Skip to main content

Marburg, il nuovo virus (mortale) dall’Africa

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha convocato una riunione di urgenza per il focolaio in Guinea, dove nove persone hanno già perso la vita. L’origine del virus della stessa famiglia dell’Ebola e i primi sintomi a cui fare attenzione

Riunione di emergenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). La situazione registrata in Guinea Equatoriale, dove nove persone hanno perso la vita e 16 sono sotto osservazione per un focolaio del virus Marburg, preoccupa l’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite.

Ieri è stata convocata una riunione urgente del Consorzio per il vaccino contro il virus di Marburg (MARVAC) per discutere della nuova epidemia di virus di Marburg in Guinea Equatoriale, nella città Kié-Ntem. La malattia, che causa febbre emorragica, ha un indice di mortalità dell’88% e appartiene alla stessa famiglia del Filoviriadae, la stessa del temuto virus Ebola. Infatti, anche se diversi, i due virus genererebbero malattie simili dal punto di vista clinico.

Identificato per la prima volta nel 1967 in un laboratorio della città tedesca Marburg – da campioni dell’Uganda -, il virus avrebbe interessato l’Africa Subsahariana con pochi focolai, senza mai registrarsi fuori dalla regione.

I focolai di Marburg più significativi ci sono stati in Ghana, Guinea, Angola, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Sudafrica e Uganda, e si stima che siano morte in totale più di 3500 persone. Questi focolai sono stati legati alla frequentazione di caverne e miniere, dimore dei pipistrelli che sarebbero responsabili della trasmissione del virus.

Il Marburg si diffonde tra gli esseri umani attraverso il contatto diretto (pelle lesa, mucose degli occhi, del naso o della bocca), e anche tramite il sangue o diversi fluidi corporei (urina, saliva, feci e vomito).

Tra i primi sintomi ci sono febbre alta, grave cefalea, brividi, malessere e dolori muscolari, mentre nei giorni successivi il paziente presenta crampi, dolori addominali, nausea, vomito, diarrea. A una settimana dal contagio può avere convulsioni, emorragie mucosali e gastrointestinali e altri sintomi dal punto di vista neurologico, come disorientamento, agitazione e stato comatoso.

Il contagio è maggiore durante le ultime fasi della malattia, quando sono presenti sintomi come vomito, diarrea o emorragia. Il virus, purtroppo, può passare inavvertito per diversi giorni all’inizio della malattia, ma può essere fermato nella trasmissione con l’uso di disinfettanti, radiazioni gamma, o ebollizione per 5 minuti o riscaldamento a 60°C per circa un’ora.

Purtroppo, non ci sono ancora trattamenti antivirali specifici o vaccini per prevenire il virus Morburg. Per ora la malattia si tratta con un’intensa idratazione, somministrazione degli elettroliti, trasfusioni ematiche e ossigenoterapia.

La riunione dell’Oms aveva come obiettivo, appunto, analizzare lo stato della ricerca di vaccini contro il virus Marburg. Sebbene ci siano una trentina di sviluppi, sono tutti in fase di test clinici e non c’è stata alcuna approvazione.

×

Iscriviti alla newsletter