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Come affrontare la Cina in tre mosse. Il nuovo piano di Londra

Il premier britannico Sunak ha presentato l’aggiornamento del documento strategico. La “sfida epocale” di Pechino richiede un rafforzamento delle misure a difesa della sicurezza nazionale. Ecco le novità per MI5, Bbc World Service e formazione

Il governo britannico ha aggiornato il suo documento strategico su sicurezza, difesa, sviluppo e politica estera. Il primo ministro Rishi Sunak ha pubblicato nelle scorse ore la “Integrated Review Refresh” a distanza di soli due anni dalla prima versione diffusa dal suo predecessore Boris Johnson. Quella del 2021 aveva come sottotitolo “Global Britain in a Competitive Age”, a dimostrazione della volontà di indicare la rotta per il Regno Unito dopo la Brexit. “Responding to a more contested and volatile world”, il sottotitolo della riedizione, racconta invece ciò che l’ha determinata: “Nuove minacce geopolitiche, dall’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia alla coercizione economica della Cina e all’aumento della competizione tra gli Stati”, come spiega una nota del numero 10 di Downing Street.

Molto spazio è dedicato alla Cina, definita una “sfida epocale” che richiede di rafforzare le “protezioni di sicurezza nazionale nelle aree in cui le azioni del Partito comunista cinese rappresentano una minaccia per il nostro popolo, la nostra prosperità e la nostra sicurezza”. Verso la Cina il Regno Unito adotterà un approccio in tre punti. Primo: proteggere, cioè rafforzare le misure per la sicurezza nazionale. Secondo: allineare, ossia approfondire la cooperazione e aumentare l’allineamento con gli alleati principali e con un gruppo più ampio di partner. Terzo: impegnarsi direttamente con la Cina su sfide globali come clima e salute. Quest’ultimo punto riassume la strategia: “Pur evitando dipendenze nelle nostre catene di approvvigionamento critiche e proteggendo la nostra sicurezza nazionale, riteniamo che una relazione positiva in materia di commercio e investimenti possa giovare sia al Regno Unito sia alla Cina, e il governo collaborerà con l’industria per garantire che gli scambi e gli investimenti siano sicuri, reciproci e reciprocamente vantaggiosi”, si legge.

Ciò si collega a una delle premesse da cui parte il documento: “L’odierno sistema internazionale non può essere semplicemente ridotto a ‘democrazia contro autocrazia’, o diviso in blocchi binari in stile Guerra fredda”, anche per via della presenza di potenze intermedie – come il Regno Unito – il cui peso è destinato ad aumentare.

Non per questo, anzi proprio per questo, è necessario alzare le difese. La strategia prevede una serie di nuove azioni per rafforzare la sicurezza nazionale. Tra queste, la creazione di una National Protective Security Authority all’interno di MI5, l’agenzia d’intelligence interna, per fornire a imprese e altre organizzazioni britanniche “l’accesso immediato a consulenze esperte in materia di sicurezza”. Inoltre, sono stati raddoppiati i fondi per il programma governativo China Capabilities, investendo anche nella formazione linguistica in mandarino e nell’esperienza diplomatica in Cina. Infine, sono stati previsti un percorso di studi del College for National Security dedicato alla sicurezza nazionale e nuovi finanziamenti per 20 milioni di sterline al Bbc World Service, “per garantire che possa continuare a fornire 42 servizi linguistici vitali, anche nei Paesi presi di mira da Stati ostili per la disinformazione”.

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