La regione “rimane una priorità fondamentale per la Francia”, dice l’esperta. “È consapevole di dover affrontare la sfida della Cina, ma anche che ci sono molti modi per farlo rafforzando il multilateralismo e le relazioni bilaterali”
L’Indo-Pacifico “rimane una priorità fondamentale per la Francia”, spiega Tara Varma, visiting fellow del Center of the United States and Europe alla Brookings di Washington, parlando con Formiche.net dopo la tappa a Parigi del tour europeo Wang Yi, capo della diplomazia del Partito comunista cinese.
“Non siamo ingenui. Se vogliamo essere considerati e rispettati come un partner dalla Cina dobbiamo organizzarci”, ha detto il presidente Emmanuel Macron a Garden Island, la base navale di Sydney, il 3 maggio 2018. Quel discorso è considerato il manifesto della politica estera francese nell’Indo-Pacifico e l’anticipazione del documento strategico per la regione aggiornato l’anno scorso. “Si basa in larga misura sull’idea che sia necessario un sistema multilaterale e che si debba lavorare insieme”, spiega Varma. Macron, continua, “credo sia molto consapevole di dover affrontare la sfida della Cina, ma anche che ci sono molti modi per farlo rafforzando il multilateralismo nella regione e le relazioni bilaterali. E l’Australia è stata una parte importante di questa strategia”.
Ancora brucia l’Aukus, il patto di sicurezza tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia che ha comportato la cancellazione di un contratto precedentemente firmato con l’Australia per la fornitura a Canberra di 12 sottomarini militari, per un valore di 65 miliardi di dollari. Ma Parigi e Canberra stanno lavorando per ricucire. Due settimane fa si sono tenute consultazioni ministeriali Esteri-Difesa franco-australiane (il cosiddetto 2+2) che hanno portato all’annuncio di un piano congiunto per la produzione di proiettili da 155 millimetri (quelli utilizzati negli obici) per l’Ucraina: un’azienda francese fornirà i proiettili, mentre l’Australia la polvere da sparo.
Ci sono poi altri partenariati strategici che Parigi coltiva nella regione: con il Giappone e con l’India, per esempio. E poi ancora forum multilaterale come l’Asean. In un certo senso, la strategia francese per l’Indo-Pacifico ha dato un impulso anche a quella dell’Unione europea, che punta sulla connettività, in linea con quella statunitense. “L’idea è offrire un quadro alternativo a quello offerto dalla Cina, perché per la maggior parte dei Paesi della regione la Cina è ovviamente il principale partner commerciale, ma anche un vicino con cui non si vuole avere difficoltà”, spiega Varma. “Penso quindi che la strategia francese sia quella di lavorare per rafforzare le relazioni bilaterali con i principali partner della regione, ma anche di essere presente in tutti i diversi forum multilaterali esistenti e di rafforzarli”.
L’Unione europea può far leva su diversi aspetti nelle sue mosse nell’Indo-Pacifico: il commercio, la leadership sui temi climatici, la transizione digitale e quella energetica. Un progetto europeo è la strategia Global Gateway, che però sempre faticare. È “un punto di partenza con del potenziale, ma deve essere rafforzato,” commenta Varma. “Stiamo assistendo a un’Unione europea che sta cambiando, assumendo un ruolo molto più importante e responsabile sulla scena internazionale” che, assicura da Washington, non sta passando inosservato agli occhi americani. “Ci sono diverse aree in cui potremmo cooperare su questo tema”, conclude.