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TikTok, i social e l’era del pensiero corto. Il commento di Biagino Costanzo

Teen TikTok tic

Dietro le simpatiche forme di condivisione è necessario comprendere che si nasconde il rischio di contrarre un virus di involuzione culturale di massa, tra prevaricazioni finanziare, economiche e industriali. L’intervento di Biagino Costanzo, dirigente di azienda e docente in Scienze Criminologiche per la Difesa e la Sicurezza

È davvero molto bizzarro come in questi ultimi due lustri sembra che l’umanità viaggi su due binari paralleli e contrari. In uno vi è molto più progresso e “intelligenza” tanto da trasformarla anche artificialmente, dall’altro vi è una involuzione culturale, morale e soprattutto per come il pensiero debole o corto la faccia da padrone sul pensiero lungo, approfondito, non ammantato da superficialità.

Che la libertà sia una immensa, unica, conquista inviolabile così come il progresso tecnologico e il libero mercato non si discute, ma la “gestione” delle mutazioni che queste preziose, positive conquiste provocano, deve essere sempre garantita onde evitare che questi si trasformino in un pericoloso arretramento civile.

Con l’avvento di Internet e a seguire dei social, abbiamo già avuto modo di dirlo più volte e in un passato non solo recente, da geniale intuizione, da opportunità di conoscenza, da preziosa rapida diffusione di notizie, con fini più che utili, il tutto si possa trasformare, con, appunto. “l’uso distorno dei social” come affermato anche dal Capo dello Stato, in un mondo, molte volte identico a sé stesso, una miscellanea uniforme dove ogni cosa ha eguale valore e viene decantato il tutto e il contrario di tutto con la indiscussa capacità di diffusione, capillare, di notizie false.

Fa paura che si creda davvero che attraverso la rete si è al centro dell’universo, il mondo dei social è questo, un orizzonte che a guardarlo tutto insieme è puro caos, un formicaio impazzito di cui però nessuno se ne accorge, si è convinti di stare davanti al mondo intero ma i social solo estremamente pulviscolari, per loro stessa natura, non si osservano nel loro insieme, ma suddivisi in tanti piccoli pezzetti, ciascuno chiuso nella sua propria bolla, nel suo frammento di puzzle. È proprio per questo che, calati improvvisamente nella complessità del reale che ha, in sé, il “difetto” proprio della continuità spazio-temporale, ci si trova nel caos, disorientati, deboli, incapaci di risposte. Tutto questo non è reale e tutto questo porta a dipendenza, a tanta pericolosa superficialità e rabbia tanto ingiustificata quanto diffusa.

Deve essere chiaro a tutti che se un prodotto è gratis e si può scaricare sul telefonino, vuol dire semplicemente che quello in vendita sei tu.

I tuoi dati, i tuoi movimenti, i tuoi gusti, le tue preferenze, le tue amicizie, insomma la tua vita. Come viene definito mirabilmente dalla professoressa Shoshana Zuboff dell’Università di Harvard, “Il Capitalismo della sorveglianza”, poggia su questo unico assioma, che governa l’universo digitale, se una app è gratuita, è assai probabile che serva a carpire e commercializzare le informazioni di chi la usa. Ecco perché quindi la conquista di fette di mercato estero delle aziende cinesi preoccupa così tanto le democrazie occidentali, Italia in primis? Perché, e torniamo lì, il social network TikTok della cinese ByteDance spaventa più di quanto non facciano Facebook, Instagram o Twitter? Il motivo è chiaro, la nuova potenza mondiale, non si limita ora solo a copiare tutto ma vuole vedere tutto, sapere tutto, spiare tutto.

Dall’anno di nascita, il 2016 ad oggi, TikTok ha raggiunto oltre 1 miliardo e mezzo di utenti e l’app è stata scaricata più di 3 miliardi di volte, la maggior parte dei quali inizialmente adolescenti o poco più che maggiorenni ora invece la sindrome di “tiktottare” ha preso anche gli “adulti” di tutte le categorie e quindi anche molti politici che credono così di creare, spesso inutilmente, più consenso elettorale. Nonostante la piattaforma di condivisione dei filmati sia stata inventata in Cina nel 2016, ha successo soprattutto negli Stati Uniti, seguiti dall’Indonesia e Brasile ed Europa.

