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Binance ha nascosto i legami con la Cina? Il gigante crypto sotto accusa

Binance CZ

Stando a uno scoop del Financial Times, la borsa di criptovalute più grande al mondo avrebbe celato i propri dipendenti e possedimenti in Cina nonostante quanto affermato dal 2017. L’inchiesta confermerebbe l’indagine delle autorità americane e fa nascere nuove preoccupazioni di spionaggio negli Stati Uniti

Altri guai all’orizzonte per Binance, la borsa di criptovalute più grande al mondo, stavolta con pesanti implicazioni geopolitiche. Dopo essere stata citata in giudizio negli Stati Uniti, aver sofferto importanti guasti tecnici e visto oltre due miliardi di dollari defluire dalla propria piattaforma in pochi giorni, mercoledì il Financial Times ha rivelato che l’azienda avrebbe nascosto per anni i propri legami con la Cina.

Per capire l’importanza dello scoop occorre tornare a fine 2017, quando le autorità cinesi diedero un giro di vite al settore delle criptovalute. Binance reagì assicurando di aver lasciato la Cina; il fondatore sino-canadese Changpeng Zhao (detto CZ) dichiarò che la maggior parte dei dipendenti della piattaforma, con l’eccezione di “un piccolo numero di agenti del servizio clienti”, era uscita dal Paese.

Nel mentre la piattaforma ha continuato a crescere, diventando la più grande exchange di criptovalute al mondo, con 76 miliardi di dollari in volume di trading giornaliero e 90 milioni di clienti. È sopravvissuta all’inverno crypto del 2022 e alla sua più grande rivale, l’ormai defunta FTX, emergendo dalla crisi che ha investito il settore per quasi un anno con un’aura di affidabilità e stabilità che ne ha consolidato la leadership. Nemmeno l’ondata di azioni regolatorie di febbraio, che fermò le emissioni della stablecoin di Binance legata al dollaro statunitense, ne minò le fondamenta.

Tuttavia, la fiducia potrebbe iniziare a venire meno. I documenti visti da FT dimostrerebbero che CZ e altri dirigenti “hanno ripetutamente dato istruzioni ai dipendenti di nascondere la presenza della società in Cina”, incarnata, tra le altre cose, da un ufficio (in uso almeno fino alla fine del 2019) e una banca utilizzata per pagare gli stipendi di alcuni dipendenti. Binance avrebbe anche chiesto ai dipendenti cinesi di utilizzare Vpn per mascherare la propria posizione e non utilizzare vestiario con il logo dell’azienda nei pressi dell’ufficio di Shanghai. Una vasta operazione per oscurare la portata e l’ubicazione delle operazioni cinesi, proprio mentre le autorità di regolamentazione internazionale esaminavano il mondo crypto.

Lo scoop di FT conferma le accuse della Commodity Futures Trading Commission statunitense, che lunedì ha citato in giudizio Binance per aver operato illegalmente negli Usa e non aver rivelato (“intenzionalmente”) l’ubicazione dei suoi uffici esecutivi. Secondo i regolatori americani, le dichiarazioni secondo cui la sede centrale era ovunque si trovasse CZ riflettevano un approccio deliberato per tentare di evitare la regolamentazione statunitense. “Promemoria: pubblicamente, abbiamo uffici a Malta, Singapore e Uganda”, diceva un messaggio interno; “per favore, non confermate alcun ufficio altrove, Cina inclusa”.

Quanto emerso “non è un’immagine accurata delle operazioni di Binance”, secondo un comunicato dell’azienda ricevuto da FT. “I membri originari del team fondatore, che avevano sede a Shanghai, hanno lasciato la Cina appena due mesi dopo l’organizzazione della società”, ha scritto Binance, sottolineando di non essere mai stata “registrata o costituita in Cina”.

Resta da vedere come tutto questo si ripercuoterà sulle operazioni in atto. L’affiliata americana di Binance, Binance US, è sotto esame a Washington per la sua proposta di acquisto (da un miliardo di dollari) per acquisire delle attività di Voyager, un prestatore crypto fallito l’anno scorso. Questa acquisizione è all’esame del Cfius, un’agenzia governativa che determina se gli investimenti all’estero presentano rischi per la sicurezza nazionale. E in un periodo di forte tensione tra Washington e Pechino, marcato dalla vicenda TikTok, è certo che i regolatori Usa drizzeranno le antenne.

Ogni asset cinese comporta il rischio che i dati finanziari o non dei cittadini americani finisca nelle mani del Partito comunista cinese. Binance ha dichiarato che l’affiliata statunitense concede in licenza la tecnologia della casa madre, ma è un’entità operativamente indipendente. Tuttavia, esistono legami tra le due entità, tra cui lo stesso CZ, che è il proprietario effettivo di Binance US. “Per essere chiari, il governo cinese, come qualsiasi altro governo, non ha accesso ai dati di Binance, tranne nei casi in cui stiamo rispondendo a richieste legittime e legali delle forze dell’ordine”, ha dichiarato l’azienda. Difficilmente questo basterà per ammansire Washington.

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