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Top secret. Spionaggio e cinema, una coppia vincente a Parigi

Di Maria Gabriella Pasqualini

L’agente segreto, i personaggi misteriosi, i fantasmi e tutte quelle che sono le ambiguità romanzesche, spesso ispirate da fatti storici ma anche spesso però “rivisti” per necessità cinematografiche, innestando a volte improbabili contingenze. La visita di Maria Gabriella Pasqualini, studiosa e docente dei servizi di sicurezza, alla mostra presso la Cinèmathéque française di Parigi

Una bella mostra da vedere a Parigi alla Cinèmathéque française (fruibile fino al 21 maggio 2023, con un biglietto del costo di 12 euro), sul rapporto tra lo spionaggio e il cinema. L’agente segreto, i personaggi misteriosi, i fantasmi e tutte quelle che sono le ambiguità romanzesche, spesso ispirate da fatti storici ma anche spesso però “rivisti” per necessità cinematografiche, innestando a volte improbabili contingenze.

Spionaggio e cinema condividono l’arte e la tecnica di inquadrare, filmare, catturare suoni e immagini. Così come lo spione, il cineasta ricorre alle tecnologie per registrare e controllare, il primo, o falsificare la realtà, il secondo, per raccontare una storia di spionaggio. E così come lo spionaggio, anche il cinema è una tecnica che non termina mai di migliorare e di essere sempre più sofisticata.

È stato dato molto spazio agli eroi dei due blocchi, occidentale e orientale del dopoguerra nel cinema, sottolineando nella mostra quella bipolarità ideologica complessa che opponeva il blocco democratico dell’ovest a quello comunista dell’est e cioè, secondo una regola d’oro dello scenario cinematografico: CIA e MI6 contro KGB e STASI. Il mito di questa epoca è stato indubbiamente simbolizzato da James Bond, lo 007 che avrebbe avuto licenza di uccidere. Personaggio di successo, a metà fra fantasia e realtà, spesso troppa fantasia, almeno nelle realizzazioni cinematografiche.

Possiamo sicuramente dire che personaggi come Modesty Blaise o OSS117 e altri hanno avuto la bravura di rappresentare la violenza della guerra fredda come uno spettacolo dove l’immaginario contribuisce molto e nel quale ci si può immergere in un mondo accattivante e interessante, pur se spesso non tutto quello che viene narrato sugli schermi corrisponda alla realtà.

Lo spionaggio è anche un affare di donne e il cinema si è interessato molto alle spie dell’ombra che hanno spesso lottato per un motivo ideologico e sono state uccise, come ad esempio quelle donne che sono state spie o informatrici durante la prima e la seconda guerra mondiale, clandestine delle grandi guerre. Durante quei conflitti, però, numerose attrici hanno utilizzato la loro fama per lavorare seriamente nell’ambito dei servizi informativi come per esempio Josephine Baker, ricordata nella mostra, che durante i suoi viaggi passava informazioni sensibili all’Ufficio centrale informativo francese (BCRA).

Una parte della esposizione è dedicata a quelle donne “tentatrici” le cui tecniche di spionaggio si mescolano invariabilmente con il glamour e la seduzione: così la sezione dedicata a Margaretha Geertruida Zelle, in arte Mata Hari, ricordando i film di George Forrester del 1931 e quello di Jean-Louis Richard del 1964. Anche il film Agente X 27 di Joseph von Sternberg si ispira alla vita molto romanzata di Mata Hari, per immergersi in un mondo chiaroscuro dello spionaggio con Marlene Dietrich che impersona la spia la quale, peraltro, come rivelano i documenti francesi a lei relativi, custoditi nello Château di Vincennes a Parigi, non fu mai una vera spia ma solamente una escort di lusso, bisognosa continuamente di soldi, giustiziata dai francesi il 15 ottobre 1917, come uno dei capri espiatori di uno spionaggio che non aveva mai eseguito, ma che avrebbe contribuito, nella vulgata popolare, alla grande sconfitta francese subita a Verdun. Nella mostra sono anche esposti gli album personali che Zelle portava con sé nei suoi viaggi attraverso l’Europa. In essi ci sono foto, poster che annunciano i suoi spettacoli, critiche, telegrammi ma anche lettere scritte dai suoi celebri amanti e ammiratori. Vi sono delle note scritte di suo pugno: oggetti di indubbia curiosità.

È invece interessante ricordare che la stessa Dietrich, durante la guerra, ha realmente spiato alcune autorità naziste per conto dell’Office of Strategic Service (OSS), americano.

Viene ricordata nella mostra anche l’attrice Hedy Lamarr, nata nel 1915 in Austria. Attrice cinematografica a Hollywood mentre lavorava con la potente MGM, scoprì che aveva una passione per le tecnologie militari. Recitare personaggi di donna fatale non soddisfaceva il suo imperioso bisogno di invenzione. Nel 1942 depositò, insieme al compositore George Antheil, un brevetto per un innovativo sistema di guida a distanza per siluri. Propose il brevetto alla Marina americana che però non lo utilizzò durante il conflitto. Una invenzione estremamente importante che è all’origine del moderno GPS.

La parte forse più interessante di questa mostra sono alcuni documenti fotografici della STASI raramente visti nelle mostre. Simon Menner, fotografo e artista-archivista che vive attualmente a Berlino, nota che il ministero della Sicurezza dello Stato della Repubblica Democratica Tedesca (STASI) aveva uno dei sistemi di sorveglianza tra i più efficaci del mondo. Dopo la caduta del muro di Berlino una parte di quegli archivi sono stati aperti al pubblico e questo artista ha fatto delle interessanti ricerche proprio in quegli archivi fotografici, potendo così documentare la repressione e il controllo esercitati dallo Stato per sottomettere i suoi cittadini. Infatti, tra gli oggetti presentati in questa mostra ci sono delle foto di vari cittadini sotto controllo e di come gli agenti della STASI si camuffassero per ottenere l’obiettivo previsto. Nella mostra sono esposti dei cofanetti dove ci sono tutti gli elementi per camuffarsi in vari modi o passaporti falsi di una stessa persona con identità e sesso diversi. Oppure oggetti come una valigetta equipaggiata per la fotografia clandestina con un apparecchio fotografico Robot Star 50 (RSA) speciale e una torcia infrarosso marca Helga Press.

Non mancano esemplari di ombrelli con punte avvelenate o bastoni da passeggio ‘animati’ o splendide scarpe di vernice nera con stiletto nascosto in punta.

Non manca anche una macchina per cifrare e decrittare, ormai molto nota, usata nella seconda guerra mondiale, la Enigma o un esemplare dell’altra macchina usata durante il conflitto, la Hagelin.

Cinema e spionaggio, intrecciati fra di loro. Curiosità e divertimento. Notizie vere e interessanti. Una mostra da vedere per neofiti nell’argomento e addetti ai lavori, che ovviamente alcune volte alzeranno un sopracciglio. Ma nel complesso la mostra è scientificamente valida.

(Foto © Photo Firuzeh)

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