Da uno studio statistico effettuato da Passport photo online, i video di Tik Tok che vengono visualizzati al giorno, come già detto, sono più di 1miliardo, la spesa dei consumatori su TikTok ha superato i 2.5 miliardi in tutto il mondo e la durata media della sessione utente è di 10,85 minuti al giorno.

Inoltre quasi il 70% degli adolescenti utilizza TikTok almeno una volta al mese e circa il 37% degli utenti ha scoperto qualcosa sull’app e immediatamente è andato a comprarlo. Il patrimonio netto di TikTok è stimato a oltre 75 miliardi, un piccolo Stato. Questi i numeri che danno un senso di vertigine, al confronto lo scandalo di Cambridge Analytica è un buffetto sulla guancia.

L’alert fu evidenziato già quando qualcuno, dilettante allo sbaraglio, preso dall’ebbrezza del potere e dal populismo sfrenato voleva, anzi mi correggo, continua sottotraccia a voler cambiare partner internazionali, sostenendo improponibili vie della seta e si faceva a spintoni per farsi fotografare con Xi Jinping. Oppure far arrivare ufficiali e soldati russi a portarci mascherine fallate e allo stesso tempo “dare una occhiata” ai nostri siti strategici o acquistando migliaia di telecamere di sorveglianza del Dragone, fabbricate dalla Hikvision e dalla Dahua. Servono semplicemente per spiare i Paesi occidentali, dove sono molto diffuse e in Italia sono ovunque.

Insomma, uno può anche legittimamente ambire a cambiare la politica estera e le alleanze storiche di un Paese, io a ben intendersi, non sono affatto d’accordo, ma se nel cambio si salvaguarda in meglio la propria nazione e non inversamente e in modo davvero stupido, sì stupido, ci si affida a chi vuole, in prospettiva, la nostra totale sudditanza, non solo economica e per i diritti conquistati, da parte di Paesi dittatoriali dove grazie alla negazione, appunto, di tutti i diritti, da quelli umani, legali, religiosi, civili, personali, hanno accresciuto le proprie risorse finanziare tanto da, già oggi, poter vantare il possesso del debito pubblico di tanti Paesi occidentali. Dobbiamo di certo farci i conti, la Cina è un attore oramai predominante sulla scena internazionale, una vera potenza, stanno modificandosi i parametri di confronto, ma il nostro Paese deve confermare una scelta di alleanza e rafforzarla ma sempre nell’ambito di una forte partnership e in questo caso, nel campo europeo-occidentale.

Da soli siamo più irrilevanti di quanto già lo siamo storicamente, è inutile far finta che non sia vero.

Se si crede che tutti questi social possano apparire confinati nelle sole, simpatiche forme di condivisione, messaggeria varia e desiderio di mettere in mostra qualsiasi cosa si faccia e non si comprende che il tutto possa trasformarsi e utilizzato come un virus di involuzione culturale di massa che viene iniettato insieme ad altre forme di prevaricazioni, siano esse finanziare, economiche e industriali, quali ad esempio la digitalizzazione e la gestione e diffusione di un settore come la quinta generazione della banda larga, il “famigerato” 5G, allora, poi, sarà troppo tardi.

Su questo settore, molti Paesi, e in particolare il governo italiano devono registrare l’attenzione massima, per poter ricorrere ai poteri speciali, ad esempio al golden power ponendo veti, condizioni e prescrizioni più di quanto fatto in passato, ma anche in questo caso, è necessario studiare i dossier con competenza e terzietà, onde evitare di cadere in errore e fare solo operazioni di immagine, (ma molto dannosi per l’occupazione e la stessa ricerca scientifica-industriale italiana) a riguardo, ad esempio, anche di Paesi amici europei, in un determinato momento storico di frizione tra le nostre nazioni, e poi non approfondire altre recenti operazioni solo perché ben viste da parte di potenti, compiacenti, inaffidabili attori italiani non certo di sicura fedeltà repubblicana.

In conclusione, un dato è certo e non sanabile, molti dei fruitori del social network hanno loro stessi denunciato un’assuefazione nei confronti del social, manifestando conseguenze negative come perdita di concentrazione e disinteresse nei confronti di tante altre attività.

Se tutto questo può essere archiviato con una alzata di spalle allora è proprio vero che l’evoluzione continua…inesorabilmente a inciampare sempre più in uno “splendido”, disastroso, individualismo.


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