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Se la Lega russa su Eni ed Enel. Le nomine di primavera e la geopolitica dell’energia

Non solo poltrone. Salvini mette nel mirino i vertici di Eni ed Enel, e anche le scelte di Draghi e Meloni che hanno marginalizzato il peso della Russia mettendo in sicurezza gli approvvigionamenti energetici dell’Italia. Le dichiarazioni a Formiche.net dell’ex diplomatico americano Douglas Hengel

Non si possono fare processi alle intenzioni. Certamente però la nota con cui Matteo Salvini ha posto il tema del ricambio in Eni ed Enel ha fatto sobbalzare in molti. E non solo in Italia. Il partito di via Bellerio non ha infatti rivendicato il proprio ruolo nelle nomine – scelta forse non elegante ma del tutto legittima politicamente – ma ha citato espressamente due aziende ben precise mettendo in discussione la politica energetica che hanno espresso.

Il messaggio è chiaro e non si pecca di retroscenismo nel segnalare che ha un obiettivo che va oltre la battaglia per le poltrone. Secondo la Lega, quanto fatto dai campioni energetici del Paese non sarebbe stato efficace. Ma in che senso? Ciò che l’Italia ha realizzato, soprattutto attraverso l’Eni, è stato un netto decoupling dalla Russia. Lo sanno bene, e lo apprezzano, gli americani, gli europei e in generale i principali esperti di energia al mondo. Gli unici scontenti sono a Mosca. E in via Bellerio, a quanto pare.

“L’Italia ha fatto un ottimo lavoro nel ridurre la sua dipendenza dalle fonti energetiche russe, e gran parte del merito è da attribuire all’Eni e al suo eccellente lavoro in Africa”, commenta con Formiche.net Douglas Hengel, 35 anni nella diplomazia statunitense con due passaggi a Roma (uno da vice capo missione in Italia), già vice assistente segretario di Stato all’Energia, oggi professore alla Johns Hopkins School of Advanced International Studies di Washington. Il diplomatico, che ha coordinato l’analisi della politica energetica italiana da parte dell’Agenzia internazionale dell’energia nel 2022, evidenzia il tweet di Fatih Birol dopo il recente incontro con Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco: “Mi sono congratulato con il ministro per la risolutezza dell’Italia nella crisi e per il suo impegno in Africa”.

Meno Russia, più Africa e non solo. È stata la politica che l’Eni ha perseguito negli ultimi anni e che ha consentito al Paese di farsi trovare preparata quando è scoppiata la crisi con la Russia. La maggioranza avrebbe mille ragioni per rivendicare i meriti che infatti le sono riconosciuti in continuità con Mario Draghi. Il “piano Mattei” è uno pilastri dell’azione di Giorgia Meloni ed è fondamentale per spiegare il posizionamento internazionale del Paese. Che sia solo per le poltrone o meno, un ribaltone sulla politica energetica non può che essere accolto con sollievo al Cremlino. Dichiararlo poi mentre il presidente del Consiglio si trova in Polonia e in Ucraina a ribadire il sostegno incondizionato a Kyiv davanti all’invasione ordinata da Vladimir Putin sembrerebbe un tempismo perfetto.


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