Il conflitto ha evidenziato una “sempre più stretta osmosi” tra le dimensioni internazionale e interna della minaccia. Ecco il documento, che già nella sua forma innovativa sottolinea l’importanza della cultura dell’intelligence. La minaccia nucleare russa? “Improbabile”. Alla presentazione il sottosegretario Mantovano, Belloni (Dis), Guerini (Copasir), Caravelli (Aise) e Parente (Aisi)
L’invasione russa dell’Ucraina, che venerdì ha compiuto il suo primo anno, ha segnato il 2022 “sino a ridefinire fortemente il contenuto dei nostri interessi nazionali”, rappresentando “un tornante nella storia che ha inciso in profondità anche sull’operare quotidiano” dell’intelligence italiana, evidenziando una “sempre più stretta osmosi” tra le dimensioni internazionale e interna della minaccia. È quanto si legge già nella nota introduttiva della “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, curata dal Comparto Intelligence e relativa all’anno 2022 presentata oggi.
Il documento stesso è un’innovazione: presenta una versione interattiva, una “rinnovata fruibilità” che il comparto auspica, in linea con l’attenzione alla cultura dell’intelligence al cuore della legge 124 del 2007, “possa contribuire ad accrescere la conoscibilità” dell’intelligence che “trae alimento anzitutto dalla fiducia che la Nazione ripone nei suoi confronti”. È anche la prima volta che la presentazione si tiene a Palazzo Dante, sede unitaria dell’intelligence italiana dal maggio 2019. Presenti Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Lorenzo Guerini, presidente del Coapsir e deputato del Partito democratico, ed Elisabetta Belloni, direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, Giovanni Caravelli, direttore dell’Aise, e Mario Parente, direttore dell’Aisi.
La relazione “conferma l’apertura del mondo dell’intelligence” al mondo, ha spiegato il sottosegretario Mantovano ringraziando i funzionari del comparto per il loro lavoro e sottolineando la novità della presenza del presidente del Copasir, esponente dell’opposizione, alla presentazione della relazione: è la dimostrazione dell’importanza dell’attività di controllo parlamentare del sistema, ha confermato Guerini. Il direttore Belloni ha ringraziato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per “la guida e il sostegno” al comparto e ha sottolineato che documento è il frutto del lavoro degli organismi nazionali ma anche dello scambio di informazioni con alleati e partner internazionali.
Guardando all’output informativo, per l’Aise si confermano le priorità e le percentuali dell’anno scorso: Paesi (41%, era al 43% del 2021), terrorismo ed estremismi (29%, in flessione di un punto) e immigrazione clandestina (11%, in crescita di un punto). Per l’Aisi, terrorismo ed estremismi continua a rappresentare la priorità, con due terzi dell’output (66% contro il 69% del 2021). Seguono immigrazione clandestina (17%, che sale rispetto al 9% dell’anno precedente) e sicurezza economico-finanziaria (8%, stabile), legata anche all’urgenza del Pnrr.
Com’era prevedibile, il documento si apre con la guerra in Ucraina (“In pochi mesi abbiamo dimenticato il Covid”, ha osservato il generale Caravelli). Diversi i temi strategici all’attenzione dell’intelligence italiana, dalle condizione di una “pace giusta e credibile” alle “implicazioni sull’architettura di sicurezza europea”, dal futuro dei territorio ucraini occupati alla “sostenibilità dello sforzo militare per ambo i belligeranti”, fino all’evoluzione “della narrativa e dell’attivismo diplomatico russo”. Quest’ultima, dopo una fase iniziale, ha puntato “soprattutto ad attaccare l’Occidente invece che concentrarsi su Kiev” per dividere l’Occidente, evitare l’isolamento internazionale di Mosca e amplificare l’allineamento con la Cina “nella promozione di una narrativa anti-occidentale”.
Il conflitto russo-ucraino induce a tracciare scenari futuri connotati da una nuova architettura securitaria in Europa, scrivono gli organismi individuando una serie di evoluzioni. Tra queste: la trasformazione di alcuni Paesi in punti di faglia critica tra Occidente e Russia, in particolare la Moldova, la Georgia e parte dei Balcani occidentali; la marginalizzazione della sfera d’integrazione economico-securitaria russa; il logoramento del regime del controllo degli armamenti, il ritorno al ricatto dell’arma nucleare, causato dall’incapacità della Russia di affermare la sua primazia militare e dall’indebolimento del proprio dispositivo militare convenzionale; il configurarsi di importanti conseguenze sulle economie occidentali attraverso lo sforzo solidale di ricostruzione dell’Ucraina, l’impatto degli ampi flussi di migranti e richiedenti asilo sui Paesi europei, le ricadute socio-economiche del conflitto.
Due le questioni di particolare interesse per l’Italia. La prima: “Il prosieguo delle attività di ingerenza e influenza della Russia. Mosca non smetterà di interferire nelle dinamiche politiche e nei processi decisionali interni ai Paesi Nato, ricorrendo ancor più che in passato a metodi coercitivi e manipolativi, quali attacchi cyber, disinformazione, ricatti e utilizzo di leve come quella migratoria ed energetica, quest’ultima destinata a perdere di rilevanza con l’impegno occidentale a trovare alternative alla dipendenza energetica dalla Russia”. La seconda: “L’aumento delle spese militari in Europa. A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, un numero crescente di Paesi si è impegnato a destinare il 2% del Pil nazionale alla difesa. Nel 2014, erano tre i Paesi dell’Alleanza Atlantica (Grecia, Regno Unito e Stati Uniti) che rispettavano tale indicazione. Nel 2022, quei Paesi sono diventati nove”.