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Il 2023 che verrà per l’Ucraina. Le previsioni di Edward Lucas

Di Edward Lucas

Di fronte all’inesorabile disintegrazione e sconfitta dell’esercito russo, la pressione sul Cremlino e al suo interno sarà insopportabile. Qualcosa cederà. Se dovessi prevedere quando, direi ad agosto. Il commento di Edward Lucas, non-resident senior fellow al Center for European Policy Analysis

Qualsiasi previsione per I’anno nuovo dovrebbe iniziare valutando le lezioni apprese in quello appena trascorso.

Un insegnamento importante è che il Cremlino è più debole di quanto pensassimo. La sua macchina da guerra ha fallito sul campo di battaglia. Il suo apparato di propaganda non è in grado di spiegare perché. Il suo processo decisionale non può correggere gli errori. L’altra grande lezione è che l’Ucraina è molto più forte di quanto la maggior parte degli stranieri (e di molti ucraini) credessero. È vero, il costo umano e fisico della guerra è stato impressionante: molte decine di migliaia di morti, centinaia di migliaia di mutilati o feriti, milioni di sfollati. I danni fisici sono terribili. Un prezzo che aumenterà tanto più a lungo quanto più la guerra si protrarrà. È persino possibile che la Russia sia in grado di organizzare un’altra grande offensiva, magari accompagnata da attacchi devastanti alle infrastrutture ucraine. Questo nuovo anno non è il momento dei brindisi e delle pacche sulle spalle.

Ma gli ucraini hanno dimostrato di essere disposti a combattere e a morire per la libertà del loro Paese. Lo fanno non solo con coraggio, ma anche in modo sempre più efficace. L’Occidente ha fornito denaro e armi. Non mostra alcun segno di scissione dell’unità o di “stanchezza da Ucraina”.

Quindi mi aspetto per il 2023 più di quanto abbiamo visto nel 2022: vittorie ucraine e sconfitte russe. Questo è ciò che si aspettano gli ucraini. Un nuovo sondaggio di opinione di EuroMaidanPress mostra che il 97% crede che il proprio Paese possa sconfiggere gli attacchi della Russia. Quasi il 90% è ottimista per l’anno prossimo. Per la prima volta dall’indipendenza del 1991, la maggioranza crede che ci siano idee e valori che vale la pena difendere e vivere, al contrario dell’“anomia” (disperazione nichilista). Non disponiamo di dati comparabili per la Russia, anche se l’umore generale è cupo. Un sondaggio della Fondazione anticorruzione di Alexander Navalny ha mostrato che la percentuale di cittadini che ritiene che la guerra sia stata un successo è scesa da un già scarso 23% in ottobre a un desolante 14% in novembre.

Sappiamo già che il punto più debole della macchina militare russa è la logistica: fornire munizioni ed equipaggiamento alle truppe in prima linea richiede camion, carburante e magazzini, amministrati con competenza e onestà. I problemi della Russia in questo campo sono destinati a peggiorare. I comandanti possono parzialmente colmare le lacune inviando in battaglia soldati di leva mal addestrati, noti nell’agghiacciante linguaggio militare russo come одноразовые (usa e getta). Ma questa non è una risposta a lungo termine. Oltre ai problemi della catena di approvvigionamento, assisteremo ad altri saccheggi (della propria parte), diserzioni, arrese e persino ammutinamenti, ritirate e sconfitte.

Il Cremlino può creare la propria realtà politica, in cui l’operazione militare speciale non è una guerra, e attaccare un altro Paese vale come “difendere la patria”, per citare il messaggio di Vladimir Putin per il nuovo anno. Ma non può cambiare il quadro sul campo di battaglia. Alla fine, la logica militare detta i risultati politici. Di fronte all’inesorabile disintegrazione e sconfitta dell’esercito russo, la pressione sul Cremlino e al suo interno sarà insopportabile. Qualcosa cederà. Se dovessi prevedere quando, direi ad agosto.

Gli alleati occidentali dell’Ucraina non hanno finora riflettuto sulle scelte difficili e improvvise che la Russia post Putin presenterà. Soprattutto, i decisori americani (quelli che contano di più) lasceranno che l’esercito ucraino faccia valere il suo vantaggio? O riterranno che la strada più sicura sia quella di spingere per i colloqui di pace? Mi preoccupo: di solito gli occidentali concedono alla nuova leadership di Mosca il beneficio del dubbio prima che la realtà morda.

Il grande pericolo è che l’Ucraina vinca la guerra ma perda la pace. Potrebbe non riuscire a riconquistare tutti i territori perduti, ritrovandosi senza garanzie di sicurezza credibili e con l’aggressore impunito. Ma questo esito può ancora essere evitato. Ed è molto meglio che non vincere affatto la guerra.

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