Il governo Meloni ha accelerato sul dossier per incentivare le comunità che autoproducono e autoconsumano energia. Una scelta che muove verso la sostenibilità, la decarbonizzazione del sistema energetico e l’indipendenza . Il commento di Idiano D’Adamo, docente di Ingegneria Gestionale alla Sapienza
Il tema delle comunità energetiche è il fattore trainante per sviluppare modelli di cooperazione sociale tra individui, imprese ed amministrazione pubblica. Il Ministro Gilberto Pichetto Fratin invia a Bruxelles il decreto attuativo relativo alle Comunità energetiche rinnovabili, che riguarda tutte le tecnologie rinnovabili dal fotovoltaico alle biomasse. La potenza finanziabile è pari a complessivi 5 GW e la misura è finanziata con 2,2 miliardi di euro del Pnrr. Come rimarcato da Renato Loiero, è quindi un altro passo per l’attuazione del Pnrr e di una strategia che muove verso la transizione ecologica.
Le proposte contenute nel documento, uscito rafforzato e arricchito dalla consultazione pubblica, prevedono un incentivo in tariffa suddiviso in tre fasce di potenza ed un fattore di correzione a seconda della zona geografica per gli impianti fotovoltaici (4 €/MWh per le regioni del Centro e l’Abruzzo e di 10 €/MWh per quelle del Nord che compensano i minori livelli di insolazione rispetto al Mezzogiorno). Inoltre viene previsto un contributo a fondo perduto per i Comuni sotto i cinquemila abitanti, cumulabile con l’incentivo in tariffa.
Agli oppositori degli incentivi alle rinnovabili, vanno ricordate le stime dell’International Energy Agency che prevedono nel 2022 un aumento dei sussidi al consumo di combustibili fossili a livello globale. Tale valore dovrebbe superare i 1000 miliardi di dollari.
I risultati di una recente pubblicazione scientifica sulla rivista Renewable Energy evidenziano che le comunità energetiche, basate sull’utilizzo di impianti fotovoltaici, sono nuovi modelli sociali per favorire la transizione ecologica. Inoltre, viene sottolineato come la forza energetica di un Paese consiste nell’aumentare la produzione interna sfruttando le proprie risorse. Questo approccio permette di essere al riparo da rischi geopolitici e fenomeni speculativi. L’Italia quindi dispone di condizioni naturali favorevoli e di strumenti di incentivazione che possono favorire le comunità energetiche.
Occorre attendere il semaforo verde dell’Ue su questo decreto attuativo, ma occorre condividere con la cittadinanza i benefici associati alla realizzazione di queste comunità, occorre favorire i comportamenti virtuosi orientati a massimizzare la percentuale di autoconsumo. E’ si può costruire uno scenario politico con politiche di incentivazione a lungo termine caratterizzate anche da una loro graduale riduzione, ma tali da dare certezze alle imprese del settore.
Allo stesso tempo occorre integrare due concetti quali il solare circolare e il Made in Italy. Come sottolineato dal Ministro Adolfo Urso, l’autonomia dell’Italia da un punto di vista energetico è auspicabile, ma a ciò vanno aggiunti modelli di economia circolare, ossia impianti di riciclo per recuperare i materiali di tutti i sistemi energetici che saranno dismessi ed ottenere materie di cui il nostro territorio non dispone. L’insieme di questi investimenti verdi e circolari richiedono la minimizzazione degli iter burocratici. La gestione sostenibile dell’energia è un obiettivo raggiungibile e le comunità sostenibili possono essere un fattore abilitante per il raggiungimento di questo obiettivo.