiamo commettere gli stessi errori con la Cina. Dobbiamo trarre le giuste lezioni dalla guerra in Ucraina per prevenirne una nello Stretto di Taiwan”. Anders Fogh Rasmussen, ex segretario generale della Nato, invita a non sottovalutare i punti in comune tra Mosca e Pechino e lancia un appello ai Paesi alleati ad agire ora

Ancora tensione tra Cina e Taiwan. Nelle ultime ore, le autorità di Taipei hanno deciso di eseguire una serie di simulazioni militari nel sud del Paese per il timore di un’invasione di Pechino. Circa 15 aerei e quattro navi militari cinesi hanno effettuato incursioni intorno a Taiwan e non si esaurisce l’eco delle parole di Xi Jinping sulla riunificazione, come ribadito nell’ultimo congresso del Partito Comunista Cinese.

Di fronte alle significative esercitazioni militari della Cina lungo la costa di Taiwan – le seconde in meno di un mese – Anders Fogh Rasmussen, ex segretario generale della Nato, aveva invitato la scorsa settimana l’Alleanza atlantica e i Paesi europei a tenere esercitazioni militari congiunte con Taiwan sul suolo europeo, nel tentativo di scongiurare qualsiasi azione di forza da parte dei cinesi.

Dopo una visita a Taiwan, la prima di un ex segretario Nato, Rasmussen ha confermato il suo sostegno alla libertà, alla democrazia e al diritto del popolo taiwanese. In un articolo pubblicato sul Financial Times, racconta come l’economia di Taiwan è cresciuta, rispetto alla sua prima visita nel 1994, e come la democrazia “è diventata un faro di libertà non solo in Asia ma per il mondo intero”.

“La trasformazione democratica di Taiwan sarebbe impressionante in qualsiasi circostanza – spiega l’ex segretario generale Nato -. Il fatto che sia successo mentre affrontava le provocazioni quotidiane di un vicino armato di armi nucleari lo rende straordinario”.

Per questo motivo, i paralleli con Ucraina e Russia sono difficili da ignorare: “Un leader autoritario che diventa sempre più repressivo in patria e aggressivo all’estero, retorica revanscista sulla riunificazione della madrepatria […] Il mondo democratico non è riuscito a scoraggiare un attacco russo all’Ucraina: non dobbiamo commettere gli stessi errori con la Cina. Dobbiamo trarre le giuste lezioni dalla guerra in Ucraina per prevenirne una nello Stretto di Taiwan”.

La prima di queste è che gli ucraini si sono dimostrati pronti a combattere per la propria libertà. Fogh Rasmussen sottolinea che “le forniture di armi si sono dimostrate efficaci solo perché il popolo ucraino era disposto a morire per proteggere la propria patria”. In questo senso, la decisione del governo taiwanese di estendere il servizio militare da quattro mesi a un anno è molto importante perché invia un segnale che il Paese prende sul serio la propria difesa.

La seconda lezione riguarda la risposta, unitaria e forte, del mondo democratico: “Dall’invasione della Russia, gli alleati dell’Ucraina hanno fornito armi e imposto sanzioni economiche […] I leader democratici devono chiarire che qualsiasi tentativo da parte della Cina di cambiare con la forza lo status quo a Taiwan scatenerebbe una risposta altrettanto unificata”.

Infine, l’importanza delle armi: “L’Ucraina è riuscita a fermare l’invasione russa iniziale e a ribaltare le sorti della guerra grazie alla fornitura di attrezzature militari superiori da parte dei suoi alleati, in particolare degli Stati Uniti […] Questa lezione è ancora più importante per Taiwan, la cui geografia insulare sarà difficile da rifornire in tempo di guerra”.

E aggiunge che bisogna ricordare come “la pacificazione con i dittatori non porta alla pace, porta alla guerra e al conflitto. Questo è il motivo per cui tutti coloro che credono in una Taiwan democratica e in un ordine internazionale basato su regole devono adoperarsi affinché l’Ucraina prevalga”.

“Se il mondo democratico impara queste lezioni e agisce ora, Taiwan può evitare gli orrori inflitti all’Ucraina – conclude Rasmussen -. Attraverso il nostro sostegno, possiamo consentire alle persone di Taiwan e dell’Ucraina di decidere del proprio futuro. Uno basato sui principi di libertà, democrazia e autodeterminazione”.

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