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Una banca segreta cinese in Italia? Il Pd interroga il governo

L’istituto clandestino muoverebbe miliardi di euro verso la Cina offrendo servizi speciali a clienti come narcotrafficanti e oligarchi russi. Depositata in Senato l’interrogazione presentata da Borghi, senatore dem e membro del Copasir, che sottolinea l’importanza di “una più efficiente regolazione e attuazione dei controlli in tema di evasione fiscale”

Il Partito democratico chiede al governo risposte in merito alle relazioni del quotidiano La Repubblica su una banca segreta con filiali a Roma, Firenze, Padova, Prato, Napoli e Reggio Calabria, che muove miliardi di euro verso la Cina offrendo servizi speciali per clienti speciali. “China underground bank” – così la chiamano gli investigatori italiani, a partire da quelli della Guardia di Finanza – serve narcotrafficanti legati alla camorra e alla ‘ndrangheta, imprenditori in gran parte del Nord Est, oligarchi russi che dopo le sanzioni per la guerra in Ucraina non possono fare acquisti tracciati in Italia e super ricchi cinesi che vogliono fare shopping nelle grandi vie della moda italiana.

Enrico Borghi, senatore del Partito democratico e membro del Copasir, ha depositato oggi, come primo firmatario, un’interrogazione a risposta orale rivolta ai ministri dell’Interno, Matteo Piantedosi, e dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Lui e i suoi colleghi del Partito democratico chiedono di sapere se i ministri “siano a conoscenza dei fatti esposti in narrativa e quali iniziative intendano porre in essere, accanto al pieno sostegno alle indagini in corso e in termini di intervento sul quadro regolatorio dei controlli in materia di evasione fiscale, al fine di evitare che fatti simili possano ripetersi in futuro”.

Il quadro che emerge dall’inchiesta descrive “un preoccupante intreccio tra il sistema di trasferimenti clandestini e reati di natura fiscale legati all’evasione, nonché a imponenti operazioni di traffico illecito di stupefacenti posti in essere dalla criminalità organizzata”, scrivono i senatori dell’opposizione. Inoltre, emerge un “vulnus significativo all’andamento dell’economia nazionale, pregiudicata dal robusto ricorso all’evasione fiscale, favorito dall’esistenza del sistema di trasferimenti clandestini”. Ecco perché, si legge ancora nella premessa, “assieme al ripristino della legalità, e dunque al pieno sostegno che deve essere fornito alle indagini in corso, si pone una questione sistemica legata ad una più efficiente regolazione e attuazione dei controlli in tema di evasione fiscale”.

Lo stesso Borghi, intervistato da Formiche.net nei giorni scorsi, spiegava che è “bene capire un punto chiave” del mondo dopo l’invasione russa dell’Ucraina: “Lo schema su cui si è costruita la globalizzazione – che per noi prevedeva l’energia dalla Russia, la sicurezza dagli Stati Uniti e la manifattura dalla Cina – è saltato con la guerra in Ucraina. Bisogna riscrivere il ‘balance of power?, e in questo la Cina non ha più quel ruolo di nostro salvatore che troppi in Italia pensavano potesse e dovesse avere”, aggiungeva.

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