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Parte la task force ransomware sotto guida australiana. Tutti i dettagli

Gli attacchi informatici a scopo di estorsione saranno una minaccia anche nel 2023. L’iniziativa voluta dall’amministrazione statunitense coordinerà “il lavoro congiunto” di 36 Paesi (tra cui l’Italia) attraverso la condivisione di informazioni e attività per resilienza, disruption e contrasto alla finanza illecita

A gennaio diventerà operativa l’International Counter Ransomware Task Force, lanciata durante un incontro di inizio novembre ospitato dagli Stati Uniti alla Casa Bianca a cui avevano partecipato 36 Paesi (tra cui Emirati Arabi Uniti, Israele e Ucraina) e l’Unione europea, oltre a 13 aziende private. La task force coordinerà “il lavoro congiunto” attraverso “la condivisione di informazioni e capacità, nonché con azioni congiunte nei settori della resilienza, della disruption e del contrasto alla finanza illecita”, si legge nella dichiarazione comune dell’incontro di due mesi fa. A guidarla sarà, come concordato durante quell’incontro, l’Australia, che molto sia sta spendendo sulle partnership globali per affrontare un problema come gli attacchi informatici, che hanno riguardato il Paese in settore essenziali come le assicurazioni sanitarie private (Medibank Private).

QUI CANBERRA

“L’incidente informatico che ha coinvolto Medibank Private ci ricorda senza mezzi termini che abbiamo bisogno di una preparazione globale per combattere le minacce informatiche, compreso il ransomware”, ha dichiarato Clare O’Neil, ministro agli Affari interni e per la cybersecurity, dopo l’incontro organizzato dagli Stati Uniti. “Voglio che l’Australia sia un leader globale nella sicurezza informatica e il governo australiano continuerà a collaborare con i partner internazionali, l’industria e la comunità per sviluppare risposte efficaci al complesso problema della criminalità informatica”.

QUI ROMA

“L’Italia accoglie con favore l’istituzione della Counter Ransomware Task Force che consideriamo uno strumento molto utile per promuovere ulteriori collaborazioni all’interno della nostra comunità che è, e questo è un aspetto importante per noi, una comunità di valori”, aveva dichiarato Massimo Ambrosetti, ex ambasciatore a Panama oggi direttore per gli affari internazionali strategici dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, alla fine dell’incontro di novembre alla Casa Bianca. “Sono quindi lieto di ribadire il forte impegno dell’Italia nei confronti della Counter Ransomware Initiative e la nostra disponibilità a offrire il nostro contributo per raggiungere gli importanti obiettivi delineati nella nostra dichiarazione congiunta”, aveva continuato.

Quello di Ambrosetti era un forte appello alla cooperazione tra alleati e partner. “Sappiamo che ci stiamo addentrando in acque per certi versi inesplorate, ma siamo fiduciosi di poter affrontare efficacemente la sfida del ransomware se uniamo le forze in modo concreto”, aveva spiegato. “Allo stesso tempo, pensiamo che questa conferenza tempestiva abbia rafforzato la nostra consapevolezza che il cambiamento non può essere rimandato nel nostro approccio per contrastare questa serie di attività destabilizzanti e criminali”.

IL 2023

Gli attacchi ransomware – una doppia estorsione: i dati e il riscatto – continuano a crescere. La pandemia con il ricorso al telelavoro prima e il contesto internazionale con la guerra d’invasione russa dell’Ucraina sono due i fattori globali che hanno alimentato il ricorso a questo tipo di offensive nel quinto dominio, che secondo gli esperti del settore continueranno a rappresentare un’importante minaccia anche nel 2023. “Purtroppo la minaccia dei ransomware continua a peggiorare”, hanno scritto gli analisti della società di cybersecurity svizzera Acronis nell’ultimo rapporto diffuso pochi giorni fa. “Il volume dei ransomware è in calo, ma la minaccia è più grande che mai”, si legge. Il ransomware, infatti, continua a “essere la minaccia numero uno per le grandi e medie imprese, comprese quelle governative, sanitarie e altre organizzazioni critiche”.

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