L’amministrazione Biden e il governo Meloni lavorano per mantenere un contatto costante e un forte coordinamento a livello di funzionari. Il recente viaggio a Roma di Donfried, responsabile Europa della diplomazia di Washington, è una conferma. Secondo Cristiani (Gmf), “responsabilità politica e capacità istituzionale sono i due elementi che hanno permesso alla relazioni italo-americane di continuare sui binari tracciati da Draghi”
La visita di tre giorni di Karen Donfried in Italia conferma la volontà dell’amministrazione Biden e del governo Meloni di mantenere un contatto costante e un forte coordinamento a livello di funzionari. A Roma l’assistente segretaria di Stato per l’Europa degli Stati Uniti ha incontrato alcuni rappresentanti di centri studi italiani, e poi Raffaele Fitto, ministro per le Politiche europee, l’ambasciatore Francesco Talò, consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, e l’ambasciatore Ettore Sequi, segretario generale del ministero degli Esteri. Temi degli incontri sono stati il sostegno all’Ucraina, il rafforzamento delle relazioni transatlantiche, la cooperazione economica, il ruolo dell’Italia nell’Unione europea, nella Nato e nel Quint, ma anche la sfida delle autocrazie – Russia e Cina in primis – alle democrazie.
LA VISITA DI SHERMAN
Prima di partire per l’Italia Donfried aveva ricevuto al dipartimento di Stato Mariangela Zappia, ambasciatrice italiana a Washington, che ieri ha incontrato Steve Scalise, leader della maggioranza repubblicana della Camera. È utile leggere la nota diffusa dalla Farnesina dopo l’incontro tra Sequi e Donfried. I due “hanno riaffermato l’eccellente stato delle relazioni bilaterali tra Italia e Stati Uniti”, confermato da diversi incontri recenti: quello tra Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, e Joe Biden, presidente statunitense a margine del vertice G20 di Bali, in Indonesia; quello Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, e Antony Blinken, segretario di Stato americano, a margine del G7 di Münster, in Germania. Inoltre, di recente c’è stata anche una missione a Roma di Wendy Sherman, vicesegretaria di Stato, che ha incontrato, oltre a Tajani, Talò e Sequi, anche l’ambasciatrice Elisabetta Belloni, direttrice del Dis. In quell’occasione il dossier Taiwan ha fatto il suo debutto nella relazione bilaterale.
IL COLLOQUIO ALLA FARNESINA
Nel corso del colloquio, il segretario generale della Farnesina ha “espresso forte apprezzamento per l’eccellente coordinamento raggiunto in ambito G7, Nato e nel formato Quint” e ha anche “ricordato il sostegno incondizionato offerto dal nostro Paese all’Ucraina e la convinta adesione italiana al quadro sanzionatorio adottato in ambito europeo per tenere alta la pressione su Mosca e favorire le condizioni necessarie al raggiungimento di una pace giusta in Ucraina”. I due hanno anche “concordato sull’importanza di intensificare l’azione diplomatica, anche in ambito Quint, per la stabilizzazione dei Balcani Occidentali e per il rilancio del percorso di integrazione euro-atlantica”. Infine, hanno “avuto uno scambio di vedute sulle relazioni con la Cina”. Sequi è prossimo a lasciare la guida della Farnesina a Riccardo Guariglia, attuale ambasciatore in Spagna: il prossimo segretario generale, con un’esperienza anche al quartier generale Nato di Bruxelles, completerà il pacchetto di mischia del ministro Tajani, che nelle scorse settimana ha scelto come capo e vicecapo di gabinetto rispettivamente Francesco Genuardi, ex ambasciatore a Bruxelles e console generale a New York, e Cecilia Piccioni, già ambasciatrice in Vietnam, con esperienze alle Nazioni Unite di New York e a Washington.
LA COOPERAZIONE SCIENTIFICA
Nei giorni scorsi, poi, si è tenuta, sempre alla Farnesina, la 14° riunione della commissione congiunta Italia-Usa per la cooperazione scientifica e tecnologica, aperta alla presenza di Maria Tripodi, sottosegretaria agli Esteri, e Monica Medina, sottosegretaria aggiunta per gli Oceani e gli affari scientifici e ambientali internazionali del dipartimento di Stato statunitense (in videocollegamento). Tripodi e Shawn Crowley, incaricato d’affari dell’ambasciata statunitense a Roma, hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta che riconosce nella scienza e nella cooperazione strumenti chiave per l’innovazione tecnologica e lo sviluppo economico e sociale, definendo le aree scientifiche ritenute di maggior interesse reciproco: scienze della vita, fisica e astrofisica, scienze della terra, transizione digitale, tecnologie quantistiche, materiali avanzati, produzione e transizione energetica.
I CONTATTI DI TALÒ
Reduce da un viaggio a Washington è invece l’ambasciatore Talò, consigliere diplomatico di Meloni. Nella capitale statunitense il diplomatico ha incontrato Sherman, il consigliere del dipartimento di Stato americano Derek Chollet e, secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa, anche Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. Con quest’ultimo aveva avuto un colloquio telefonico pochi giorni prima, a inizio gennaio. Come scrivevamo su Formiche.net, era stata “l’occasione per la parte italiana di sottolineare l’importanza dei colloqui frequenti in materia di politica estera e di sicurezza tra Palazzo Chigi e la Casa Bianca; per quella americana di ribadire l’apprezzamento per il lavoro del governo Meloni sull’Ucraina, in piena continuità con quello Draghi, ma anche per evidenziare l’importanza di ragionare prospetticamente sugli investimenti per la difesa”.
DISTANZA IDEOLOGICA SUPERATA
Nelle scorse settimane, Dario Cristiani, analista del German Marshall Fund di Washington e attento osservatore delle dinamiche Usa-Italia, aveva spiegato a Formiche.net che “subito dopo la crisi innescata dalle dimissioni di [Mario] Draghi e nel periodo immediatamente successivo al voto del 25 settembre, qualche dubbio persisteva” dagli Stati Uniti verso l’Italia: “sulle radici ideologiche della presidente del Consiglio, su alcune posizioni smaccatamente pro-Russia di alcuni azionisti di maggioranza della coalizione, sul caos creato da alcuni provvedimenti” come quello sui rave party. Ma la distanza ideologica è stata superata dalla necessità di lavorare insieme su questioni internazionali di primaria importanza. “Con il passare delle settimane, però, molti di questi dubbi si sono affievoliti”, continuava Cristiani: “In tal senso, le scelte operate sugli Esteri hanno avuto un ruolo molto significativo, in particolar modo la fermezza sul dossier ucraino e l’attivismo diplomatico sui problemi dei Balcani sono stati percepiti in maniera estremamente positiva”. Le tensioni con la Francia e qualche passaggio sulla Cina “sono ancora visti come problematici”, aggiungeva. Ma nel quadro complessivo non sono dati così salienti da creare problemi strutturali. Oltre alla “responsabilità transatlantica” mostrata dal presidente del Consiglio e dal ministri degli Esteri (Tajani) e della Difesa (Guido Crosetto), “credo che tale risultato sia anche dovuto alla capacità dei diplomatici italiani di veicolare in maniera convincente le priorità del nuovo governo”. In tal senso, per Cristiani, “responsabilità politica e capacità istituzionale sono i due elementi che hanno permesso alla relazioni italo-americane di continuare sui binari tracciati da Draghi”, concludeva.