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Italia partner naturale degli Usa nel Mediterraneo. Ecco perché

Skinner (ex amministrazione Trump), il senatore Dreosto (Lega) e Gombacci (Università europea di Valencia) hanno firmato assieme un’analisi per spiegare il ruolo di Roma nel contrastare, assieme a Washington, le attività destabilizzanti di Pechino e Mosca nella regione. Il governo Meloni nella giusta posizione ma serve anche un salto di qualità. Ecco quale

Davanti alle attività destabilizzanti di Russia e Cina nel Mediterraneo allargato, l’Italia rappresenta “un partner naturale” per gli Stati Uniti. A scriverlo sono Kiron Skinner, visiting fellow presso The Heritage Foundation e già a capo del Policy Planning al dipartimento di Stato americano durante l’amministrazione Trump, Marco Dreosto, senatore italiano della Lega e membro della commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama, e Marco Gombacci, consulente di politica estera e difesa e professore associato all’Università europea di Valencia.

In un articolo su RealClearWorld definiscono il Canale di Sicilia un “choke point con un alto valore strategico per l’intera comunità transatlantica”, punto di congiunzione delle principali rotte marittime che collegano le aree oceaniche orientali e occidentali. Ma c’è anche l’underwater, ricordano citando gasdotti e cavi sottomarini. Infine, i flussi migratori.

“L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha riportato l’attenzione sulla fragilità e sull’importanza della regione mediterranea”, spiegano definendo il Mediterraneo allargato “un’area sensibile e critica per la stabilità e la sicurezza dell’Occidente”.

La Cina, “un attore spesso trascurato”, sta promuovendo una “efficace campagna per aumentare la propria influenza e il proprio potere nel bacino del Mediterraneo, proprio come ha fatto per anni in Africa e in Medio Oriente” con investimenti in infrastrutture. I tre citano un esempio italianissimo quando ricordano i tentativi di controllare il porto di Trieste come terminale della Via della Seta. Altre minacce sono la Russia, che ha aumentato la propria flotta nel Mediterraneo, e l’ascesa del terrorismo nel Sahel, che può alimentare flussi migratori che possono essere utilizzati come proxy per destabilizzare alcuni Paesi europei.

Qui può entrare in gioco l’Italia con il nuovo governo presieduto da Giorgia Meloni, con il presidente del Consiglio e i ministri che hanno già visitato le aree di crisi in tutta la regione. “Mentre quasi tutta l’Europa rimane concentrata sull’Ucraina, l’Italia sembra pronta ad assumersi maggiori responsabilità per la sicurezza del Mediterraneo. Inoltre, partecipando a varie iniziative della Nato e dell’Unione europea, Roma può promuovere la cooperazione e la condivisione degli oneri tra i Paesi partner”, scrivono.

Serve però un salto di qualità. “Per essere veramente all’avanguardia, sarà importante che Roma si impegni in maggiori investimenti nel settore della difesa, lavorando duramente per completare la dotazione dei sistemi di difesa nazionali accelerando la produzione di equipaggiamenti strategici e ad alta tecnologia e sviluppando una mentalità all-domain, che includa il cyber e lo spazio”, concludono.

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