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Il Casd si candida a diventare polo accademico internazionale

Di Michele Zizza

Una opportunità per riconoscere al Casd il ruolo di interprete tra attori che parlano diverse lingue, esattamente come accade nei centri di eccellenza della Nato dove istituzioni e università si incontrano e interagiscono con aziende e professionisti privati per promuovere progetti di analisi, ricerca e sviluppo

Coordinare le varie aree di interesse strategico e diventare hub interistituzionale per formare militari e civili che operano nell’interesse del sistema Paese e del Patto Atlantico. È questo il “goal achieved” del Centro alti studi della Difesa. La certificazione di Scuola di Alta Formazione, rilasciata del Ministero dell’Università e della Ricerca, è prevista tra il terzo e il quarto trimestre 2023 e i parametri richiesti vanno verso la realizzazione. Si tratta dell’obiettivo imminente, ma non l’ultimo.

Quattro curricula per il ciclo di dottorato in corso stanno gettando le basi per la struttura scientifica che si realizzerà nel Casd e, proprio nei prossimi mesi, si definirà la componente docenti che guiderà la macchina accademica. A questa programmazione si aggiunge la candidatura, nel perimetro Nato, di centro di eccellenza grazie all’Executive Master in Strategic Leadership and Digital Transformation che ha già attratto circa 60 studenti provenienti da diversi paesi. Un riconoscimento che potrebbe rendere il Casd polo di riferimento mondiale nell’esclusiva proposta di alta formazione.

Ma se siamo tutti d’accordo sulla multidisciplinarietà della sfida, dobbiamo essere tutti d’accordo anche sul ruolo interistituzionale che il Casd dovrà assumere in qualità di baricentro degli “heads of government and private corporate”. Una direttrice percorribile anche attraverso la terza missione ma imprescindibile poiché gli attori coinvolti, di diversa entità giuridico-sociale, saranno essenziali nella realizzazione della stessa “value proposition”. Un esempio di sinergia tra attori pubblici e privati, ospitati in ambito accademico, è stato promosso lo scorso 23 marzo in occasione della XIV edizione della Cyber Warfare Conference.

Una opportunità per riconoscere al Casd il ruolo di interprete tra attori che parlano diverse lingue, esattamente come accade nei centri di eccellenza della Nato dove istituzioni e università si incontrano e interagiscono con aziende e professionisti privati per promuovere progetti di analisi, ricerca e sviluppo. Ma se in meno di due anni si è realizzata questa trasformazione, attraverso un’accelerazione tipicamente manageriale, lo si deve al Presidente del Centro Ammiraglio di Squadra Giacinto Ottaviani che ha avviato, sin dal suo insediamento, una fitta attività di confronto e ascolto con le alte rappresentanze del mondo universitario italiano.

Una trasformazione non facile se si pensa all’evoluzione nelle strategie di guerra che riconoscono al “quinto dominio” un pericolo quanto mai attuale e ancora tutto da definire. In relazione a questa minaccia, che non ha strumenti convenzionali, è asimmetrica e spesso non riconosce l’entità degli attori coinvolti, il Casd sarà chiamato a una responsabilità centrale per proteggere il confine reale e virtuale del Paese.


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