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Twitch e non solo. La repressione russa colpisce giovani e social

Una piattaforma di streaming e una giovane studentessa sono le vittime più recenti della repressione russa. Ecco come funzionano la diffusione delle informazioni e la censura nella “prima guerra social” della storia

La guerra russa in Ucraina non è solo sul territorio fisico. I russi stanno cercando di neutralizzare una potente arma: i social network. Molte piattaforme digitali sono diventate il principale mezzo di comunicazione per capire cosa sta succedendo in Ucraina, l’uso della forza dell’esercito russo e molti altri devastanti dettagli quotidiani dell’invasione.

E il Cremlino non lo vuole permettere. Dopo avere silenziato molti media locali, con leggi repressive e di censura, il governo di Vladimir Putin ha deciso di multare – ancora una volta – la piattaforma di streaming Twitch, proprietà di Amazon.

L’accusa è di diffondere “notizie false sulla campagna militare in Ucraina” ed è nata dopo la trasmissione di un’intervista all’analista ucraino Oleksiy Arestovich su Twitch. Arestovich era stato fino a gennaio consigliere dell’Ufficio della presidenza di Ucraina.

Il tribunale Taganski di Mosca ha imposto una multa di 4 milioni di rubli (circa 57.000 dollari) contro la piattaforma per essersi rifiutata di eliminare l’intervista. Secondo l’agenzia Interfax, le autorità russe sostengono che Twitch viola l’articolo 41 del Codice di Reati Amministrativi della Russia, che penalizza il rifiuto di eliminare “informazione non vera che promuove la destabilizzazione della situazione socio-politica del Paese”.

Twitch è stata multata in Russia ad ottobre per lo stesso motivo. Lo scorso giugno, invece, la piattaforma è stata costretta a pagare 2 milioni di rubli (circa 37.500 dollari) per non avere raccolto i dati personali degli utenti russi in server locali, come prevede la legge approvata nel 2015.

Ma la repressione russa non si imbatte soltanto contro le grandi aziende tech. Negli ultimi giorni, una giovane di 19 anni, Olesya Krivtsova, è stata accusata di screditare l’esercito russo e giustificare il terrorismo con un suo commento postato sui social. Attualmente è agli arresti domiciliari nella regione Arkhangelsk, ha il braccialetto elettronico e rischia una condanna di 10 anni di carcere.

Krivtsova frequenta l’Università Federale del Nord. I suoi stessi compagni di studio l’hanno denunciata per avere commentato in una chat di gruppo del social VK critiche sulla guerra. Per le autorità di Mosca la ragazza è nella lista di terroristi ed estremisti, insieme all’Isis e Al-Qaeda. La sua colpa, pubblicare una story su Instagram sull’esplosione del ponte della Crimea e criticare la Russia per avere invaso l’Ucraina.

Per la madre di Krivtsova il governo di Putin sta usando la figlia per inviare un messaggio intimidatorio a tutti i giovani russi e a chi fa uso dei social per alzare la propria voce.

Un’analisi della rivista Forbes sostiene che il mondo si trova a vivere la “prima guerra sui social network”, così come la guerra in Vietnam degli anni ‘60 è stata la prima guerra televisiva. Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, gli utenti di tutto il mondo hanno preso posizione su quanto sta accadendo in territorio ucraino. Chi si trova sul campo di battaglia è dall’altra parte del mondo. Per Forbes questa capacità “di pubblicare aggiornamenti, condividere video potrebbe aiutare a garantire che la prima vittima di questa guerra non sia la verità”.

“Il potere dei social media è stato esplorato a fondo solo ora – si legge su Forbes -, ma potrebbe cambiare la copertura in quanto gli ucraini possono trasmettere scene dal campo di battaglia in tempo reale e chiunque abbia uno smartphone può ricoprire il ruolo di ‘corrispondente di guerra’ come Winston Churchill , Edward R. Murrow, Ernie Pyle, Walter Cronkite e Christiane Amanpour”.

I social media rappresentano un elemento di trasformazione del conflitto armato, diverso da qualsiasi cosa sia stata vista fino ad oggi. “I pericoli della disinformazione potrebbero scatenare una polveriera di conflitto nella regione – conclude il giornale -, ma il suo utilizzo per mettere in relazione informazioni in tempo reale e il sostegno galvanizzante potrebbe rivelarsi il tallone d’Achille di Putin”.

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