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Perché l’Italia non invierà truppe in Ucraina. Crosetto in audizione alla Camera

L’Italia non invierà truppe in Ucraina ed è pronta a ripianare fisiologicamente le proprie scorte militari. Questi i punti principali affrontati dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel corso dell’audizione alla Camera

Si è svolto alla Camera dei Deputati il question time con diversi ministri, trasmesso dalla Rai in diretta televisiva dall’aula di Montecitorio a cura di Rai Parlamento. Insieme al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, e alla ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha risposto alle interrogazioni anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto che si è espresso in merito ad alcuni aspetti sugli aiuti militari a Kiev e sulle ricadute per il settore della Difesa italiano.

Niente truppe italiane in Ucraina

“L’Italia non ha alcuna intenzione di inviare truppe sul campo” in Ucraina, ha subito precisato il ministro Crosetto, volendo spegnere le ultime speculazioni sulla questione. Mentre prosegue, invece, il supporto italiano a Kiev in termini di fornitura di aiuti militari. La cessione di materiale all’Ucraina, come osservato infatti da Crosetto, “si inserisce nel normale ciclo di vita logistico degli equipaggiamenti, che prevede un continuo aggiornamento agli standard tecnologici più avanzati”. Così il nostro Paese si impegna a restare innovativo e a “mantenere lo strumento militare all’avanguardia permettendone la necessaria interoperabilità con le Forze armate dei nostri alleati”, come ha spiegato ancora Crosetto.

La questione delle scorte

Alla luce di questo, si “rende fisiologico procedere a un continuo ripianamento delle scorte, sia per termine di vita operativo sia per l’ammodernamento degli stessi a prescindere dall’esigenza ucraina, è da sempre così”, ha osservato il ministro della Difesa, specificando come il ripristino delle scorte vada fatto a prescindere dalle contingenze ucraine, sia per motivi legati alla fine del ciclo operativo sia per l’ammodernamento dei sistemi. Le esigenze di Difesa nazionale impongono infatti a detta di Crosetto “la disponibilità di scorte adeguate”. Le riflessioni del ministro sulla “necessità di ripristinare le scorte sono riferite al complesso dei materiali ceduti, inclusi quelli ricompresi nei precedenti cinque decreti decisi da un altro governo”.

Il supporto europeo

In questo quadro è bene richiamare in causa lo strumento europeo dell’European peace facility (Epf), istituito a marzo 2021 come strumento fuori bilancio per rafforzare la capacità dell’Ue di agire come fornitore di sicurezza globale. Altra competenza dell’Epf è quello di “reintegrare economicamente lo sforzo profuso dagli Stati membri a supporto dell’Ucraina a seguito dall’aggressione subita da parte della Federazione russa”, come ha ricordo il ministro della Difesa. “L’Italia, al pari di altri Stati membri, ha avuto accesso all’Epf e allo stato attuale vede l’assegnazione di una prima tranche di fondi a parziale rimborso del controvalore economico delle forniture cedute che sarà erogata in tre fasi nel corso del triennio 2023-2025”, ha infine concluso Crosetto spiegando come si andrà a delineare il supporto profuso da parte dell’Ue per venire incontro agli sforzi italiani nel sostenere l’Ucraina.

I sistemi Samp/T

Il ministro nel corso dell’audizione è intervenuto anche in merito alla fornitura – in coordinamento con la Francia – a Kiev dei sistemi Samp/T. Si tratta di un sistema missilistico terra-aria di difesa aerea sviluppato a partire dai primi anni 2000 nell’ambito del programma italo-francese Fsaf (Famille de Sol-Air Futurs, cioè Famiglia di Sistemi superficie aria) dal consorzio europeo Eurosam (formato da Mbda Italia, Mbda Francia e Thales). Il nostro Paese sta “rendendo disponibili alcune componenti di un assetto non operativo, e successivamente il necessario addestramento del personale”, ha spiegato Crosetto. “Ritengo sia giusto addestrare il personale a difendere le città ucraine dagli attacchi missilistici russi”, ha proseguito il ministro precisando infine che: “Non è un materiale che serve ad attaccare ma serve a difendersi dagli attacchi russi e sono contento di poter addestrare le persone che potranno difendere le città, gli ospedali e le infrastrutture ucraine dagli attacchi missilistici ostili”.

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