Il volume dei trasporti in Italia è diminuito del 91,62% rispetto al 2021 nonostante la nuova tratta Wuhan-Milano. L’unico dato positivo è quello dell’Ungheria, che da attore secondario ha compiuto un importante balzo con un aumento del volume di merci del 1.266%
Nel 2022, soprattutto a causa della guerra in Ucraina, i traffici ferroviari merci tra Cina ed Europa hanno subito un forte calo, che è diventato un crollo nel caso dell’Italia. Lo raccontano i numeri di Utic Era, joint venture tra le ferrovie di Russia, Bielorussia e Kazakstan, responsabile del 90% dei volumi che si muovono su ferro lungo la tratta eurasiatica, riportati dal magazine specializzato RailFreight. Un brutto colpo per la Via della Seta quando mancano pochi mesi al termine ultimo per una decisione sul rinnovo (che è automatico nel caso in cui nessuna delle due parti segnali volontà contraria) del memorandum d’intesa firmato da Italia e Cina nel marzo 2019. Era aprile 2021 quando veniva inaugurato, con grandi speranze, il servizio tre merci diretto Wuhan-Milano in tre settimane.
Il volume dei trasporti in Italia è diminuito del 91,62% rispetto al 2021. In calo anche Repubblica Ceca (-79,81%), Paesi Bassi (-62,09%), Francia (-61,05%), Svezia (-60%). La Polonia, considerata un leader del settore, non è stata risparmiata, con un calo su base annua del 21,87% pur confermandosi il Paese che nel 2022 ha gestito i maggiori traffici merci via treno con la Cina: ha mosso 195.736 Teu. Segue la Germania, con 171.868 Teu (in flessione del 38,81%).
L’unico dato positivo è quello dell’Ungheria, che da attore secondario ha compiuto un importante balzo con un aumento del volume di merci del 1.266%. Una tendenza destinata a durare, con l’Ungheria sempre più cruciale per la Cina in Europa (lo racconta anche la prossima visita di Wang Yi, capo della diplomazia del Partito comunista cinese): basti pensare il progetto di ferrovia Budapest-Belgrado-Skopje-Atene, progetto simbolo della Via della Seta per collegare l’Ungheria e il porto del Pireo gestito dalla cinese Cosco (di proprietà dello Stato). Ma il suo futuro è avvolto da ritardi e dubbi sulla trasparenza.
Come ha spiegato Milano Finanza, la flessione della domanda di trasporto è la causa principale del progressivo declino dei noli marittimi per le spedizioni di container che la scorsa settimana hanno visto il World Container Index di Drewry tornare, per la prima volto da diversi anni a questa parte, al di sotto della soglia dei 2.000 dollari, confermando il trend ribassista per il prezzo delle spedizioni via mare. Nell’ultima settimana il calo è stato del 2%, mentre rispetto alla stessa settimana del 2022 è addirittura del 79%, attestandosi a 1.954,64 dollari per un container da 40 piedi. Rispetto al picco registrato a settembre 2021 (10.377 dollari) il livello attuale dei noli è dell’81% inferiore rispetto a quei massimi, mentre risulta più baso del 27% rispetto alla media dell’ultimo decennio (2.693 dollari). Se comparato ai numeri del 2019 prima della pandemia (1.420 dollari) le rate attuali sono ancora superiori del 38%.