“Cominciare a pensare alla ricostruzione dell’Ucraina, ricordando anche le basi poste dall’incontro tra Meloni e Zelensky e preparare un nuovo piano Marshall”, così Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy in un intervento al convegno “Ucraina, un anno dall’invasione”, organizzato dalla Luiss School of Government. Ricostruzione, aiuti, scenari globali tra i temi discussi dai panelist
“Ricordare un evento drammatico, ma anche il sostegno morale e concreto a chi in Ucraina combatte per la libertà del proprio Paese e, in una certa misura, per la libertà della nostra Europa”. Così Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, intervenendo al convegno “Ucraina, un anno dall’invasione”, organizzato dalla Luiss School of Government.
“Sono stato in Ucraina due volte”, prosegue il ministro, “la prima durante la campagna elettorale come esponente di Fratelli d’Italia per rassicurare il governo di Kiev sulle posizioni di Giorgia Meloni. La seconda come ministro a gennaio 2023″. Urso sostiene che, oltre al sostegno militare, bisogna cominciare a pensare alla ricostruzione economica del Paese, ricordando anche le basi poste dall’incontro tra Meloni e Zelensky di questa settimana per un evento dedicato il prossimo aprile. Il punto è “far conoscere le potenzialità del mercato ucraino agli operatori economici italiani” e prepararsi a un “nuovo piano Marshall”.
“È in gioco l’architettura del sistema internazionale”, spiega il prorettore all’internazionalizzazione Raffaele Marchetti. “Esiste il tema locale della vita degli ucraini, della sopravvivenza di un governo indipendente e di un Paese. Ma c’è anche il risvolto globale”. Il professore ricorda come dall’esito di questa guerra dipenderà l’ordine internazionale futuro, se rimarrà un ordine liberale di stampo post-guerra fredda o se, al contrario, sarà un ordine meramente definito dalla distribuzione di potere su più poli.
E pone l’accento sul ruolo della diplomazia, quanto mai necessaria per arrivare a una pace che ponga fine al massacro in atto. Un punto su cui si sofferma anche il colonnello Franco Di Santo. Il militare ricorda nella sua analisi strategica come questa guerra vede due forze sul campo che fondamentalmente si equivalgono: l’una con una grande qualità di armamenti e tattiche operative (gli ucraini), l’altra con un enorme serbatoio umano a cui attingere (i russi). “Qualità contro quantità”, spiega Di Santo. E conclude: “questa non è una guerra che si possa risolvere con lo strumento militare, ma serve invece quello politico”.
Fin dallo scoppio dell’invasione – che il mondo mediatico italiano aveva bollato come bufala, come ricordato da Gianni Riotta – la Luiss si è impegnata a sostenere in modo concreto la popolazione dell’Ucraina. Per permettere ai giovani di non rinunciare alla propria formazione e per contribuire a ridare speranza ad un popolo ferito dalla guerra, ha deciso di costituire un fondo di dieci borse di studio per la formazione. Questo nella convinzione che saperi e competenze sono una leva fondamentale per ridisegnare il futuro di una nazione.