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Il prossimo bilaterale Xi-Putin secondo Fardella

Mosca conta sul mostrare al mondo di non essere isolata dopo l’invasione dell’Ucraina, mentre Pechino sfrutta le contingenze geopolitiche per stringere a sé il vicino eurasiatico. Il commento di Enrico Fardella, professore de L’Orientale di Napoli e direttore del progetto ChinaMed.it

Il presidente cinese Xi Jinping si recherà a Mosca in primavera per incontrare l’omologo Vladimir Putin. Il Cremlino punta su questo viaggio per esaltare la collaborazione tra i due Paesi e raccontare al mondo che la Russia non è affatto isolata dopo l’invasione dell’Ucraina. Oltretutto, l’annuncio arriva mentre Pechino si prepara per la visita del segretario di Stato americano Antony Blinken del prossimo fine settimana.

L’agenzia di informazione russa Tass riporta le parole del ministero degli Esteri russo che definisce la visita di Xi come il “principale evento nell’agenda bilaterale del 2023”. “Quest’anno, Russia e Cina uniranno gli sforzi per migliorare e promuovere ulteriormente le relazioni bilaterali tra i due governi”. Negli ultimi dieci anni si sono tenuti quaranta incontri tra i due capi di Stato tra bilaterali, incontri a margine di forum multilaterali e altri eventi.

L’amicizia senza limiti definita durante l’ultimo viaggio di Putin in Cina all’inizio del febbraio 2022 “si trattava di un’intesa sostanzialmente fondata sul comune interesse a contrastare il ruolo globale degli Stati Uniti”, spiega Enrico Fardella, professore dell’Università di Napoli ‘L’Orientale’ e direttore del progetto ChinaMed.it, in una conversazione con Formiche.net. La neutralità filo-russa di Pechino riguardo l’Ucraina sarebbe dunque frutto di un allineamento di interessi contingenti piuttosto che di reali alleanze strutturali.

Pechino vede in questo viaggio l’occasione di rimarcare la propria posizione “terza” sulla guerra. “L’insistenza sull’integrità territoriale ucraina serve a mantenere i rapporti con quel Paese e con l’Europa nel momento in cui le operazioni russe continuano a non produrre i risultati sperati” dice l’esperto. Dall’altra parte le aperture a Mosca “permettono di restare l’unico interlocutore politico di primo piano e l’unico mercato energetico continentale per Mosca”.

“I prossimi tre-cinque anni saranno cruciali per le relazioni tra Russia e Cina poiché l’impatto finanziario delle sanzioni raggiungerà il picco entro il 2025-2027. Questo potrebbe spingere Mosca a dipendere sempre di più da Pechino favorendone la disponibilità a condividere le sue più importanti tecnologie militari con i cinesi, con conseguenze immediate per gli equilibri di sicurezza regionali e globali”, conclude il professore.

Insomma, da un lato la parte russa non vede l’ora di mostrare al mondo di non essere isolata, dall’altro continua a stringersi il vigoroso abbraccio della Repubblica Popolare al vicino eurasiatico.


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