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Prepariamoci a massicce attività di info ops da Cina e Russia

Di Michele Zizza

Il lavoro svolto dagli atenei occidentali è importante per fornire le metodologie di indagine e per suggerire i possibili modi per contrastare le attività in corso che, anche per altri obiettivi, potrebbero riguardare singoli stati o l’intero ecosistema atlantico. L’intervento di Michele Zizza, docente di Culture Digitali all’Università della Tuscia

Dati gli sforzi degli stati e delle organizzazioni internazionali nel voler disciplinare il dominio dell’informazione, il prossimo 2 febbraio, a Riga, la Nato si ritroverà per presentare il rapporto sulle attività dell’informazione mosse dalla Russia in Ucraina e in altri scenari internazionali. Ovviamente, di riflesso, anche la Russia, pubblicherà le “media operations” dei suoi antagonisti e lo farà sulla Nato e i Paesi dell’area atlantica, ma non sulla Cina, ad esempio, con la quale, proprio in termini di intelligence della comunicazione, ha sottoscritto nuovi protocolli di intesa.

È necessaria questa premessa ed è doveroso specificare che questo contributo offerto a Formiche.net verte su un confronto interuniversitario, internazionale, sviluppato su una tabella di variabili che definiscono lo studio sulle attività di influenza che l’asse sino-russo attua. Il lavoro svolto dagli atenei occidentali è importante per fornire le metodologie di indagine e per suggerire i possibili modi per contrastare le attività in corso che, anche per altri obiettivi, potrebbero riguardare singoli stati o l’intero ecosistema atlantico. Come si costruisce dunque un documento? I modelli si possono trovare in rete, pubblicamente, e le tecniche descritte fanno parte della cassetta degli attrezzi a disposizione dei ricercatori dell’area scientifica 14. Ecco, ad esempio, uno schema di variabili che ci indicano le attività di info-ops in corso sull’asse Mosca-Pechino. Variabili applicate: quali canali vengono utilizzati? Quali tecniche cognitive utilizzano le operazioni per influenzare il pubblico target? Quali attori sono impiegati e in che modo per facilitare la diffusione delle informazioni? Quali mezzi o procedure vengono impiegati per nascondere l’autore o lo scopo dell’operazione informativa?

Dunque, prima di osservare lo studio e i risultati di uno degli ultimi report Nato, è bene ricordare che la propaganda è sempre stata un’alleata della politica estera russa, sia prima che dopo la guerra fredda. Analogamente, anche per la Cina il ruolo della narrazione strategica ha sempre rappresentato un elemento determinante nelle politiche espansionistiche dello stato del dragone. Non a meno hanno fatto gli Stati Uniti, l’India, la Francia, il Regno Unito e altri stati.

Possiamo allora affermare, brevemente, che il documento elaborato offre una disamina sulle operazioni di informazione, russe e cinesi, basato sulle osservazioni delle similitudini, delle differenze e sullo studio dei processi di coinvolgimento cognitivo verso un obiettivo reciproco. I dati ottenuti dall’indagine evidenziano che l’apertura verso le narrazioni cinesi e russe va spesso di pari passo e, quindi, l’affinità cognitiva verso i loro messaggi si registra anche a livello di audience (sentiment in contenuti campione monitorati). Difatti, alcuni tipi di pubblico risultano essere compiacenti solo alla Russia o alla Cina, ciò favorisce lo sviluppo di una narrativa unica e simile basata su comuni denominatori che, dunque, oltre a rafforzare la propaganda individuale, agiscono anche su una propaganda corale e, quindi, su nuovi pubblici target.

Ad esempio, a seguito della crisi in Ucraina, la Cina è vista più favorevolmente della Russia negli Stati membri della Nato (e nella maggior parte dei luoghi in tutto il mondo), questo avrebbe permesso ad alcune narrazioni filo-russe di essere state promosse dalla Cina, soprattutto in relazione al fatto che diversi canali russi sono stati bloccati e sanzionati dall’Europa (Sputnik e RT). Quindi la Cina agisce come un cavallo di Troia per far breccia nelle aree, soprattutto balcaniche, baltiche e africane, veicolando contenuti propagandistici di matrice russa. La Nato presta attenzione a queste “tattiche di squadra” e lo fa attraverso il monitoraggio e lo sviluppo di temi/contenuti capaci di contrastare ed abbassare l’”effetto eco”. Tuttavia, le differenze tra le strategie utilizzate da entrambi i Paesi – comprese le operazioni di informazione più evidenti della Cina in questa fase e più nascoste e divisive della Russia – evidenziano anche la necessità di escogitare contromisure separate più specifiche all’influenza dell’informazione sia russa che cinese.

Questo cosa indica in termini di “minacce”? Nei prossimi mesi assisteremo, anche in Europa, a una massiccia attività mediatica promossa dalla Cina col fine di rafforzare, velatamente e anche attraverso una narrativa basata sulla dialettica diplomatica, le attività russe che si intensificheranno in Ucraina o in altre regioni di interesse strategico del Cremlino. Seppur Xi Jinping non parlerà mai della crisi Ucraina, sarà sicuramente interessante intercettare gli investimenti cinesi atti a rafforzare le economie locali di stati che hanno perso la fiducia in Putin. Le operazioni economiche saranno accompagnate da narrative altisonanti contenenti dei riferimenti (common factor) alla Russia. Queste operazioni avranno un effetto più efficace nei paesi più esposti all’instabilità economica e con trascorsi storici filo russi o filo asiatici. Ma non si dovrà escludere un riverbero in altri paesi europei come l’Italia, ad esempio.

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