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Sorpresa, c’è un po’ di Truss nel viaggio in Asia di Stoltenberg

Ha guidato il governo più breve nella storia del Regno Unito ma al Foreign Office aveva indicato la necessità di una “Nato globale”. Un concetto al centro degli impegni a Seul e Tokyo del segretario generale dell’Alleanza atlantica

Può sembrare strano ma è così. Nel viaggio di Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, in Corea del Sud e Giappone c’è anche, in un certo senso, lo zampino di Liz Truss, ultimo primo ministro britannico sotto Elisabetta II e primo sotto Carlo III, il cui mandato è stato il più breve nella storia del Regno Unito (44 giorni).

Era stata lei a, ad aprile dell’anno scorso, a parlare di “Nato globale”. Respingiamo “la scelta infondata tra sicurezza euro-atlantica e sicurezza indo-pacifica. Nel mondo moderno abbiamo bisogno di entrambe”, aveva detto al discorso a Mansion House quando ancora era a capo del Foreign Office. “Abbiamo bisogno di una Nato globale. Con questo non intendo estendere l’adesione a chi proviene da altre regioni. Intendo dire che la Nato deve avere una visione globale, pronta ad affrontare le minacce globali”, aveva aggiunto riprendendo un discorso di febbraio dell’allora primo ministro Boris Johnson. Quest’ultimo, alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco tenutasi pochi giorni prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, aveva dichiarato: “Se l’Ucraina viene invasa, lo shock farà eco in tutto il mondo e questi echi si sentiranno in Asia orientale e a Taiwan”.

Parlando mercoledì alla Keio University di Tokyo, Stoltenberg ha ricordato la presenza dei leader di Australia, Corea del Sud, Giappone e Nuova Zelanda al summit Nato di Madrid dell’anno scorso, quello in cui gli alleati hanno approvato il nuovo Concetto strategico che include la definizione della Cina come “una sfida sistemica”. È stata una prima volta, “una testimonianza dei nostri sempre più forti legami”, ha spiegato il segretario generale della Nato che ha firmato una dichiarazione congiunta con il primo ministro giapponese Fumio Kishida per ribadire la forte collaborazione e delineare i settori in cui fare di più come la condivisione di informazioni e il cyberspazio.

L’alleanza, ha detto a Tokyo, da quasi 75 anni “assicura la pace nell’area euro-atlantica” ma “oggi l’ordine globale che ha funzionato così bene per molti decenni è in pericolo. Mosca e Pechino sono in prima linea in una spinta autoritaria”. E parlando dell’invasione russa dell’Ucraina, ha continuato: “Ciò che accade oggi in Europa potrebbe accadere domani in Asia orientale. La Cina non è un avversario della Nato” (a differenza della Russia). “Ma la sua crescente assertività e le sue politiche coercitive hanno conseguenze. Per la vostra sicurezza nell’Indo-Pacifico. E per la nostra nell’area euro-atlantica” che sono interconnesse (“Ciò che accade in Europa è importante per l’Indo-Pacifico e ciò che accade qui in Asia è importante per la Nato”, ha detto al Chey Institute di Seul chiedendo alla Corea del Sud di partecipare agli aiuti militari all’Ucraina). “Dobbiamo lavorare insieme per affrontarle”, ha proseguito citando gli sforzi militari di Pechino, i tentativi di controllare le infrastrutture critiche nei Paesi dell’alleanza e il partneriato strategico con Mosca.

La visita di Stoltenberg non è piaciuta a Pechino. “La Nato è andata costantemente oltre le sue aree tradizionali di difesa, ha fatto progressi in nuovi settori e ha rafforzato i legami militari e di sicurezza con i Paesi dell’Asia-Pacifico”, ha dichiarato ai giornalisti Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese. “Questi sviluppi richiedono grande attenzione da parte dei Paesi della regione”.

Queste iniziative Nato “sono perfettamente in linea con la volontà del governo statunitense di aggirare le disfunzionalità del sistema multilaterale basato sulle Nazioni Unite cementando coalizioni ad hoc tra alleati democratici, come esemplificato dall’Aukus, dal Quad, dal Partenariato per il Pacifico Blu e dalla cooperazione tra i partner del G7 con l’aggiunta al bisogno di India, Australia e Corea del Sud (alias Democratic10, D-10)”, ha spiegato nei giorni scorsi Giulio Pugliese, lecturer alla Osga di Oxford e senior fellow allo Iai, a Formiche.net. La Nato sembra voler agire come attore globale, ma decidere di utilizzare la definizione di Liz Truss? Staremo a vedere.

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