Singapore, Giappone e Vietnam sono le tappe della missione in Asia del sottosegretario: “L’Italia ha finalmente preso consapevolezza dell’importanza strategica di alcuni partner, troppo spesso sottovaluti dai governi precedenti per pura miopia politica”. Attenzione alla Cina
Maria Tripodi, sottosegretario agli Esteri, è in missione in Asia, con tappe a Singapore, in Giappone e in Vietnam. “L’Asia-Pacifico è in grande espansione, ed è dunque necessario per l’Italia cogliere le grandi opportunità”, spiega in questa intervista esclusiva a Formiche.net.
Quali sono gli interessi italiani verso l’Asia-Pacifico?
Direi molteplici, considerati sia gli antichi rapporti diplomatici con Singapore, Giappone e Vietnam, sia le attuali relazioni economiche che pongono l’Italia come interlocutore privilegiato tra i membri del G7. Grazie ai programmi di cooperazione scientifica, che vedono impegnati i nostri eccezionali ricercatori, al nostro Made in Italy che è il miglior ambasciatore dell’Italia nel mondo, con i grandi marchi del fashion, del design, del manifatturiero e che ci consente di essere in vetta per l’export. L’Asia-Pacifico è in grande espansione, ed è dunque necessario per l’Italia cogliere le grandi opportunità.
Quali sono stati gli obiettivi della sua visita a Tokyo?
La mia visita a Tokyo ha avuto una doppia valenza: la prima è la continuità con il nuovo livello di innalzamento delle relazioni Italia-Giappone a partneriato strategico, concretizzatosi con la visita a Roma del primo ministro Fumio Kishida al presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La seconda è la presentazione del nostro ambizioso progetto di Expo Roma 2030, al quale anche a queste latitudini si guarda con vivo interesse. E che consentirebbe all’Italia di bissare il successo di Expo Milano 2015, con ricadute straordinarie per la nostra economia considerando i 30 milioni di visitatori previsti e una profonda rigenerazione urbana e infrastrutturale di Roma.
A inizio dicembre il Global Combat Air Programme ha unito l’Italia e il Giappone, assieme al Regno Unito, nel campo della difesa per la realizzazione del caccia di sesta generazione. Successivamente, a Roma, il presidente Meloni e il primo ministro Kishida hanno annunciato l’innalzamento delle relazioni bilaterali al rango di partenariato strategico. Anche nei campi economico, politico e culturale è in corso un avvicinamento?
Non parlerei di avvicinamento ma di rafforzamento delle relazioni. Il Giappone mira a implementare il partneriato con la Nato. Esempio ne è la firma della recentissima dichiarazione congiunta per approfondirne la cooperazione. Italia e Giappone poi, sono membri del G7 e hanno una comunanza non solo valoriale ma anche economica, visto che entrambi godono di una solida economia sociale di mercato. A livello culturale entrambi possono vantare civiltà millenarie che hanno lasciato un segno profondo, dunque risulta naturale anche cooperare in questo ambito. Non è un caso che l’Italia abbia scelto Tokyo come seconda tappa del tour asiatico per “The Grand Italian Vision, The Farnesina Collection”. La mostra di 70 opere di arte contemporanea della nostra Collezione, ideata dall’ambasciatore Umberto Vattani e curata da Achille Bonito Oliva, che i giapponesi potranno ammirare dal 16 marzo. Un evento eccezionale visto lo straordinario livello di Opere che va da Merz, a Pomodoro, Boccioni, Leoncillo e Accardi. E che ha l’ambizione di essere anche un ponte di dialogo tra i popoli.
Negli incontri a Tokyo ha parlato anche di collaborazione in ambito G7, di cui il Giappone detiene quest’anno la presidenza prima di passare all’Italia nel 2024. Quali sono gli obiettivi condivisi dai due Paesi?
L’Italia si spenderà per il successo della presidenza giapponese del G7. Tra gli obbiettivi condivisi spiccano la stabilità di un’area strategica come l’indo-pacifica sferzata da crescenti tensioni regionali. Il concreto sostegno all’Ucraina vittima dell’ orribile aggressione della Federazione Russa. A questi ne seguiranno altri settoriali che certamente emergeranno con le ministeriali G7, propedeutiche al summit dei capi di stato e di governo della prossima primavera a Hiroshima.
Durante i suoi colloqui ha anche parlato di Cina e dei timori dei Paesi della regione?
È un tema presente nell’agenda politica globale. La Cina ha effettuato progressivamente una forte tensione su Taiwan con esercitazioni nello spazio aereo e marittimo limitrofi. Unita ai crescenti investimenti nell’area del Pacifico, alla penetrazione nei porti europei e nel corno d’Africa. Tutto questo non può che generare preoccupazione nei Paesi vicini.
Come potrebbe l’Italia proteggere i propri interessi nazionali alla luce di difficoltà che possono verificarsi lungo le catene di approvvigionamento come quelle che abbiamo constatato negli ultimi anni tra pandemia e guerra in Ucraina?
L’Italia con il nuovo corso del governo Meloni, ha finalmente preso consapevolezza dell’importanza strategica di alcuni partner, troppo spesso sottovaluti dai governi precedenti per pura miopia politica. Proteggere gli interessi nazionali significa infatti anche diversificare gli approvvigionamenti energetici, aprirsi a nuovi scenari, rafforzare relazioni con Paesi che per tradizione e vicinanza geografica sono sempre stati parte integrante e non contorno nella nostra politica estera. È un bene che le visite del presidente Meloni e del ministro Antonio Tajani in Algeria, Tunisia, Turchia, Egitto abbiano tracciato la nuova postura dell’Italia come protagonista e non più spettatrice nel Mediterraneo.