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Fascismo, comunismo, smettiamo di perdere tempo. Il taccuino di Becchetti

Certo, è più facile parlare di fascismo e comunismo piuttosto che fare la fatica di approfondire le questioni e i problemi e cercare di trovare di volta in volta le soluzioni. Ma ai ragazzi chiedo di appassionarsi ai problemi veri su cui si gioca il nostro futuro. Il commento di Leonardo Becchetti

Fascismo, antifascismo, comunismo. Invece di appassionarsi ad approfondire i nuovi e gravi problemi che abbiamo di fronte l’Italia rischia di ritornare alla contrapposizione sui massimi sistemi del ‘900 che hanno prodotti risultati sanguinosi e disastrosi ma sono nel nostro paese per fortuna ormai passati e tramontati da un pezzo. C’è una superficie della vita politica e sociale online e offline che nasconde spesso ignoranza, superficialità e mancanza di approfondimento consumando energie in una lotta tra bandierine, slogan, appartenenze che fa tanto colore e non risolve nulla delle questioni che abbiamo sul tappeto.

Sarebbe bello se i giovani nelle scuole, la stampa e i media si appassionassero alle questioni vere che decidono presente e futuro delle nostre vite. Primo, la popolazione invecchia, la crisi demografica è profonda e dobbiamo capire come sarà possibile conciliare spese sanitarie e pensionistiche crescenti con i vincoli di bilancio. Già oggi avvertiamo le conseguenze critiche del problema con pronti soccorsi sovraffollati, diseguaglianze di reddito sempre maggiori tra chi ha reddito per andare sul privato e chi può solo accedere al sistema pubblico attraverso lunghe file di attesa, diseguaglianze sanitarie territoriali che rischiano di essere approfondite se non si lavorerà bene sui livelli essenziali delle prestazioni in un quadro di sempre maggiori autonomie regionali.

Secondo, si affaccia con sempre maggiore evidenza il problema del mismatch tra posti di lavoro vacanti e disoccupati o inattivi, con carenze drammatiche di manodopera in molti settori produttivi. C’è bisogno di migliorare i nostri sistemi di riqualificazione della forza lavoro, di formazione permanente, dobbiamo evitare che le reti di protezione contro la povertà scoraggino o disincentivino la ricerca di lavoro costruendo società sempre più generative e meno passive. Dobbiamo combattere la piaga dei NEET, i giovani che non lavorano né studiano, una percentuale troppo elevata nel nostro paese.

Terzo, la sfida del riscaldamento globale diventa sempre più pressante e ci sta già presentando molti conti (siccità, danni all’agricoltura, eventi climatici estremi). Dobbiamo affrontarla cambiando profondamente i nostri modelli di mobilità, efficentando gli edifici e cambiando fonti di produzione di energia accelerando la crescita delle rinnovabili. Ci vorrebbe programmazione di medio periodo invece di grandi accelerate e frenate di emergenza come quella passata sul conto energia e oggi sul superbonus. Ogni intervento va diluito nel tempo chiarendo i tetti di spesa pubblica aggregati per fare in modo che sia compatibile con i vincoli di finanza pubblica.

Bisogna infine affrontare in modo serio il problema delle diseguaglianze aggiustando e correggendo il nostro sistema economico che ne produce troppe al momento della creazione di valore economico e le corregge poco dopo che il reddito è stato creato. Se qualcuno è rimasto alla contrapposizione tra liberismo e keynesismo dovrebbe capire che oggi l’economia è qualcosa di molto più complesso e sofisticato dove in ogni particolare contesto bisogna capire come i meccanismi del mercato, l’intervento pubblico, l’azione dal basso della società civile e del terzo settore e il contributo della responsabilità sociale d’impresa s’intrecciano per risolvere problemi e contribuire al bene comune.

Lo so è più facile parlare di fascismo e comunismo piuttosto che fare la fatica di approfondire le questioni e i problemi e cercare di trovare di volta in volta le soluzioni. Ma è la seconda cosa che dobbiamo fare. Vi prego, appassionatevi ai problemi veri su cui si gioca il nostro futuro. Dialogo e convivenza pacifica iniziano proprio quando capiamo che l’altro che parte da visioni, competenze ed esperienze diverse dalle nostre ha qualcosa da insegnarci e non è un nemico da combattere.

Mettendo assieme le forze si possono generare percorsi di intelligenza collettiva che aiutano ad affrontare le sfide che abbiamo di fronte. Costruendo al frattempo quel capitale sociale e forza della società civile che è la vera ricchezza del paese. Per questo oggi scelte di consumo e risparmio responsabile, comunità energetiche e processi di co-programmazione ed amministrazione condivisa sono i luoghi dove si costruisce il futuro buono del paese. A chi dice viva il mercato, viva lo stato, viva/abbasso il fascismo e il comunismo rispondiamo…vieni siediti e cerchiamo di risolvere questo problema insieme.


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