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Portare l’etica nell’estrazione mineraria? La mossa dell’Italia con gli Usa

Roma si è unita alla Minerals Security Partnership, iniziativa lanciata a giugno dall’amministrazione Biden che in meno di un anno ha già vagliato 200 progetti approvandone 12. Ecco le ragioni della scelta

L’Italia è entrata a far parte della Minerals Security Partnership, iniziativa lanciata a giugno dall’amministrazione statunitense per promuovere l’estrazione etica e rafforzare le partnership tra Paesi “amici” lungo le catene di approvvigionamento del settore, anche a fronte della weaponization delle interdipendenze da parte di Paesi autoritari, come Russia e Cina. Ad annunciarlo è stato Jose Fernandez, sottosegretario di Stato americano per la crescita economica, l’energia e l’ambiente, intervenendo nei giorni scorsi alla conferenza Investing in African Mining Indaba a Città del Capo, in Sudafrica.

Dopo la crisi di governo estiva, le elezioni e l’insediamento di un nuovo esecutivo, la prima riunione a cui ha partecipato l’Italia (rappresentata dal console Emanuele Pollio) si è tenuta martedì. Presenti anche altri 11 Paesi e l’Unione europea, che fanno parte della partnership, oltre ad Angola, Botswana, Repubblica Democratica del Congo, Sudafrica, Tanzania, Uganda e Zambia. Il tavolo ha prodotto una dichiarazione di impegno per “raggiungere una transizione energetica equa e giusta”, si legge in una nota del dipartimento di Stato. La partnership sosterrà progetti che “dimostrino una gestione responsabile dell’ambiente naturale; si impegnino in processi consultivi e partecipativi per quanto riguarda l’accesso e l’acquisizione di terreni; si impegnano a una consultazione significativa e continua con le comunità; assicurano condizioni sicure, eque, inclusive ed etiche nella comunità e sul posto di lavoro; fornire benefici economici ai lavoratori e alle comunità locali; e garantire operazioni commerciali trasparenti ed etiche”.

“Vogliamo coinvolgere le comunità interessate dai potenziali progetti e dal processo decisionale”, ha spiegato il sottosegretario Fernandez. “Se doveste dire che lo facciamo per proteggere i nostri profitti, avreste in parte ragione. Abbiamo visto troppi casi in tutto il mondo, alcuni dei quali in Sud America, in cui l’opposizione delle comunità ha portato alla chiusura di miniere altrimenti vantaggiose”.

In meno di un anno di lavoro la Minerals Security Partnership ha esaminato 200 progetti e ne ha scelti 12 su cui lavorare, ha dichiarato ancora Fernandez. Poi ha fornito qualche esempio: “Due Paesi dell’Asia orientale stanno creando un centro di cooperazione per i minerali e i metalli critici, in cui un Paese condividerà con l’altro le competenze fondamentali. Nella regione del Pacifico, la produzione di minerali è in piena espansione e un paio di nostri partner stanno collaborando per sviluppare materiali per batterie e lavoreranno per attrarre investimenti e scambi commerciali trasparenti nel Pacifico. Stiamo anche esaminando la lavorazione a metà strada in due Paesi chiave, uno in Africa e l’altro in America Latina, che potrebbe rivoluzionare lo sviluppo della forza lavoro. I partner della Minerals Security Partnership stanno inoltre costituendo un consorzio pubblico-privato per sviluppare strutture di lavorazione all’avanguardia in America Latina, in modo da formare una catena di valore completa in quella regione”, ha spiegato come riportato da Voice of America.

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