La Commissione europea prepara il piano che verrà discusso mercoledì. Affinare i sistemi per evitare “buchi” sul petrolio e derivati, nuove entità da inserire in lista nera e colpire la propaganda dei giornalisti e militari dislocati in Ucraina
La Commissione europea prosegue nell’elaborazione del decimo pacchetto di sanzioni alla Federazione Russa che verrà ufficialmente discusso dagli ambasciatori a Bruxelles mercoledì. Nel frattempo i diplomatici stanno informando le rispettive capitali sul pacchetto che conterrà, tra l’altro, nuove sanzioni finanziarie, nuove entità in lista nera e un divieto per i cittadini russi di fare parte di consigli di amministrazione di società di infrastrutture critiche nell’Ue.
Polonia, Paesi baltici, Germania, Francia e altri hanno proposto di aggiungere in lista nera circa 130 persone fisiche e giuridiche. Tra queste figurano capi militari russi, funzionari dislocati da Mosca nei territori occupati in Ucraina, giornalisti dei media di Stato come Russia Today e aziende e persone di Paesi terzi che abbiano legami con la Federazione. Naturalmente il riferimento è alla Repubblica Islamica dell’Iran, accusata di vendere droni e componentistica militare all’esercito russo, come raccontato anche da Formiche.net.
All’elenco delle sanzioni si aggiungono divieti sulle importazioni nell’Ue di gomma, asfalto e bitume (tutti derivati petroliferi) e sulle esportazioni verso la Russia di veicoli pesanti come camion e macchine da costruzione, pompe e materiali edili. Non è al momento chiaro se il pacchetto comprenderà effettivamente anche i diamanti. Come già raccontato su queste colonne, la Commissione sta lavorando a un sistema che possa bollare le pietre provenienti dalla Federazione Russa come blood diamonds, contro le resistenze belghe. Antwerp è il principale punto di arrivo dei diamanti in Europa, inclusi quelli dalla Russia, che nel 2021 ammontavano a circa un quarto del totale. Negli scorsi pacchetti di sanzioni le pietre preziose sono sempre state eliminate all’ultimo dalla lista.
Bruxelles starebbe anche pianificando di inserire in lista nera una compagnia di navigazione con sede a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, accusata di aver contribuito a eludere le sanzioni sul petrolio. L’episodio riporta in auge l’annosa questione della cosiddetta shadow fleet, la flotta ombra, ovvero quell’insieme di navi che battono bandiera cipriota o di altri paradisi fiscali per contrabbandare petrolio russo. La compagnia emiratina avrebbe acquistato una serie di petroliere russe cambiandone, appunto, la paternità.