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Se la crisi energetica sta accelerando la transizione europea

Solare fotovoltaico pannelli

Non solo non si è materializzata la temuta corsa al carbone, ma per la prima volta le rinnovabili sono state la prima fonte di energia in Europa, e gli investimenti globali nelle tecnologie green hanno superato quelli per i combustibili fossili. Numeri e scenari secondo l’ultimo rapporto del think tank climatico Ember

Chi temeva il ritorno al carbone per via della crisi energetica può dormire sonni tranquilli. L’ultimo rapporto del think tank climatico Ember ha evidenziato che nella seconda metà del 2022 la generazione di elettricità tramite carbone in Europa è scesa del 6%. Nonostante l’Ue abbia importato 22 milioni di tonnellate in più dell’anno precedente, due terzi sono rimasti inutilizzati; le 26 centrali riattivate per fronteggiare l’emergenza energetica sono state utilizzate al 18% in media, e nove non si sono proprio riaccese.

“L’aspetto forse più incoraggiante è che i Paesi rimangono impegnati nell’eliminazione graduale del carbone come lo erano prima della crisi”, rilevano gli autori del rapporto. Questo nonostante la triplice minaccia dell’interruzione delle forniture di gas russo, il crollo della produzione di energia nucleare e la siccità – una così si vede ogni 500 anni, hanno scritto – che ha impattato pesantemente il settore idroelettrico.

Certo, ha aiutato anche la riduzione della domanda dovuta al caro-energia e alle politiche di risparmio energetico. Ma va evidenziato che le rinnovabili hanno coperto cinque sesti del “buco” nel bilancio energetico europeo – pari al 7% della domanda. L’aggiunta record di capacità di generazione (più 41 gigawatt, il 50% in più rispetto al 2021) ha permesso a solare ed eolico di fornire oltre un quinto dell’elettricità europea (22,3%). Più di gas e nucleare, per la prima volta nella storia.

Il trend è globale: secondo Bloomberg nel 2022 gli investimenti in tecnologie verdi (definite come rinnovabili, auto elettriche, nucleare e sistemi di stoccaggio dell’energia) hanno raggiunto per la prima volta quelli per lo sfruttamento dei combustibili fossili. La cifra è circa 1100 miliardi di dollari (più 31% rispetto al 2021), che sono più o meno equivalenti a quanto il mondo spende per produrre carbone, petrolio e gas. Ancora una volta, solare ed eolico fanno la parte del leone (495 miliardi, più 17%) e si registra l’impennata sul fronte dei veicoli elettrici (466 miliardi, più 54%). Occhio ai sussidi: la metà dei fondi, registra Bloomberg, sono stati sborsati dalla Cina – che potrebbe usare la sua presa sulle tecnologie verdi contro gli altri Paesi.

Tornando all’Ue, la crescita delle rinnovabili dovrebbe continuare anche nel 2023. E se idroelettrico e nucleare dovessero riprendersi come previsto, la produzione di energia da combustibili fossili in Ue (aumentata del 3% nel 2022) potrebbe crollare del 20% nel 2023 – un’altra cifra record. Edf prevede che molte delle centrali nucleari francesi torneranno a funzionare nel 2023, scrivono gli autori nel rapporto, i gruppi industriali europei “indicano che la produzione di energia solare ed eolica dovrebbe aumentare di circa il 20%, le scorte di energia idroelettrica si sono quasi normalizzate e la domanda di elettricità continuerà probabilmente a diminuire nel breve termine”.

L’unico freno alla decarbonizzazione sarà il calo del nucleare quando la Germania completerà il suo phase-out. “La generazione di carbone diminuirà, ma quella di gas, che si prevede rimarrà più costosa del carbone almeno fino al 2025, sarà la più rapida”, ha scritto Dave Jones, che dirige il dipartimento di data insights di Ember. I risultati mostrano che la crisi energetica ha “indubbiamente accelerato la transizione elettrica dell’Europa”, che “sta correndo verso un’economia pulita ed elettrificata” – e questo “sarà pienamente visibile nel 2023”.

I dati danno ottimi motivi per essere ottimisti. Tuttavia, come ha detto a Formiche.net il direttore generale dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, Francesco La Camera, i volumi di investimento e installazione non sono ancora sufficienti per evitare gli impatti più gravi del riscaldamento globale. “Nel 2022 l’81% della capacità di generazione installata ex novo era rinnovabile, pari a 260 gigawatt. Ma per poter sperare di metterci in linea con gli accordi di Parigi dovremmo arrivare a installare 800 GW ogni anno”. Insomma, la direzione è quella giusta. Ma occorre triplicare gli sforzi.


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