Il presidente del Consiglio nella capitale ucraina all’inizio della settimana che segnerà il primo anniversario dell’invasione russa. “Vogliamo la pace e la sconfitta dell’Ucraina non è una soluzione”, ha detto a Monaco il ministro degli Esteri ricordando che l’Italia ha approvato sei pacchetti di aiuti
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, sarà in vista a Kyiv già domani, lunedì 20 febbraio, all’inizio della settimana che segnerà il primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina. È quanto riferito dall’agenzia di stampa Reuters, citando una “fonte politica” romana.
L’ATTESA A KYIV
“Aspettiamo Meloni e saremo molto lieti di accoglierla. Siamo grati di quello che lei, il governo e tutto il popolo italiano stanno facendo per il supporto e il sostegno all’Ucraina”. Lo ha dichiarato la consigliera presidenziale ucraina Daria Zarivna in un’intervista a “Mezz’ora in più” commentato la prossima visita del presidente del Consiglio a Kyiv. “Penso che l’Italia continuerà con il suo impegno”, ha proseguito Zarivna, sottolineando come sia “molto importante considerare gli aiuti all’Ucraina come un investimento per la vostra sicurezza”.
TAPPA A VARSAVIA
È probabile che la trasferta implicherà – per ragioni sia logistiche sia politiche – una tappa in Polonia, dove Meloni incontrerà il primo ministro Mateusz Morawiecki, tra gli alleati più vicini alla leader di Fratelli d’Italia nel gruppo dei Conservatori europei. Un incontro con Meloni proverà anche a dare una risposta alle tensioni con l’asse franco-tedesco emerse nuovamente dopo la cena organizzata all’Eliseo dal presidente francese Emmanuel Macorn per il leader ucraino Volodymyr Zelensky dieci giorni fa, invitando soltanto il cancelliere tedesco Olaf Scholz.
L’INCONTRO TAJANI-KULEBA
Ieri Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, aveva incontrato il suo omologo ucraino Dmytro Kuleba a margine di una riunione del G7 durante la Conferenza di Monaco sulla sicurezza. Il titolare della Farnesina aveva ribadito il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina cercando di stemperare le polemiche su alcune frasi di Silvio Berlusconi contro il presidente ucraino, accusato di aver dato inizio al conflitto attaccando le comunità del Donbass.
LE PAROLE DEL MINISTRO A MONACO
“Perché difendiamo l’Ucraina? Perché vogliamo la pace e la sconfitta dell’Ucraina non è una soluzione. Se vogliamo la pace dobbiamo portare gli interlocutori allo stesso tavolo”, ha dichiarato Tajani, nel suo intervento alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Ricordando che l’Italia ha approvato sei pacchetti di aiuti a Kyiv, non solo militari, ha sottolineato che “non siamo contro la pace, l’Italia non è in guerra contro la Russia, ma impegnata per la difesa dell’indipendenza dell’Ucraina”. La Nato “per noi ha un ruolo molto importante. È impossibile cambiare questo”, ha aggiunto.
TRA (NON) PROPAGANDA E OLIGARCHI
“Il 99% italiani è a favore dell’Ucraina. Per me la propaganda russa non esiste nel mio Paese, non è un problema”, ha assicurato il ministro degli Esteri rispondendo a una domanda dalla platea. “Nessuno guarda la televisione russa o legge i giornali russi, la propaganda russa non è assolutamente un problema in Italia”, ha insistito, evidenziando che non c’è in Europa un Paese che “sta facendo quello che fa la guardia di finanza contro gli oligarchi, un’azione molto, molto forte”. Il ministro ha indicato come “punto cruciale” per rafforzare l’unità dell’Unione europea è investire sulla sicurezza. “Abbiamo bisogno di una difesa europea se vogliamo essere più forti nella Nato, se vogliamo essere interlocutori forti degli Stati Uniti, se vogliamo proteggerci. Dobbiamo spendere di più nella difesa in Europa e avere una difesa europea”, ha aggiunto.
ATTENZIONE AL FIANCO SUD
“Sicurezza significa anche proteggere i nostri confini a Est e a Sud”, ha sottolineato poi Tajani. “Ci sono molti problemi, come per esempio la immigrazione illegale. E dobbiamo dedicarci anche su questo fronte a questo tema”, ha proseguito. “Se vogliamo la strada per una Europa forte dobbiamo guardare anche all’Africa: questo è importante per il futuro. Non dobbiamo lasciare l’Africa a sé stessa o ai cinesi. Sarebbe un grave errore, anche per la nostra crescita”.