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Perché manca il nucleare russo alle sanzioni occidentali

“Capisco le preoccupazioni di alcuni Paesi che hanno contratti con Rosatom”, ma questo non deve portare a ulteriori deroghe alle sanzioni, dice il ministro degli Esteri lituano. Inserire Rosatom nelle entità sanzionate si potrebbe fare seguendo la stessa strategia del petrolio. E sulla questione bielorussa…

Il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, si è detto insoddisfatto del decimo pacchetto di sanzioni dell’Unione europea e sta facendo pressioni a Bruxelles perché la lista includa anche l’industria nucleare russa.

Il gigante dell’energia nucleare Rosatom è stato spesso oggetto dei tentativi di sanzioni da parte dei Paesi dell’Europa orientale e della stessa Ucraina, ma ogni proposta non ha portato risultati. Anche il presidente ucraino Zelensky si era speso sulla questione, ma le richieste a Ursula von der Leyen non avevano avuto seguito.

Landsbergis ha suggerito che esista un modo per aggiungere Rosatom nella lista nera, evidenziando il caso del petrolio. “Capisco le preoccupazioni di alcuni Paesi che hanno contratti con Rosatom e, per quanto riguarda le loro centrali nucleari, è ragionevole pensare che la cancellazione dei contratti possa comportare problemi di sicurezza nucleare”, ha detto il ministro.

Tuttavia ha sottolineato come l’Ue abbia affrontato sfide simili quando ha preso di mira il petrolio russo e dovrebbe quindi perseguire una strategia simile. “Abbiamo derogato alcuni Paesi a causa della loro dipendenza dal petrolio russo, o perché non avevano fonti alternative o perché le loro raffinerie si adattavano solo al petrolio proveniente dalla Russia. (…). È stata una decisione difficile per noi perché volevamo un embargo totale, ma alla fine ha funzionato”.

Landsbergis ha evidenziato come la stessa strada sia percorribile. “Forse abbiamo bisogno di un maggiore dibattito pubblico su questo tema. Non è una questione tecnica, è una questione politica”, ha aggiunto.

Anche la Bielorussia viene toccata dalle proposte sanzionatorie lituane e si tratta qui non di energia, ma di fertilizzanti. “La situazione dei diritti umani in Bielorussia continua a deteriorarsi, l’assistenza alla Russia nella sua guerra contro l’Ucraina non sta diminuendo e, per certi aspetti, si sta rafforzando”, ha ricordato un diplomatico lituano a Formiche.net.

E ha proseguito: “I fertilizzanti di potassio sono la principale fonte di reddito e una delle poche fonti di valuta forte per il regime bielorusso. Per questo motivo abbiamo spinto per un divieto specifico sul potassio bielorusso, oltre al congelamento dei beni delle principali aziende di fertilizzanti”.

Spesso si solleva la questione delle ricadute delle sanzioni sulle crisi alimentari che colpiscono alcuni Paesi. “L’impatto dei fertilizzanti potassici sulla sicurezza alimentare dei Paesi africani è molto limitato e l’argomento della crisi alimentare viene utilizzato solo per coprire gli interessi delle lobby”, spiega il diplomatico.


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